Gli smartphone erano nascosti nelle scarpe della sorella di un detenuto nel carcere di Secondigliano
A destare i sospetti degli addetti alla sorveglianza e ai controlli prima dei colloqui settimanali sarebbe stato un insolito barcamenarsi di una donna che si accingeva ad entrare nel carcere di Secondigliano. La donna è la sorella di un detenuto della struttura recluso all’interno dell’area di Alta Sicurezza.
La donna, dopo aver avuto un atteggiamento strano dovuto principalmente ad una insolita andatura irregolare, sarebbe stata fermata dagli addetti ai controlli e sottoposta ad una perquisizione più approfondita.
Precedentemente, anche il passaggio sotto al dispositivo metal detector, aveva emesso il classico suono di allarme rilevando la presenza di qualche cosa di anomalo. Una volta perquisita, gli agenti le avrebbero trovato addosso, ben due smartphone nascosti sotto la suola delle scarpe.
Il segretario regionale dell’Uspp, Ciro Auricchio e il presidente Giuseppe Moretti esprimono, oggi, parole di grande soddisfazione in merito all’operato attento di quanti lavorano all’interno delle carceri come addetti alla sicurezza e ai controlli. Entrambi rimarcano il fatto che nonostante vi sia stato un inasprimento delle pene, per questa fattispecie di reati, “non si starebbe bloccando il dilagarsi del fenomeno”.
I due sindacalisti, infatti, parlerebbero di “sistemi più raffinati” volti ad eludere i controlli. A tal proposito chiedono delle dotazioni specifiche in uso alla Polizia penitenziaria, come i jammer, gli inibitori di segnale, per garantire maggiore sicurezza, soprattutto per gli istituti di pena che soffrono per annose carenze di organico. sembrerebbe, infatti, che una recente indagine abbia portato alla luce una carenza di organico pari alle 700 unità.
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Marianna Di Donna