I TRIBUNALI FRENANO L’ECONOMIA, IL NOSTRO SISTEMA DI GIUSTIZIA ALLONTANA GLI INVESTITORI STRANIERI PER I TEMPI LUNGHI E L’IMPREVEDIBILITA’ DEGLI ESITI. I CITTADINI PAGANO ALTI COSTI PER UN PESSIMO SERVIZIO

Uno dei punti più critici anche sotto profili economici del nostro Paese è quello rappresentato, da decenni, dall’inefficienza del complessivo “sistema Giustizia” che richiede altissimi costi al cittadino rendendogli un pessimo, spesso imprevedibile, risultato.

Eppure, si tratta di un settore che per l’economia nazionale vale un indotto di oltre 200 miliardi di euro annuali, una somma pari a circa un quinto dell’intero PIL, e coinvolge centinaia di migliaia di operatori professionali: più di 200 mila dei quali sono avvocati, oltre collaboratori, praticanti, consulenti fiscali ed informatici, copisterie e centri servizi.           

Mentre, “i clienti” dei legali sono circa un milione all’anno ed il valore delle cause patrocinate si avvicina, secondo appropriate analisi, ai 10 miliardi di euro.

A fronte di tutto questo, si pone una struttura degli uffici giudiziari, di personale, magistrati, mezzi e locali totalmente inadeguata e gravemente inefficiente.                                   

Soprattutto, all’estero, le nostre inefficienze strutturali sistematiche quanto pluriennali sono note, spesso inserite in campagne denigratorie verso il nostro Paese, tese a disincentivare ogni apporto economico ed investimento verso l’Italia. Comunque, hanno un fondo di verità pur se aggravate o distorte.                     

Nella realtà, rievocando la celebre espressione coniata dal grande costituzionalista, Prof. Maranini, nel 1960, esiste, da quel tempo e sono quasi 58 anni ormai, una “crisi della giustizia” situazione che coinvolge tutti gli attori e gli addendi del settore producendo effetti dannosi che erano in lire pluri-miliardari ed oggi lo sono in euro.   

Si pensi al fatto che non si è mai realizzato un organico piano di edilizia giudiziaria. Oppure, agli organici del personale giudiziario e delle notificazioni che negli ultimi venti anni dal numero di 70.000 unità sono scesi fino agli appena 42.000 circa attualmente presenti. Senza concorsi, senza riqualificazioni ed aumenti contrattuali. Malgrado sia intervenuta la Corte Costituzionale a sancire, dal gennaio 2016, la perdurante illegittimità del blocco salariale pubblico. Inoltre. L’età del personale di giustizia è superiore ai cinquanta anni di media e neppure sono disponibili grandi mezzi informatici.        

Insomma, come direbbe il grande Bartali: “l’è tutto da rifare” o quasi. Eppure, mai,nel secondo dopo guerra, la giustizia è stata considerata come una priorità e sono state accertate negli anni trascorsi ricadute di danno economico gigantesche rispetto alla nostra già tanto deficitaria economia nazionale.

Nel 2018 la situazione giudiziaria si farà catastrofica, occorre un “Piano Marshall” di durata e con investimenti almeno decennali per la nostra giustizia. Eppure, le risorse ci sono, ma mancano le capacità di governo a cominciare dal Ministero della giustizia, il più inefficiente di tutti.

Giorgio M. Palumbo

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