Nel famoso luogo di culto e devozione per i campani pellegrinaggi e matrimoni nel segno del culto di Maria
Torniamo alla Madonna dell’Arco e ripartiamo guardando l’esterno della facciata del Santuario dove si trovano tre portali in bronzo che sono opera dell’artista religioso Padre Tarcisio Musto, celebrano ciascuno un avvenimento:
1) quello centrale, il IV centenario trascorso dalla fondazione del Santuario: 1593-1993;
2) a destra, la presenza dei frati domenicani, quarto centenario, dal 1594 – 1994;
3) a sinistra, la nascita della Provincia religiosa di San Tommaso d’Aquino, in Italia, avvenuta nel 1294.
Visitiamo gli altri ambienti monumentali annessi al Santuario che sono, oltre la sacrestia, la grande sala delle Confessioni, il grande Chiostro con la “sala delle offerte”, quella dei “ceri” ed altri ambienti,ove in tutti spicca la presenza di grandi pannelli: tutti ex voto, per grazia ricevuta, in argento e tavolette.
La parte esterna del Santuario della madonna dell’Arco come sappiamo è stato costruito alla fine del Cinquecento, inizi del Seicento, è rimasto, nei quattro secoli trascorsi, fondamentalmente come appare ancor oggi al visitatore.
Un intervento edilizio avvenne nel corso del 1948, per facilitare il deflusso dei visitatori, furono ricavate due ampie navate laterali che presero il posto di alcune cappelle, oltre ai due nuovi ingressi aperti sulla facciata principale.
Alla vista dei pellegrini colpisce, sia all’esterno che all’interno, il gioco dei toni e dei colori: del grigio della pietra lavica vesuviana rispetto al biancore delle pareti. Nel 2008 la facciata del Santuario ha beneficiato di un restauro ed i tetti sono stati ricoperti in tegole come apparivano nei secoli passati.
All’entrata, al devoto visitatore che giunge al Santuario si presentano alla vista i tre portali di bronzo, quelli realizzati dall’artista francescano P. Tarcisio MUSTO nel 1993-94. I portali furono commissionati in occasione della ricorrenza dei tre anniversari che ricorrevano, come sopra ricordato, in quegli anni.
Invece, all’interno del Santuario, entrando, quello che balza alla vista è il tempietto contenente l’immagine della Madonna, posizionato al centro della crociera, e realizzato in forma di “croce latina” proprio sotto la cupola, ovvero nello stesso luogo in cui si trovava il c.d. “muricciolo dipinto” il luogo ancestrale oggetto della devozione dei fedeli.
Sempre all’interno la navata principale presenta una larghezza di dieci metri per una lunghezza di ventidue e sulla parete posta sopra l’ingresso esiste una grande tela rappresentante la scena biblica dell’Adorazione dei Magi.
Le pareti del santuario sono interamente ricoperte da migliaia di tavolette votive. Al centro della Chiesa venne lasciata proprio al suo posto di origine l’immagine della Madonna che fu abbellita erigendo un altare e un tempietto fatto di marmi policromi, in stile fiorentino del 1621 opera dell’architetto Bartolomeo PICCHIATTI.
Mentre il cupolino in legno intagliato fu realizzato, nel 1709, dall’artista TROXLER. Invece, l’altare venne consacrato l’11 maggio del 1721 a ministero del Vescovo di Nola, il famoso Mons. Francesco CARAFA mentre successivamente è stato completamente restaurato il “Tempietto” nel 1999-2000.
Accanto al Santuario sorge poi il Convento formando un complesso bello, anzi maestoso, pur nella linearità delle forme costruttive, nella semplicità delle linee tardo medioevale e povertà dei materiali con i quali è stato costruito.
Nella storia, la costruzione fu iniziata dopo che S. Giovanni LEONARDI, mandato nel 1592 a dirigere il Santuario nascente, rientrò poi a Roma così che il 10 agosto del 1594, l’opera venne affidata alle cure dei figli dell’Ordine di S. Domenico della Provincia di Santa Caterina degli Abruzzi che negli anni appena successivi costruirono ivi il convento. Parte di esso era destinato ai pellegrini.
Nei secoli successivi divenne sempre più centro di intensa vita religiosa e culturale ma molti e travagliati sono stati gli avvenimenti accaduti nei due secoli successivi per il Santuario e soprattutto il Convento. Infatti, con la rivoluzione francese, in forza di una legge del Governatore, Giuseppe Bonaparte, emanata nel febbraio del 1808 il convento venne confiscato e i religiosi allontanati. Comunque essi continuarono ad officiare nelle case di alcuni fedeli locali.
Successivamente il convento venne dato in proprietà al “Reale Albergo dei Poveri” di Napoli che ne fece un ospizio per anziani. A seguito della restaurazione borbonica una parte del convento fu restituita ai Padri domenicani poi, nel 1870, con l’avvento dei Piemontesi, fu riaffidato all’Albergo dei poveri. Dopo, dal 1885 al 1906 fu adibita a sede di un Ospedale psichiatrico e poi nuovamente ad Ospizio dei vecchi.
Infine, solo nel 1925, Padre Raimondo Sorrentino riuscì ad ottenere un consistente numero di locali per giungere finalmente, nel 1935, a ricomprare quasi tutto il Convento, facendone una sede dello studentato. Ancora dopo, negli anni sessanta – settanta, con il benemerito Padre Mariano NAZZARO, si riuscì a liberare e a restaurare completamente l’edificio conventuale.
Mentre, l’ultimo restauro completo fu effettuato in occasione dell’anno Giubilare del 2000.
E’ questa la storia di un luogo d’ininterrotta devozione da oltre cinquecento anni.
Un luogo da visitare.
Giorgio M. Palumbo