Una partita rocambolesca, altalenante, assurda. Che rispecchia esattamente i momenti, abbastanza simili, delle due contendenti: Napoli e Milan
Un tempo per uno e pari giusto. Al Maradona (auguri Diego, oggi sarebbero stati 63) va di scena la solita partita tra le due squadre che meglio di tutte hanno incarnato il meglio del calcio italiano degli ultimi 4 anni.
Gli uomini di Garcia partono bene, tenendo la linea alta e costringendo il Milan a giocare di rimessa. Ma sulla seconda azione rossonera il 37enne Giroud, in orbita Napoli post Higuain che tanto fece storcere il naso ai tifosi azzurri, al 22esimo minuto si beve un disattento Rahmani e sigla lo 0 a 1.
Dopo una decina di minuti, di nuovo in francese in mezzo a tanti uomini a prenderla ancora di testa e mettere il risultato, almeno come si pensava, in cassaforte. Gli azzurri non sanno minimamente cosa fare, e la fine del primo tempo da parte di un ottimo Orsato è una sorta di liberazione.
Al 46esimo Garcia, in un colpo di coda di tattica misto ad orgoglio, ne fa fuori tre (Rahmani disastroso, Mario Rui inesistente e fisicamente deprimente ed Elmas, deludente oltre il limite consentito ed in totale balia di Rejinders) per Ostigard, Olivera e Simeone.
Scelte che pagano, perché è tutto un altro Napoli.
Per 30 minuti strapazza il Milan, la accorcia con Politano e poi la riprende su punizione (una rarità ormai, ma nel calcio in generale, non solo nel Napoli) di Jack Raspadori.
Il Napoli ci crede e per ben 15 minuti Garcia lascia in campo la stessa squadra, ben sapendo di correre rischi enormi in ripartenza e tra le linee. Ma il Napoli non subisce nulla.
Inevitabilmente, però, i campioni in carica abbassano il ritmo ed entra Anguissa per ritrovare equilibrio e fisicità in mezzo al campo. Ma il calcio non è una scienza esatta, e proprio con l’ingresso del camerunense il Napoli si abbassa troppo sancendo, di fatto, la fine della pressione.
Ma mentre si pensava al forcing finale, Natan prendeva il secondo giallo. Minuto 89.
Ed un istante prima che l’arbitro fischiasse la fine delle ostilità, Kvaratskhelia aveva la palla del sorpasso, su lancio bellissimo del solito Raspadori. Tiro di sinistro e piede di Maignan.
Peccato.
La gara racconta che i calciatori sono con l’allenatore, è evidente dopo il secondo tempo.
Si deve necessariamente lavorare su due aspetti.
Il primo è la costanza durante la partita. Il Napoli ci sta abituando molto spesso a gare giocate bene un tempo solo, mentre l’altra frazione spesso è dominata dell’avversario (come successo con Lazio, Fiorentina, Genoa, Braga, e stasera Milan).
L’altro è la reazione ai momenti negativi. È incredibile come si perda troppo presto la bussola quando si subisce un gol. C’è da dire che Pioli ci mette del suo: inspiegabile e pure inquietante la doppia sostituzione Leao – Giroud per Okafor e Jovic. Roba da esonero immediato. Da tifoso avversario, è stato un assist al Napoli e sinceramente se si vuole vendere il prodotto serie A all’estero e minimamente essere competitivi con gli altri campionati, questa doppia sostituzione è quanto più lontano ci possa essere per un prodotto interessante, tra l’altro nel big match della domenica sera.
Per non parlare di Garcia e delle sue solite dichiarazioni post gara. Sorvoliamo, atteniamoci alla gara, pensiamo partita dopo partita e cerchiamo di restare aggrappati al treno di testa.
Il Napoli da sabato alla sosta avrà, in ordine, Salernitana all’Arechi, l’Union Berlino in casa (per mettere la pietra definitiva sul passaggio del turno) e l’Empoli, sempre al Maradona.
Per gli azzurri è obbligo fare 3 vittorie per due motivi. Il primo è perché sono tre squadre abbordabili. Il secondo perché un grande club che ha velleità di crescita e consolidamento non può non aver fatto, ad inizio novembre, tre vittorie di fila.
Testa a Salerno, quindi, portando comunque in bagaglio una partita bellissima giocata a viso aperto da due squadre che hanno insegnato gioco, risultati e mercato negli ultimi anni in Italia.
Vincenzo Barretta
Foto di: Ciro Sarpa