MELITO – E’ disarmante e al tempo stesso imbarazzante leggere le dichiarazioni di esponenti di una maggioranza che nell’ultima seduta consiliare si è segnalata per la fuga dal confronto e per le palesi violazioni del regolamento comunale.
Ci saremmo aspettati, nei giorni successivi alla riunione consiliare, un dignitoso e monacale silenzio, anziché assistere a nuovi attacchi, tanto ridicoli quanto pretestuosi.
Nell’ultimo consiglio comunale abbiamo visto il presidente dell’assise, soggetto che dovrebbe essere garante di tutti i consiglieri, compiere una vera e propria opera di censura ai danni dei suoi colleghi di opposizione, rivelandosi, ancora una volta, non consono al ruolo affidatogli. Il “plurilaureato” presidente del consiglio, come ama definirsi, è stato, infatti, occupato più a interrompere i nostri interventi e ad autocelebrarsi che ad applicare correttamente il regolamento consiliare, prima applicando male la pregiudiziale nei confronti del consigliere Rinaldi, reo di aver chiesto la parola, e dopo impedendo che si discutesse il quinto punto all’ordine del giorno, relativo alle osservazioni al PTCP e alla realizzazione del cosiddetto Parco dello sport.
Tralasciando il fatto che non si dovrebbe mai temere il confronto e che la discussione è il sale della politica, non è possibile che il presidente del consiglio non conosca le regole poste a base del suo ruolo né che non riesca a gestire con imparzialità il consesso senza farsi telecomandare dal sindaco, interruttore seriale degli interventi altrui. Insomma, “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” diceva Wittgenstein.
Prima di lanciare accuse senza nè capo nè coda ci si dovrebbe prima interrogare se è il caso di aprire la bocca e, magari, farsi un esame di coscienza. Senza senso, da questo punto di vista, appaiono le dichiarazioni postume dei consiglieri Capozzi e Bortone, i quali hanno ribadito come una strampalata cantilena le presunte motivazioni che potrebbero portare alla chiusura del centro anziani di piazza Cappelluccia, in ciò dimostrando di aver capito ben poco della questione e ancor meno delle puntuali e fondate obiezioni da noi mosse in aula.
In consiglio si è approfondita la questione con l’intervento del consigliere Caiazza, prima, e del consigliere Carpentieri, poi: dire che esiste un divieto assoluto di acquisto di immobili da parte del comune è falso. Sia la legge nazionale che quella regionale prevedono soluzioni alternative rispetto alla decisione sin qui assunta dall’amministratore Amente.
La verità è che l’attuale maggioranza, per bieca ritorsione, ha deciso di affossare un luogo di aggregazione storico per la nostra comunità, solo perché frequentato da alcuni cittadini la cui unica responsabilità è di non aver votato per chi oggi regge indecorosamente le sorti del nostro comune.