“Non siamo Gomorra” è la frase che spopola ormai in molti quartieri partenopei e, soprattutto, a Scampia, ambientazione della serie tv “Gomorra”: un vero partenopeo sa che Napoli non è solo camorra così come Scampia non è solo malavita.
Ogni città, o quartiere, ha le proprie zone d’ombra ma, a differenza di quanto si voglia far credere, Napoli non è solo ombra.
La fiction “Gomorra” è sicuramente il fiore all’occhiello della cinematografia attuale ma si allontana da Scampia, avvicinandosi a “La paranza dei bambini”, opera del medesimo autore, Roberto Saviano.
Non si è ancora compreso se voglia infangare o fare luce sui lati bui della città ma la verità è che forse vuole dare un’immagine troppo “cruenta” di quella che è la realtà partenopea, dettata da frasi volgari e forti; ha fatto scattare nella mente dei telespettatori l’idea che Scampia sia un mondo criminale, in cui circolano solo droga e armi. Ciò accade perché, secondo un filosofo austriaco, Popper, bisognerebbe dare una patente ai produttori televisivi perché hanno lo scopo di educare il pubblico, perché la televisione è in grado di manipolare milioni di telespettatori. Basti pensare a quante persone oggi ripetono le frasi della serie tv; molti i bambini che a carnevale si travestono da “Savastano”, “Sangue Blu”; a tutti gli “artisti” che scelgono Scampia come sfondo dei propri video/singoli, proprio per dare un “senso” ai racconti di strada.
La nostra redazione ha sentito vari rappresentanti di associazioni attive sul territorio e dei “cittadini attivi” che operano su Scampia che alla domanda – Ma quanto c’è di veritiero nella fiction “Gomorra”? – ci hanno cosi risposto:
“La voglia di riqualificare il territorio è iniziata ancor prima della nascita della serie di Gomorra, che non è mai stata una sfida”. E continuano … “Ormai Scampia è cambiata, è lontana dall’idea che vuole far trapelare la serie. Non si può nascondere ciò che il nostro quartiere era in passato ma non si può neanche negare che sta cambiando e che è più avanti rispetto a ciò che si vede in televisione.
Anche le Vele, simbolo di Scampia, potrebbero riscattare quanto di brutto si dica sul quartiere. Stando ad alcuni racconti, quegli edifici piramidali inizialmente erano una “città nella città”: al primo piano possedevano circa 200 appartamenti e, per chi era impossibilitato ad uscire, c’era a disposizione, addirittura, qualche negozio. Inizialmente le case erano belle e possedevano ogni comodità. Solo nella Vela Celeste c’erano 280 famiglie e 12 ascensori. All’interno, molti bambini giocavano alle 7 pietre, a pallone e a nascondino dietro i pilastri.
Oggi le Vele sono la meta turistica più “amata” ma ciò non è del tutto motivo di vanto poiché molti pensano che siano il covo delle “bestie”, il posto per imparare l’illegalità e la malavita.
La serie vuole raccontare, forse, una Scampia di 10 o, addirittura, 15 anni fa, attualizzandola. È proprio questo il motivo per cui molti abitanti hanno “attaccato” l’ideatore della serie, facendo apparire sulle Vele, simbolo del quartiere, scritte come “Non siamo Gomorra”, “No a Gomorra”, “Scampia mica è una pu…”.
Come dichiarato da Raffaele Cantone, magistrato italiano e attuale Presidente delll’Autorità Nazionale Anticorruzione: “Le persone che vedono Scarface non credono che quello sia il volto di Miami e della Florida, perché sanno che è un’opera inventata. Invece nel caso di Gomorra c’è un corto circuito tra i fatti raccontati nel libro attraverso la mediazione letteraria di Saviano e la creazione verosimile ma fantasiosa della serie tv – continua – non viene mai sottolineata la distanza tra le pagine di Saviano e la narrazione televisiva che va in onda oggi. Io non ritengo che la serie tv spinga verso l’emulazione. So che i ragazzi che tendono a identificarsi con i modelli di Genny e Ciro non hanno bisogno certo di ispirarsi a camorristi della televisione, perché crescono a contatto con la presenza criminale. Allo stesso tempo c’è una fascia di pubblico in cui la visione di Gomorra innesca una riflessione e contribuisce a scuotere le coscienze.”
Laura Barbato