Prendi un giovane melitese, uno qualsiasi, e chiedigli cosa gli offra questo paese. Dopo qualche secondo di titubanza risponderà “Un bel niente”. E non gli si può dare tutti i torti. Melito, ce lo siamo detto centinaia di volte, non ha luoghi di aggregazione, non ha aree dedicate ai giovani, non ha strutture dove praticare liberamente sport, non conosce associazionismo. Una tendenza che, a parte qualche piccola eccezione, non sembra poter essere sovvertita a stretto giro. Ci sono i volenterosi “Dreamers” che tra mille difficoltà provano a mantenere in piedi un minimo di attivismo giovanile; ci sono le parrocchie, seppur senza strutture adeguate, ma per il resto? Cosa c’è? Il nulla cosmico.

Gli impianti sportivi che da lustri attendono il loro completamento sono ben lontani dalla consegna e qualora già consegnati, come nel caso dello stadio comunale, sono gestiti con modalità dispotiche dalle solite persone. Delle aree verdi promesse in campagna elettorale non se ne vede l’ombra e quel poco di terreno che resta sembra essere destinato al soddisfacimento degli interessi degli intrallazzatori del Palazzo.

Melito è agonizzante e a momenti muore, ma sembra non interessare più a nessuno.

Eppure non è sempre stato così. In un recente passato la direzione tracciata sembrava essere tutt’altra: non bisogna volgere lo sguardo troppo in là negli anni per ricordare una primavera dell’attivismo giovanile. Non più di tre anni fa una rete di associazioni, attraverso eventi, presentazioni e manifestazioni pubbliche di ogni genere, provò a risvegliare una cittadinanza dormiente e a tratti ci riuscì, per poi sparire del tutto: la naturale fine di un fuoco non alimentato. Tantissimi giovani con idee ed entusiasmo sono stati lasciati soli, senza una guida e senza un sostegno e molte di quelle associazioni nel tempo si sono disunite, hanno smesso di dialogare sia tra loro che con le istituzioni: un patrimonio mai sfruttato fino in fondo e messo in un angolo per essere rispolverato per l’organizzazione di cartelloni di eventi low budget. Intanto le nuove generazioni vagano senza meta sfrecciando sui motorini, giocando a carte nei bar e tentando la fortuna nelle tante agenzie di scommesse disseminate sul territorio. Una generazione che non ha alternativa e che sulla scia dell’intero paese vive alla giornata senza dare alcun contributo alla collettività. Dall’assessore al ramo, che quegli anni di fermento li ha vissuti in prima persona, ci si aspetterebbe uno scatto di orgoglio, ma anche lei sembra essersi assuefatta al soporifero effetto della poltrona.

Diamoci tutti una svegliata!

Il forestiero

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