Una perla uscita dal mare

Nisida, la misteriosa, è una piccola isola appartenente all’arcipelago delle isole Flegree che si eleva sul mare di Napoli, ove è posta all’estrema propaggine della collina di Posillipo cui è collegata fisicamente, in una località chiamata Coroglio.

Bellissima da vedere, ma, come vedremo, inavvicinabile.                                                                               

Sotto il profilo amministrativo fa parte di Bagnoli, un municipio del Comune di Napoli. Emersa a seguito di antichi eventi eruttivi misura un diametro di circa cinquecento metri per una forma geo – morfologica quasi perfettamente circolare che sale in altezza fino a 105 metri sul livello del mare. Mentre assume una diversa conformazione la porzione di sud ovest con l’insenatura semicircolare di Porto Paone che occupa l’intera sede dell’antica caldara vulcanica.

Nisida non è accessibile, o visitabile dal mare o da terra, in quanto ospita l’Istituto penale minorile di Napoli, mentre il suo piccolo porto ubicato verso la zona di Coroglio era interdetto, in quanto utilizzato dalla Nato fino al trasferimento delle attività militari.

Il suo status di isola, un tempo indiscutibile, attualmente è incerto poiché, dal 1936, è collegata alla terraferma da un lungo pontile carrozzabile. L’isolotto, facente parte del sistema dei Campi Flegrei, ha un’origine vulcanica, ossia è un cratere parzialmente riempito dalle acque.

La sua eruzione, con emersione del sito, si data ad oltre seimila anni fa rientrando in quello che, dai vulcanologi, viene comunemente definito il “Terzo periodo flegreo”. In effetti, nei suoi fondali esistono delle antiche strutture costruite dall’uomo, attualmente sommerse, risalenti all’epoca romana che dimostrano un abbassamento notevole del terreno dovuto a fenomeni di bradisismo, come accade in molte altre zone dei Campi flegrei.

Su di essa sorge l’omonimo castello, la cui originaria costruzione risale all’epoca tardo-angioina, poi riadattata in epoca più moderna, nel XVII secolo, quale caposaldo del sistema difensivo del Regno di Napoli con una linea fortificata che si estendeva da Baia fino allo Sperone. Tale trasformazione si rese necessaria a seguito delle reiterate scorrerie di pirati che avvenivano sulle coste campane, calabre, su Ischia e Procida. Poi, la proprietà del castello e quella dell’isola passarono alla famiglia napoletana dei Duchi Macedonio.

Nel 1626, anno centrale della terribile epidemia di peste, il castello venne adibito a lazzaretto per raccogliere gli appestati. Successivamente, durante il periodo borbonico, sia in seguito al rafforzamento della flotta militare che rispetto alle mutate condizioni strategiche, la costruzione fortificata venne adibita a tetro e temuto luogo di detenzione dei prigionieri politici.

Attualmente è sede del penitenziario minorile con il corpo principale del grande edificio che sorge sul versante sud-orientale dell’isola nella parte comprendente l’insenatura di Porto Paone. Da diversi anni, nell’istituto è in corso una bellissima esperienza di formazione e reinserimento dei giovani detenuti rieducandi “la fabbrica delle arti” che origina una serie di prodotti ceramici e di altro genere che si trovano in vendita come linea, senza scopo di lucro.

Giorgio M. Palumbo

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