Le conseguenze dell’inefficienza complessiva del nostro sistema nazionale di giustizia continuano ad arrecare un grave danno complessivo alla nostra economia.

Siamo costretti a tornare su di un punto critico della situazione italiana, un argomento importante già in precedenza da noi toccato: quello costituito dalle gravi conseguenze della carenza che, oltre all’imprevedibilità degli esiti giudicanti, caratteristica “propria” e negativa del nostro sistema giudiziario, producono quale causa ed effetto sulla nostra economia.

Da un lato, il danno viene causato dalla deficitaria condizione complessiva della giurisdizione, come, dall’altro, dallo stato di carenza dei mezzi e degli organi giudicanti ed amministrativi.

Situazione di crisi pluridecennale che essendo ben nota nel mondo globale degli affari ci preclude, in partenza, degli interi settori di attività commerciale internazionale.

Infatti, giustamente molti ed anzi l’assoluta gran parte degli operatori esteri nei campi contrattuali, commerciali e dei servizi evitano, in partenza, di avviare transazioni: “di fare affari”, sul nostro territorio. Ovvero, compiere una qualsiasi attività ricadente nell’”alea” della giurisdizione italiana della quale, ragionevolmente, non si possono fidare.

Inoltre, un altro fattore di crisi è costituito dal livello troppo elevato delle nostre tassazioni su ogni tipo di attività: dalle transazioni agli scambi commerciali. Ciò, unitamente all’imprevedibilità dei possibili accertamenti fiscali, anch’essi dagli esiti lunghi ed imprevedibili, sulle sempre rilevabili violazioni tributarie causate da una legislazione troppo complessa, contribuiscono ad accentuare l’isolamento dell’Italia e la conseguente perdita economica di importanti possibilità. Se ne può uscire? In quali tempi e come!

L’Italia, come avevamo scritto, dovrebbe istituire delle zone di “no tax area” ovvero aventi fiscalità differenziata e agevolata per poter attrarre gli operatori economici esteri invogliandoli ad operare ed investire sul nostro territorio. Ma, sempre nel rispetto e valorizzazione delle nostre eccellenze e prodotti tipici.

Inoltre, sul piano interno si dovrebbe operare attraverso una rimodulazione della tassazione, nel rispetto dell’art.53 della nostra Costituzione, pervenendo alla semplificazione e diminuzione delle attuali aliquote. Si tratterebbe di un incentivo essenziale, per poter rendere concorrenziali, all’estero, le nostre migliori produzioni nazionali.

Quindi, perseguire concretamente l’obiettivo di risvegliare la nostra economia, in sofferenza da un intero decennio, concretizzando finalmente una decisa ripresa del Prodotto interno e dell’occupazione.

Il “prodotto interno lordo” (P.i.l.) rappresenta infatti l’indicatore complessivo di un’economia nazionale e la sua crescita, se costante negli anni, consente di ridurre il “debito pubblico”, di migliorare tutti gli strumenti di bilancio e di poter effettuare nuovi investimenti pubblici. Attualmente una possibilità del genere resta preclusa.

Giorgio M. Palumbo

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