COSA, DOVE, QUANDO, COME TAGLIARE I PUBBLICI SPRECHI E COME FAVORIRE L’OCCUPAZIONE NON SOLO GIOVANILE
In realtà, secondo gli ultimi dati settoriali sviluppati dai più accreditati centri studi e osservatori economici sia italiani che esteri, compreso l’Ufficio studi della Banca d’Italia come dalle pericolose società di ratings, le entità positive di crescita, in corso da tempo, sarebbero ancora da ricalcolare in termini positivi.
Infatti, per l’anno in corso la cifra potrebbe spostarsi fino al + 1.6% che segue al + 1.2% del 2016 e proseguire con una previsione del + 1.4% a chiusura statistica del 2018 e poi, con un dato quasi analogo, per il 2019. Insomma, nel quadriennio 01.01.2016 – 31.12.2019 il nostro Paese vedrebbe una crescita economica del + 5.5%.
Non sarebbe male, ma solo se tale tendenza numerica fosse poi materialmente avvertibile.
Il problema è però che gli italiani non si accorgono ancora, forse non possono, di questi segnali positivi che pure sono indicati nelle statistiche, numeri, diagrammi e in molteplici analisi fatte da esperti di economia comparata.
In effetti, per l’Italia, la crisi economica è stata pesantissima e devastante a livello sociale, molto più che per altri, essendo noi strutturalmente già deboli anche se pienamente avvertita solo a partire dal 2010 ovvero un paio di anni dopo il suo inizio in Europa.
I progressi sono ancora inavvertibili, tanto che ancora gli interessati non sentono miglioramenti al loro status .
Nel nostro Paese, circa 6 milioni di cittadini, ovvero il 10% dell’intera popolazione, è considerato dagli indicatori socio economici come “a rischio di povertà” e fra questi vi sono parecchi appartenenti alle categorie del c.d. “ceto medio” anche impiegatizio, una volta trainante per la propensione ai consumi interni.
Nel suo complesso tutte le fonti economiche attive, come pure i risparmi, hanno subito perdite durissime.
Gran parte dei cittadini italiani può andare in crisi anche di fronte ad una spesa imprevista di poche migliaia di euro e molti rinunciano persino alle cure che si ritenevano essenziali nei tempi migliori. Più di qualcuno adotta diete autoimposte fatte di soli carboidrati, pane e pasta, senza carne e con poca frutta perché cibi più costosi. Gli effetti sulla salute di tanti individui ricadranno, comunque, poi quale costo sulla nostra società.
Per non parlare dei tanti “nuovi poveri” che affollano i centri della Caritas e di organizzazioni simili. Mentre, la ricchezza relativa si concentra in un numero percentuale di persone sempre ristretto sotto l’1%. Allora che fare?
Occorre semplificare, verificare, con capacità e severità, i centri di spesa pubblica e tutte le loro procedure contrattuali e di appalto bandite dalle Amministrazioni. Perché sprechi, lentezze burocratiche in procedure condite dalla corruzione continuano a imperversare alle spalle dei cittadini. Ciò continua ad avvenire nonostante la CONSIP e le tante Autorità indipendenti perché mancano sia il concetto di responsabilità amministrativa che il suo effettivo accertamento in caso di colpa. Tutte le P.a. devono essere ringiovanite e rese trasparenti attraverso le migliori procedure informatiche.
Bisogna valorizzare e liberare ogni possibile energia giovanile e non.
Poi, bisogna mettere in opera una vera riforma delle tasse in Italia per poterne equilibrare il carico sui cittadini italiani. Argomento sul quale torneremo presto.
Giorgio M. Palumbo