Spariscono le Provincie ma resta l’I.P.T. (l’imposta provinciale di trascrizione per gli autoveicoli)

Come i cittadini ben sanno sia sotto il profilo amministrativo che fiscale il nostro Paese costituisce un sistema istituzionale di certo complesso laddove, fondamentalmente, agiscono due distinti livelli di governo:

a) quello centrale, avente tutte le potestà costituzionali e le prerogative necessarie per esercitare le competenze esecutive nazionali derivanti dalla sua sovranità, anche all’esterno;

b) cui si aggiunge, in base alla Costituzione, un sistema di governo locale.

Quest’ultimo, assai ramificato e complesso proprio per essere più vicino ai bisogni ed alle necessità dei cittadini in sede locale prevedeva, fino all’inizio degli anni settanta dello scorso secolo, per affiancare le funzioni dello Stato, degli altri enti pubblici territoriali a fini generali: le Provincie ed i Comuni.

Con i secondi costituiti quali “centri amministrativi di base” per i cittadini residenti ed i primi previsti invece quali Enti pubblici amministrativi di raccordo territoriale per il decentramento delle funzioni statali nell’ambito provinciale, a sua volta, suddiviso fra le componenti comunali.

In tale sistema che aveva una sua logica ed altrettanta tradizione spiccavano la figura del Prefetto, primo rappresentante dello Stato a livello provinciale, e quelle di tutti i Direttori provinciali delle amministrazioni statali decentrate in quel territorio.

Tuttavia, in attuazione alquanto tardiva poi della Carta costituzionale nel periodo fra il 1970 ed il 1975 vennero costituite le Regioni ordinarie che erano state adottate a modello istituzionale dal legislatore Costituente. Quale sistema democratico meglio rappresentativo delle autonomie locali e valori territoriali di uno “Stato regionale”, l’Italia.

Con le ultime riforme le Provincie italiane vengono eliminate e sostituite in parte dalle 12 “Citta metropolitane” negli altri casi dalle c.d. “Aree vaste”; ovvero, una sorta di unioni territoriali ove operare un raccordo amministrativo delle funzioni pubbliche territoriali.

Vedremo in sede di pratica attuazione cosa realmente accadrà. Ma intanto, a chi andranno gli importi considerevoli delle attuali tasse provinciali?

Fra queste, esaminiamo il caso dell’ I.P.T. l’imposta provinciale di trascrizione degli autoveicoli. Si tratta un balzello tributario dovuto in misura variabile (con possibilità di aumento fino al 30% dell’importo) dal compratore in sede di acquisto immatricolazione di un autoveicolo, nel territorio provinciale, con iscrizione nel P.R.A. il Pubblico registro automobilistico e con importi che oltre i 53 Kw di potenza possono anche arrivare a superare i 1.000 euro.

Dove andranno in futuro questi soldi?

Giorgio M. Palumbo

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