E’ urgente rinnovare e modernizzare gli uffici pubblici e far lavorare i giovani
L’Italia, in una visione generale e non solo statistica, appare sempre più un paese ripiegato su se stesso, demotivato e stanco. Gli indici di disoccupazione si mantengono molto elevati, poiché a quello generale, pari a quasi il 12%, si deve specificare quello giovanile che, rilevato nella fascia di età fra i 15 ed i 35 anni, raggiunge e supera il 40% del totale degli interessati.
Il nostro Paese non ha superato ancora la crisi economica incominciata, nel corso del 2009, a seguito della “bolla speculativa” esplosa nel settore bancario immobiliare degli U.S.A. mentre altri stati europei hanno avuto, nel frattempo, la capacità di riprendersi. Ma, noi abbiamo fattori strutturali di decrescita economica perduranti, siamo in deflazione continuiamo ad avere un grave calo negli investimenti ed avere una produzione industriale con indicatori al negativo. Insomma, nonostante dei timidi segnali più che altro iniziali d’inversione di tendenza, la nostra situazione economica rimane stagnante. Tale stato di fatto negativo deve spingerci, tutti, a compiere degli sforzi creativi di fantasia, leggi ideare ed avviare delle “start up”: ovvero attuare idee innovative di piccola e media impresa, piuttosto che continuare a demoralizzarci ulteriormente.
Per aiutare i giovani occorre però provvedere ad una effettiva semplificazione di sistema ed oltre le leggi, un nodo fondamentale da risolvere è quello della riforma radicale di tutte le pubbliche amministrazioni operanti in Italia. Da quelle centrali, alle regionali e locali compresi consorzi ed aziende municipalizzate che tuttora ostacolano la imprenditorialità giovanile con decine di intoppi burocratici ed una P.A. assolutamente non al passo con i tempi, di crisi, e le necessità di intere classi giovanili che certamente non sono destinate a divenire pubblici dipendenti ma, piuttosto, ad operare nel sempre più vasto campo del “popolo delle partite I.v.a.” creandosi un’attività economica privata ed assumendosene ogni rischio.
Per poter far questo resta necessaria una radicale revisione/semplificazione anche del nostro sistema fiscale, a mezzo della quale la normativa dovrà introdurre almeno un regime quinquennale semplificato di contabilità e delle aliquote fiscali molto agevolate, adeguate a sostenere concretamente l’avvio e la prima gestione di una impresa giovanile. Attualmente, invece il fisco è visto e spesso si comporta da nemico dell’iniziativa privata e su questo aspetto dovremo presto tornare.
Giorgio M. Palumbo