Ieri mattina, come preannunciato ieri sui social dal primo cittadino Antonio Amente, si è tenuta la cerimonia di intitolazione dell’arteria compresa tra la rotatoria di Via Signorelli e la nascente stazione melitese della metropolitana che ha preso il nome di un ex Sindaco di Melito, Leopoldo Cicala. Alla cerimonia hanno partecipato i parenti, le forze dell’ordine locale e diversi cittadini melitesi.
Chi era Leopoldo Cicala?
Leopoldo Cicala (18 settembre 1890- 30 gennaio 1978) nasce a Melito di Napoli da Stefano Cicala e Palma Chiara Stella; si sposa il 19 giugno del 1921 con D’Onofrio Rosa, e muore a Napoli (Arenella).
È stato il secondo sindaco di Melito dal 1949 al 1952. Fu eletto sindaco il 3 ottobre del 1949 ricevendo 12 voti su 13.
Fu il dirigente del primo ufficio postale di Melito, in Vico Rossi “chjàzza frève”, e fece più volte parte dei vari consigli comunali, in uno dei quali (quello del 1946 per il bilancio di previsione) propose la concessione di un piccolo tributo ai piccoli proprietari terrieri ed esonerare dal pagamento delle tasse i proprietari terrieri a reddito fisso.
Nominò come suo segretario Musella Raffaele, che secondo diverse fonti, fu il suo braccio destro per tutto il suo mandato.
Cosa ha realizzato?
Nel periodo della sua amministrazione mise in atto diversi progetti: approvò la costruzione delle case popolari ed economiche, fece ripristinare il pozzo del Comune che era molto importante per la cittadina perché all’epoca, Melito, era un paese prevalentemente agricolo, e si doveva garantire l’approvvigionamento con le acque provenienti dal palazzo comunale, che era situato nella località di Piazza della Libertà.
Il terzo progetto fu quello di ampliare l’edificio scolastico dell’attuale Tenente Luigi Mauriello, dedicata all’omonimo carabiniere, un vero eroe, che sacrificò la propria vita per la patria a soli ventidue anni, il 23 dicembre 1942. La popolazione, rispetto ai tempi della costruzione della scuola, era aumentata e il plesso scolastico non era più adeguato a contenere tanti alunni, costringendo questi ultimi e gli insegnanti ai doppi turni.
Tra gli altri piani, provvide alla costruzione di un macello pubblico, che doveva rispondere a precise norme igienico sanitarie come previsto dalle leggi. Esso doveva avere un locale per l’isolamento degli animali infetti, il locale di bassa macellazione, il locale del custode e lo spogliatoio.
Si occupò dell’aggiornamento delle tariffe di base dei prodotti coltivati a Melito (vini e mele) e di imporre su di essi delle etichette.
Impose, nel 1950, l’imposta di consumo sulle acque gassate minerali citate dalla legge, e l’imposta per il noleggio di auto per il trasposto di persone.
Si interessò della riparazione dei danni di guerra arrecati nel cimitero comunale, alla casa del custode e alla sala mortuaria, eseguito dallo Stato come danni di guerra, non potendo il Comune pagare una spesa immane per quei tempi di £ 360.000.
Provvide al progetto INA-CASA, un piano di intervento dello stato per la realizzazione edilizia residenziale pubblica su tutto il territorio italiano concepito nell’immediato secondo dopoguerra italiano. Si occupò della manutenzione stradale che collegavano il paese con altrettanti paesi limitrofi ma anche per raggiungere più facilmente il luogo di lavoro e per trasportare i raccolti sui mercati. La strada a cui si faceva riferimento era la sola strada provinciale, la Melito-Mugnano, ancora senza una pavimentazione adeguata. Nasceva il problema perché lungo quella strada erano situati l’edificio scolastico, il “Molino Pezzullo”, questo perché la pavimentazione non era adeguata ai nuovi mezzi di trasporto a motore e gommati, che avevano sostituito i tradizionali carri a trazione animale.
Provvide ad un esame chimico batteriologico delle acque prelevate dalle sorgenti del Fondo Lavinaio il 21 dicembre 1950, costatando che l’acqua non fosse potabile e che per ripristinare il pozzo era necessario un macchinario per clorizzarla e trattarla, a causa dell’eccessiva durezza, e il notevole residuo secco, ma poiché tale progetto era troppo esoso si cercò, in consiglio comunale, di richiedere idee per risolvere il problema.
Come dichiarato dal sindaco Amente: “l’amministrazione è molto lieta di aver onorato un concittadino che si è occupato dei problemi del suo paese nel periodo del secondo dopoguerra e abbiamo scelto proprio questo periodo perché il Natale è considerato quello di massima solidarietà e Leopoldo Cicala ha rappresentato con il suo impegno tali necessità.”
Teresa Barbato
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