E’ necessaria una legislatura dedicata alla semplificazione normativa: dalla denuncia del metodo legislativo viziato ad una possibile ricetta del prof. Ainis
Michele Ainis, giurista e politologo, noto costituzionalista contemporaneo, mente lucidamente critica, spesso impietosa, nelle sue analisi di sistema e quindi spesso controcorrente rispetto ai poteri in carica, su “L’Espresso” del 25 giugno u.s. ha pubblicato un magistrale articolo, dal titolo:
“Quando la riforma uccide la riforma”.
Un intervento pubblicistico che appare, com’è, fortemente critico sia nella “denuncia” illustrativa di un vizio ricorrente, ovvero quello della tecnica di redazione legislativa, in generale pessima,spesso addirittura paradossale che infine beffardamente propositiva quando consiglia di “usare la gomma”, per cancellare le norme sbagliate, anziché ulteriormente modificarle.
Comunque, tecnica impropria per legiferare, con la quale, da anni, Governo e Parlamento hanno approvato migliaia di testi normativi, definiti di riforma, per subito dopo tornare a modificarli.
Attraverso un meccanismo inarrestabile, quanto imperfetto, definibile: “a cascata”.
In particolare, gli improvvisati legislatori nelle più svariate materie oggetto d’intervento formano frequentemente degli articolati normativi troppo lunghi e non coordinati nella loro successione tanto che spesso divengono quindi incomprensibili nei contenuti e ben difficili nella interpretazione applicativa, anche per i giudici.
Scrive l’autore citato che: “riforme mancate e riforme continuamente riformate, ecco il doppio lascito della legislatura ormai morente e chissà se i suoi (pochi) successi non ci procurino più danno dei molti insuccessi”.
Il drastico rilievo giuridico appena fatto viene basato su una duplice considerazione: la prima è che la XVII Legislatura in chiusura dimostratasi come molto carente sul piano dell’intervento normativo sui diritti fondamentali dei cittadini, “verrà invece ricordata”, in negativo, “per uno sfrenato interventismo sul fronte dei poteri, dell’organizzazione dello Stato”.
Come non dare ragione a tale impietosa, eppure ineccepibile, analisi.
Laddove, contrariamente ad ogni corretta tecnica normativa di scuola tradizionale, come pure a dover rispondere ad una logica comprensibile, mentre, al contrario, ogni riforma fatta nel periodo è stata quasi subito “scalzata” nei fatti da una “controriforma” in conseguenza “innescando guazzabugli normativi incomprensibili perfino agli addetti ai lavori”.
In buona sostanza, il nostro Paese, negli ultimi decenni è retrocesso dalla posizione di magnificata culla del diritto fino ad una situazione sostanziale di analfabetismo della tecnica di redazione di leggi e norme secondarie, spesso non coordinate e quindi comprensibili.
I risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti.
In particolare, hanno comportato ulteriori difficoltà interpretative con un rilevante aumento della richiesta di giustizia conseguentemente rivolta sia ai giudici ordinari che a quelli della giurisdizione amministrativa.
Con il risultato di scontentare ancora di più tutti gli operatori e gli interessati. E’ tempo di cambiare registro, di semplificare, anche abrogando molte normative.
Giorgio M. Palumbo