Ce lo siamo “trizziato chianu chianu” poi il tricolore è diventato ufficiale, è qui la festa!
È finita. Il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. La prima volta senza il più grande calciatore di ogni tempo.
Bastava un pari in una delle 6 gare che restano fino alla fine del campionato. È arrivato il punto, ad Udine, grazie ad Osimhen.
Onda azzurra in Friuli, mentre a Napoli il Maradona ospita 55 mila persone per spingere idealmente i ragazzi. Gara dura, complicata vista anche la fisicità dell’Udinese, che passa in vantaggio con un gran gol di Lovric. Nel secondo tempo la storia non cambia fino al gol di Osimhen. Perché se proprio qualcuno doveva segnare il gol della matematica, il nigeriano lo meritava più di tutti. Da quel momento, nessuna delle due preme sull’acceleratore. Al 93, l’arbitro Abisso fischia ed esplode la festa. Napoli sul tetto d’italia dopo 33 anni.
È sicuramente lo scudetto di Aurelio De Laurentiis, che ha vinto a modo suo. Dimezzando il tetto ingaggi, cambiando volti alla rosa e avendo il figlio come vicepresidente (non una figura alla Maldini o alla Zanetti).
È lo scudetto di Giuntoli, con un mercato che definirlo capolavoro è fargli un torto.
È il titolo di Spalletti, che ha fatto un autentico miracolo. È lo scudetto dei ragazzi. Di tutti. Ognuno, a modo proprio, ha portato un valore aggiunto a questa squadra.
È lo scudetto nostro, di chi scrive, di chi legge. È lo scudetto della città.
Meritato.
Meritatissimo!
Vincenzo Barretta