A Melito l’Ospedale dei libri per utilizzare la tipografia come sprone per scrivere, stare insieme e socializzare

Ha aperto ieri i battenti a Melito, in Via Circumvallazione Esterna, l’Ospedale dei libri: un museo didattico dell’arte della tipografia con lo scopo di avvicinare bambini e adulti all’arte del libro.

 

Si tratta di uno spazio di oltre 150 metri quadrati, allestito con macchine tipografiche e da stampa per produrre, stampare e restaurare i libri. Lo scopo è quello di costituire un’officina creativa dove bambini, giovani e adulti potranno sperimentare ed imparare l’arte tipografica, conoscendo migliaia di caratteri mobili in legno e piombo, centinaia di ex libris stampati a caratteri mobili, strumenti per creare carta artigianale fatta a mano, carta piantabile o realizzata attraverso il centenario metodo amalfitano, attrezzi per la fotografia “chimica” con le tecniche della cianotipia e i rayogrammi; nei fine settimana, invece, le famiglie, potranno cimentarsi a stampare lineografie.

Il recupero degli spazi è avvenuto grazie al sostegno di Fondazione Santobono Pausilipon che ha contribuito alla ristrutturazione del laboratorio, al Rotary Posillipo distretto 2101 che ha donato gli arredi, alla Fondazione Polis che ha donato pc e altro materiale digitale, alla Tipoteca di Treviso che ha donato migliaia di caratteri mobili e a Einaudi Ragazzi, nella straordinaria persona di Orietta Fatucci.

Nel corso dell’inaugurazione, avvenuta ieri, 22 ottobre, hanno presenziato Beppe Cantale e Lara Facci, editore e imprenditrice vicentini che hanno contribuito economicamente alla realizzazione del progetto, dedicato a Elisabetta Ronzani, artista veneta e madre di Beppe Cantale. Nel corso dell’evento è stato, inoltre, mostrato ai presenti, oltre 200, per la prima volta, il torchio tipografico parigino del 1840, macchina da stampa introdotta alla metà del XV secolo da Johannes Gutenberg, insieme ai caratteri mobili.

Rifacendosi all’educatrice francese, Célestin Freinet, si vuole utilizzare la tipografia come sprone per scrivere, stare insieme e socializzare in una realtà che giorno dopo giorno si allontana sempre di più da quelle che sono le sane letture, per “fare spazio” ad una società sempre più vicina alla tecnologia, ai social network e sempre più disinteressata alla lettura.

 

 

 

 

 

 

 

Commenti

commenti