Era dicembre del 2017, i geologi, dopo aver constatato le cause del crollo della palazzina in via Giannangeli, dovuto alla presenza di numerose lesioni al fabbricato, fu messa in sicurezza, con l’aiuto dei vigili del fuoco, tutta la zona. Ad oggi gli spazientiti “sfrattati” sono ancora senza casa facendo insorgere diverse proteste che hanno visto l’intervento delle Forze dell’Ordine.

Il cantiere sembra, inoltre, non essere controllato e infatti non sono stati pochi i casi di sciacallaggio, che hanno peggiorato la situazione, facendo pervenire al comune diverse richieste da parte degli sfollati di poter entrare nelle loro abitazioni, con l’ausilio dei vigili del fuoco, per recuperare i loro beni.

Il consigliere di opposizione Chiariello, ha dichiarato il suo rammarico per gli sfollati, “Capisco lo scoramento degli sfollati ed esprimo la mia vicinanza: qui, mentre l’amministrazione passa il proprio tempo sui social e a capire come dividere i pani e i pesci tutto va a rotoli. Mi chiedo con quale faccia il sindaco cominci già a chiedere in giro un impegno per qualche suo congiunto alle prossime regionali.”

Il Sindaco di Sant’Antimo, Aurelio Russo, invece, dichiara: “Sono molto dispiaciuto per gli sfollati, che hanno aggiunto al danno, anche la beffa; ma bisogna tornare alla normalità. Bisogna riaprire le strade. Mettere in sicurezza il sito e tornare alla vita di tutti i giorni”.

Rispondendo poi alle polemiche dell’opposizione continua: “ho già promosso diversi interventi di opere pubbliche in diverse zone del paese, come il parcheggio antistante la Casa Comunale, i lavori all’ex macello e alla villa comunale cercando di riqualificare il più possibile il territorio”.

Gli sfollati, però non sembrano convinti delle promesse fatte, e si affidano ai post sui social che evidenziano lo stato di sconforto dei cittadini anche non toccati dalla situazione, la sintesi è questa: “Siamo circondati da storie che si ripetono come i più vecchi dei clichè… bugie, tradimenti, mancanza di rispetto e comunicazione tanto che a un certo punto ci si abitua quasi.
La veritá è che lentamente ci state abituando al peggio, come la storia della rana che se messa in una pentola con acqua bollente schizzerebbe subito fuori, ma messa nella stessa pentola con acqua fredda, portata lentamente a ebollizione, non avverte il pericolo perchè assuefatta e resta nell’acqua indebolendosi fino a morirne.
Questo è il lieto fine forse che meritano gli sfollati probabilmente già scrivono dalla bella pentola?
Si, perché si sente il vuoto assoluto della Bellezza e delle favole a lieto fine.
Dovreste prendere come unico termine di paragone voi stessi, i nostri valori, i nostri sacrifici, i nostri modi di agire non dovrebbero mai essere mortificati in una pentola solo perché non siete elogiati di buon esempio.”

Teresa Barbato

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