“Umanità in rivolta” è un libro di Aboubakar Soumahoro, in cui si narra di quelli che non sono riusciti ad arrivare in Italia e di chi invece ci è arrivato ma ha perso la vita, massacrato dal lavoro.
Come raccontato dal giornale Lsdi, Aboubakar Soumahoro giunse in Italia a 19 anni e gli furono subito spiegate le regole: sveglia alle 5 del mattino per raggiungere la rotonda di Melito di Napoli e aspettare qualcuno che avesse bisogno del suo aiuto.
Oggi Aboubakar è un attivista sindacale e sociale che si batte per la difesa dei diritti dei lavoratori e degli esclusi.

Lui stesso racconta di aver vissuto il disagio dello sfruttamento ma oggi cerca una soluzione a questo problema, che ormai affligge la società moderna.

Sono tantissimi i suoi compagni morti a causa di rapine, sparatorie, tra cui Soumila Sacko, Abd Elsalam Ahmed Eldanf e Essan Masslo.
Durante un’intervista ha affermato che le morti in mare sono causate dalle scelte politiche; ha parlato di quella che definisce “razzializzazione istituzionalizzata”, basata sulla gerarchia secondo cui la razza bianca è dominante e sull’impossibilità di coabitazione tra etnie differenti.
È la discriminazione razziale che causa le morti in mare: ormai lo straniero è criminalizzato.
Somahoro vorrebbe federare, infatti, le lotte, ricorrendo all’aiuto degli attori sociali, delle associazioni e dei sindacati. Il suo libro tocca tematiche che, in realtà, si conoscono molto poco ma di cui si sente il bisogno di parlare: il lavoro e, soprattutto, l’immigrazione, vista come una vera e propria invasione.
Secondo l’autore bisogna lavorare per una ricomposizione meticcia della società. Se uno legge sui monumenti che commemorano i partigiani uccisi dai fascisti, trova medici, avvocati, operai, studenti, contadini, disoccupati, giovani, donne, anziani. Di tutto.
Ecco, davanti ai grandi temi della società, la società deve ricompattarsi.

L’aspirazione dello scrittore è, quindi, che la società possa ricompattarsi di fronte ai problemi, come suggerito dall’imperituro messaggio di unità dei monumenti.

Laura Barbato

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