Per i nostri Governi ogni debutto corrisponde ad un esame: ora siamo di fronte al Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno 2018

Siamo di fronte all’Europa, amore, insofferenza, irritazione od odio che sia negli italiani il confronto con l’istituzione che una volta si definiva comunitaria riprende con il Governo in carica da nemmeno un mese che vede alla ribalta dei nuovi protagonisti politico istituzionali e una dichiarata discontinuità di azione.

Infatti, proprio dal 2 giugno, ricorrenza della “Festa della Repubblica” data simbolo dell’Unità nazionale del nostro Paese, abbiamo un nuovo Esecutivo, quello “giallo – verde”, che debutta a livello di vertici dell’Unione Europea. 

Nel frattempo, vi sono state infinite discussioni, tante volte inutili ed oziose, su cosa realmente sia, rappresenti e possa essere in futuro l’istituzione Europea.Sui limiti, rigidità ed incapacità, anche strutturali, della U.E e quindi, in definitiva, ma con quesito così posto non accettabilmente, sulla nostra convenienza o meno a continuare a far parte di essa.

Procedure di uscita dall’Istituzione sono previste, tanto che ve n’è in corso una, la “Brexit”, ovvero l’uscita della Gran Bretagna che avviene dopo una faticosa negoziazione, soprattutto economica, attraverso un itinerario che durerà ancora per quasi tre anni.                                                       

Rispetto all’Italia, Paese fondatore di ogni Comunità europea dai primi anni cinquanta dello scorso secolo, con un vantaggio determinato dal non aver, fin dalle origini, aderito alla “moneta unica europea” poi divenuta, dal 1° gennaio 2002, l’euro, ma solo al “mercato comune”.       

Molti autorevoli studiosi dubitano che la nostra Carta Costituzionale, così come attualmente formulata, possa consentire operazioni drastiche di questa natura e di certo vi sarebbe la necessità di operare una modifica costituzionale al riguardo. Nel frattempo, occorre ricercare “intelligenti compromessi” ovvero il compito vero e più alto della politica: l’arte di governare l’uomo, impresa di particolare difficoltà soprattutto in tempo di perdurante crisi socio economica. Eppure, anche qui, vogliamo concedere un tempo “ragionevole” a chi è appena arrivato al potere nazionale.       

Poi, si tireranno i primi conti e si vedrà. Infatti, la democrazia come sistema  consente ripensamenti e cambi di opinione attraverso la libertà di voto, e quindi ricambio, della rappresentanza popolare.     

Intanto, da italiani, speriamo bene !

 Giorgio M. Palumbo

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