Napoli ha l’onore di essere la provincia più cementificata d’Italia e Melito, in questa disonorevole classifica, occupa una posizione di tutto rispetto: il terzo per essere precisi. Davanti a noi ci sono solo Casavatore e Arzano, ma non c’era bisogno di una statistica per ricordarci quanto sia difficile trovare un po’ di verde in questo paese dimenticato da Dio, ma ben conosciuto a chi del cemento ne ha fatta una ragione di vita. I dati si riferiscono all’A.D 2015 e sono stati resi noti dall’istituto superiore e la ricerca ambientale.
Melito, con l’81% del suolo ricoperto da calcestruzzo, si conferma una macchia grigia della penisola. Grigia come la società civile che butta giù bocconi su bocconi senza reagire; grigia come la classe dirigente che invece di cambiare la tendenza incentiva nuove costruzioni; grigia come una politica sempre più borderline tra gli interessi dei cittadini e quelli personali.
“Vota per il cambiamento” è lo slogan più usato in campagna elettorale ma la sensazione è che possono cambiare gli uomini (e nemmeno quelli, argh!) ma a non cambiare mai è la vocazione a sommergere di cemento ogni centimetro quadrato di questi tre chilometri quadrati d’Italia.
Non si sa quali siano state le reazioni a Casavatore e ad Arzano ma guardiamo al nostro orticello. A Melito tutto procede come se non fosse successo niente. Non fa niente se per l’ennesima volta finiamo sui tg nazionali. E mentre nei comuni vicini si adotta la politica degli abbattimenti, a Melito si pensa alla soluzione salomonica del condono, del riutilizzo e del laviamocene le mani.
Alla prossima brutta notizia.