Alcuni grandi protagonisti rivivono con uno spettacolo che ci fa comprendere come non si può prescindere dal non dimenticarli

Mancavo da Napoli da un bel pezzo. Ogni volta è una sensazione diversa: strana ed indescrivibile. Strana giacché la ritrovo sempre cambiata, talvolta come perenne cantiere di provincia addormentata; difficile da descrivere in quanto beffardamente sonnacchiosa ed in leggero, visibile declino. Mi dà l’impressione, Partenope, di una nave che si adagia lentamente ma inesorabilmente su di un fianco e così resta; non riesci mai a capire se la posizione sia stabile (per scelta) oppure stia per affondare definitivamente; insomma, una città dalla doppia identità, che stenta a decollare verso l’Europa come dovrebbe e come gli consentono le sue vestigia, ma non vuole gettare la spugna come ex capitale della Cultura.

In ogni modo, avendone colto i profumi e nel ricordarne i colori oramai sfumati, il ritornarci e rivederla sprofondare nelle sabbie mobili della speranza per una primavera che tarda ad arrivare, mi reca sempre sofferenza.

Ma forse l’impressione è dovuta agli anni che sono andati.

Dicevo che sono stato in centro per recarmi, insieme ad amici e parenti, al Sannazaro, il teatro per eccellenza dei napoletani, dov’era di scena Umberto Bellissimo, con il suo Spettacolo: Non Solo Varietà.

Quando abbiamo la fortuna di vederlo all’opera nelle vicinanze non possiamo esimerci.

Posteggiate le auto ci incamminiamo per risalire Via Chiaia che -per tradurre in lingua napoletana- è davvero piagata da cumuli di sacchetti e cartacce che ne danno la malinconica visura scenica.

Arriviamo in anticipo e rivediamo tanti altri amici di Giugliano, anche loro in attesa dell’esibizione di Umberto.

Il teatro è una bomboniera e sicuramente chissà quanti segreti nasconde e quanti personaggi illustri si saranno accomodati in queste poltrone.

Umberto fa il suo ingresso e dà il via ad una serie infinita di macchiette e canti, popolari ed arcinoti, tratti dal suo ultimo Cd “Non Solo Varieté”, appunto, e che ha fatto seguito ad un altro “concept” album dedicato a Raffaele Viviani.

Il pubblico, che riempie ogni ordine di posti e non poteva essere altrimenti, all’inizio si mostra tiepido, ma quando poi Umberto comincia a schiacciare sull’acceleratore della Vis comica ecco che gli applausi diventano scroscianti e la verve comico/surreale del protagonista cattura ed avvince come di incanto. Il curriculum artistico del Nostro è impressionante come qualità e partecipazione nella storia teatrale e televisiva degli ultimi trent’anni, e pertanto risulta impresa improba declinarlo per intero; quindi, se volete saperne di più, vi rimando a: www.umbertobellissimo.com, giusto per avere un’idea della caratura del nostro entertainer.

Ma per la serata UB ci propone un vasto repertorio con il quale fa rivivere un genere che ha segnato un epoca, che vive un momento non di oblio ma che ha urgente bisogno di essere rivisto e rivalutato: Il Varietà.

Ed è proprio in questo fertile terreno, che ha visto cimentarsi i più grandi artisti del novecento e di cui Umberto è naturale erede, che si sviluppa il vasto repertorio proposto.

Si spazia, con immensa classe, dai classici ed indimenticabili come: Gastone, Zazà, M’aggià Curà, Io Mammete E Tu. Dopo di che veniamo brevemente traghettati nell’America partenopea di Renato Carosone, per poi rituffarci in alcuni versi narrati con voce suadente, e quindi deliziarci sorridendo all’ascolto di alcune personali composizioni di Umberto ed armonicizzate da un altro grande Gianni Conte, come: Ad Majora, Villeggiatura A Capri, ‘A Mano, ad esempio, che sono tratte dal suo Cd, ed a seguire Il Balbuziente, La Rumba (degli scugnizzi), L’Innamorato Pazzo per venir poi trascinati da ‘A Risa: un “passaggio” teatrale non da tutti, e tantissime altre come I Due Gemelli: un capolavoro di trasformismo.

Siamo stati catapultati, quindi, in un viaggio nel tempo: da Maldacea a Viviani, da Trilussa a Petrolini, da Pisano a Nino Taranto, soffermandoci con Modugno e Cioffi, giusto per rievocare alcuni grandi di un passato che non potrà, grazie ad interpreti di spessore qual è Umberto Bellissimo, scomparire giacché retaggio di una civiltà che non ha barriere e non conosce confini.

Il pubblico è in visibilio, e quale miglior brano di “Modestamente” per concludere una serata all’insegna del divertimento, senza dimenticarci di appartenere ad una città che ha dato i natali a tanti uomini illustri, che continua ad essere fucina di talenti, ma che inesorabilmente sta perdendo coscienza della propria ricchezza.

Lo spettacolo è finito.

Rientriamo in strada.

Ritorniamo a Giugliano.

filippodinardo@libero.it

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