Lavori mai esistiti, fatture false e soldi intascati indebitamente, truffa all’Asl attraverso un bug informatico
Una denuncia interna del direttore Ciro Verdoliva, spedita mesi fa sarebbe stata la miccia per l’avvio di un’indagine a cui è seguito un lavoro istruttorio interno finito direttamente, poi, nelle mani dei militari della Guardia di finanza.
Si tratterebbe di quello che può essere definito un vero e proprio “assalto” al sistema informatico dell’Asl che, oggi, sulla scorta di una prima fase investigativa, sta portando alla luce dei retroscena di truffa alle casse dell’Asl cittadina.
Il bug informatico avrebbe bypassato il sistema contribuendo alla realizzazione e finalizzazione di lavori fantasma, false fatture e ordini di pagamento verso terzi non aventi diritto.
Questi ordini di pagamento sarebbero stati emessi dal bug per delle “prestazioni occasionali” non corrispondenti alla realtà. Il sistema del bug informatico, infatti, consentiva di raggirare il sistema di controlli interni impedendo alla principale azienda sanitaria napoletana di rendersi neppure conto di cosa stesse accadendo.
Sono questi i due filoni di indagine su cui è al lavoro la Procura di Napoli, a proposito di un fiume di denaro uscito dalle casse dell’Asl Napoli 1, in un modo ritenuto decisamente sospetto.
L’inchiesta è condotta dal Pm Daniele De Simone, il quale, nel mese di dicembre, avrebbe già chiesto e dunque ottenuto il sequestro di 3 milioni e mezzo di euro. Un decreto di sequestro a firma del Gip Valentina Giovanniello dentro cui vi sarebbero i nomi di ben 16 persone indagate con pesantissimi capi d’accusa.
Si tratta, infatti, di truffa ai danni dello Stato, un pesante reato che avrebbe puntato i riflettori degli inquirenti su tre dipendenti dell’Asl, che dovranno replicare alle accuse in relazione ai due filoni di indagine.
Il primo riguarda gli ordini di pagamento veri per “lavori fantasma”, mai effettuati, indirizzati ad aziende ritenute compiacenti; il secondo, invece, riguarda ordini di pagamento per “prestazioni occasionali”, grazie a un bug inserito nel sistema informatico della Asl.
Al dipendente Carlo Scognamiglio sarebbero imputati, salvo prova contraria, 13 casi sospetti, relativi a ordini di pagamento per certe ditte che mai avrebbero svolto i lavori commissionati.
Le ditte fantasma avrebbero dovuto occuparsi di manutenzione edilizia ordinaria o della manutenzione degli impianti antincendio dei principali ospedali cittadini. Ma dall’indagine risulterebbe che le suddette opere non siano state mai realizzate. Sulla scrivania del Pm le carte parlerebbero molto chiaro, indicando principalmente dei lavori sotto la soglia dei 150mila euro, con modalità d’urgenza, e, per questo, che non avrebbero necessitato di alcuna gara pubblica.
Le parole del Gip sarebbero inequivocabili “Tutti gli ordini di acquisto sono disposti e inseriti nel sistema informatico Sap – anche nei periodo di assenza per malattia – tra il 2020 e il 2022, dal geometra Renato Scognamiglio, nella duplice e anomala veste di Rup, ovvero responsabile unico e direttore dei lavori”.
E secondo il prosieguo delle indagini degli inquirenti, le società che avrebbero fittiziamente effettuato i lavori si sarebbero limitate a produrre fatture false e a intascare commesse da svariate centinaia di migliaia di euro.
Gli altri due indagati si sarebbero invece occupati del secondo filone dell’indagine, ovvero quello della frode attraverso il bug informatico. I due soggetti, anch’essi dipendenti, Carlo Vilone e Carmine Luongo.
I due indagati avrebbero agito su un complesso sistema di generazione dei mandati di pagamento, verosimilmente sfruttando un bug nel sistema informatico, creando nell’ultimo biennio, numerosi mandati di pagamento per prestazioni occasionali, aventi ad oggetto la dicitura “acquisti di servizi sanitari per assistenza specialistica ambulatoriale da privati”.
Un sistema ben architettato e di grande conoscenza informatica che, come lo stesso Gip descrive, sotto la voce “conto tesoriere” indicavano un numero “999999999999”, 12 volte 9.
Segno evidente che i due dipendenti erano a conoscenza delle modalità con le quali era possibile aggirare eventuali controlli informatici automatici sui mandati fittiziamente creati.
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Marianna Di Donna