Il continuo confronto – scontro con l’Unione Europea rende difficile governare un Paese dove l’Esecutivo è chiamato ad affrontare i gravi squilibri strutturali esistenti
I recenti e tragici fatti di cronaca, in particolare il crollo del viadotto autostradale, di fondamentale importanza strategica per l’intero sistema viario per Genova ed il suo porto, interrompendo il passaggio fra ponente e levante,verso il nord ovest e la Francia, dimostrano, purtroppo, oltre le 43 vittime,i feriti e gli oltre 600 sfollati, quanto sia grave il deficit strutturale del nostro Paese
Una piccola ricostruzione della nostra storia recente può aiutarci a comprendere meglio la gravità della situazione.
In effetti, dopo la fine della II Guerra mondiale, furono gli americani, quale prima potenza vincitrice del conflitto, a farsi carico della ricostruzione materiale di gran parte dell’Italia i cui territori avevano, nel periodo 1943 e il 1945, pesantemente bombardato, compresa la stessa capitale, combattendovi con grandi perdite,per riconquistarla, pezzo a pezzo, per consegnare nuovamente alla libertà popolare, battendo la tirannide nazi fascista.
Per consentire all’Italia una ripresa occorreva ricostruire quasi tutto: strade, case, quartieri, borghi, città, ponti e infrastrutture di ogni tipo. Allo scopo, venne varato il famoso “Piano Marshall”. Un programma straordinario di ricostruzione del Paese che prendeva il nome del Maresciallo comandante militare supremo del contingente in Italia e così avvenne con indubbi risultati.
Poi, per nostra fortuna, arrivò il c.d. “boom” economico di fine anni cinquanta che perdurò nelle realizzazioni per buona parte dei successivi sessanta.Un periodo di tempo, assai produttivo per l’Italia con i numerosied importanti investimenti strutturali, durante il quale vennero ricostruite moltecittà, progettate e realizzate tutte le principali arterie autostradali, in primis l’A1, l’“autostrada del sole” per collegare il nord al sud, con viadotti, porti, ponti, dighe e tante altre opere altamente ingegneristiche.
Si trattava di grandi manufatti strutturalmente realizzati in calcestruzzo e ferro, vanto progettuale e ingegneristico di quell’epoca, ove erano considerati i migliori materiali da costruzione disponibili, ma ora sappiamo che solo il tempo può dare conferma della durata delle opere umane.
Comunque progettate per volumi di traffico almeno dieci volte inferiori a quelli attuali e di certo inappropriati per i grandi trasporti pesanti autostradali che dagli anni ottanta si sono enormemente intensificati.
Comunque, dagli anni settanta equindi da oltre quarant’anni, causa il quadro economico che passava di crisi in crisi, nel nostro Paese poco si è costruito e quasi nulla delle opere in cemento è stato debitamente mantenuto, per carenza di fondi, comprese le autostrade in concessione.
Per gli effetti del degrado, basta pensare ai problemi su casa propria di ciascuno di noi. Ora, tutto questo ricade sul nuovo Governo e sarebbe necessario un piano straordinario che le nostre finanze, oltre ai burocrati europei, non possono però consentire.
Non basta una legislatura, l’Italia è da ricostruire, allora diamoci tutti una mano.
Giorgio M. Palumbo