Limitare Julia Burduli alla sola veste di Soprano sarebbe, anzi lo è sicuramente, riduttivo e non è non sufficiente a descrivere la poliedricità vocale dell’artista.

La prima volta che la sento cantare Live è nella Conca di Agnano in occasione del G. P. Lotteria.

Decido di approfondire.

Entro in contatto.

L’appuntamento è di claudiobaglioniana memoria.

Mi accoglie il marito Vincenzo Maisto, ex Gentleman Driver, per tanti anni ai vertici nazionali delle redini lunghe.

L’empatia è naturale.

Julia Burduli si racconta.

Quando nasce la tua passione per il canto?

Da piccola, quando avevo 3-4 anni, mi mettevo addosso 5-6 abiti estivi di mia mamma, uno sopra l’altro, per avere la gonna ampia, come avevano le donne di epoche lontane, prendevo un pettine rotondo, e cantavo… ovvero canticchiavo… poi in tutte le feste famigliari, a tavola, cantavo con mio nonno, il padre di papà a due voci.

In famiglia cosa hanno pensato di questa tua inclinazione artistica?

Mia nonna avrebbe voluto che mi laureassi in lingue oppure lavorassi in banca, come i miei genitori.Mio padre, ad essere sincera, ci credeva poco in questa mia inclinazione, per lui non era una cosa seria, non credeva che il canto sarebbe potuto diventare addirittura un mestiere della vita, e secondo me ne aveva paura, sapendo che non era un percorso facile. Mia mamma, a lei devo tanto, mi ha sempre invogliata e sostenuta.

Sei nata in Russia; io sono stato a Leningrado tantissimi anni orsono, ho visitato l’Hermitage ed ho passeggiato sulla Prospettiva Nevskij, un’indelebile emozione. Che ricordi hai di quella che una volta era l’Unione Sovietica?

L’unione Sovietica: si potrebbe discutere a lungo su positività e negatività di questa Unione, ma non si può cancellare un’epoca di giovinezza dei miei nonni, dei miei genitori… non ammettere la Vittoria in Seconda guerra mondiale e recupero di un paese enorme grazie a questa Unione. Dal 1922 al 1991 è un tratto del tempo assai notevole. Il periodo dopo gli anni 50 porta una crescita ed una potenza importante al paese, al popolo. Però non si può pretendere ed ottenere  un’uguaglianza totale! Il talento se non emerge- si soffoca . Ed un’altra cosa negativissima è la sradicazione della nostra Chiesa Ortodossa! La chiesa è l’anima del popolo, e lo dico da persona credente- mio fratello è un sacerdote. Ho vissuto proprio il declino di quest’epoca, essendo nata nel 1983, ma mi è sempre piaciuto leggere ed informarmi. Il passato è molto importante. Arrivando in Italia l’ho capito ancora di più, studiando in conservatorio Storia della Musica e Letteratura poetica e drammatica in lingua italiana

Ci ritorni spesso?

Purtroppo no.

Il tuo percorso formativo ha inizio nel prestigioso Liceo Nazionale di Musica, poi prosegue all’Università della Cultura e delle Arti di San Pietroburgo. Indubbiamente un elegante biglietto di presentazione: quali le difficoltà da superare, e quanto l’impegno che c’è voluto?

Avere una voce, un talento, vuol dire abbastanza poco; il talento lo paragono spesso ad un pianoforte a coda del‘700 in una famiglia dove nessuno sa suonare e vuole imparare. Le cose più importanti sono il Maestro di canto, l’abnegazione e la forza di volontà. Poi, avere una voce significa avere un vero e proprio strumento dentro di te, e devi imparare a gestirlo, a conoscerlo. Ci vuole molta pazienza e calma soprattutto per le voci scure, potenti, che per maturare hanno bisogno di più tempo. Il mio percorso artistico è lungo. In più ho dovuto imparare la lingua italiana: parlare, cantare, leggere, scrivere. Ho riletto moltissimi classici russi: Dostoevskij, Tolstoj, Majakovskij tradotti in italiano. Il mio insegnante di Arte Scenica al conservatorio di Novara mi ha insegnato a lavorare sodo sulla pronuncia, di non essere superficiale, di passare allo specchio ore e ore per pronunciare ed imparare un’aria in italiano, e gli rimarrò per sempre grata. Ho viaggiato moltissimo, ho cantato anche nei ristoranti di Gazprom, al Polo Nord, e proprio là ho imparato a cantare il repertorio da crossover e pop. Solo dopo aver incontrato mio marito Vincenzo Maisto e la sua cara amica Sofia Abbiento ad un Festival della Canzone Napoletana, mi sono sentita protetta e soprattutto sostenuta da loro. A loro piaceva moltissimo il mio modo di interpretare e il calore della mia voce, la mia sensibilità d’animo e nello stesso tempo il carattere ribelle (vivere con gli artisti non è facile!). Non hanno mai perso una mia lezione di canto, una mia prova nello studio, una mia registrazione. Ci confrontiamo su tutto: dal colore dei miei capelli alla scaletta esecutiva per la mia esibizione.

Passa qualche anno e ti diplomi nel Canto Lirico al Conservatorio di Novara. Come e perché avviene questo trasferimento in Italia?

Ho provato ad entrare nel conservatorio di S. Pietroburgo ma non sono stata ammessa. Avevo soltanto 16 anni: mi è stato detto che ero piccola. Lavoravo come consulente bancario di mutuo (per mantenermi) e studiavo nell’Università Statale delle Arti e della Cultura (facoltà insegnamento generale musicale e culturale,ma non l’ho finita) e non avevo né possibilità né tempo per frequentare le lezioni private .Un mio amico mi ha portato ad un’audizione in un parco di S. Pietroburgo da un Maestro di canto, che ha studiato in Italia e ci ha cantato pure. Questo maestro era già anziano. E lui, dopo avermi ascoltato, ha detto: “Con un timbro di voce così stupendo devi fuggire in Italia per imparare a cantare”; ho scritto subito a mia mamma, e dopo un lungo tempo di preparazione di una valanga di documenti per l’Ambasciata italiana a Mosca, nel novembre 2004, sono stata ammessa al conservatorio di Novara. Ma nemmeno là ho trovato la cosiddetta “tecnica belcantistica”. Mi sono diplomata in modo dignitoso (ho preso 8) ma senza saper sostenere un concerto vero e proprio!

Poi sei passata dall’audizione presso l’Accademia del Teatro alla Scala ai Corsi Open nella scuola dell’Opera Italiana al Teatro Comunale di Bologna. Come ti sei trovata, nei primi anni, nel Bel Paese?

I primi anni erano pieni di speranza, di entusiasmo e voglia di imparare. Vorrei ringraziareil mio amico Alberto Carmine e la sua mamma Sandra Righetti- per essermi stato sempre vicino, per avermi aiutato. Era la mia famiglia: con pranzi domenicali, passeggiate, divertimenti, studi della lingua italiana! Però, dopo essermi diplomata, ho capito che avere il diploma significa veramente poco. Alla famosa accademia della Scala per i giovani cantanti lirici- ho provato ad entrare, ma non sono stata ammessa. Però l’esperienza di cantare su quel palcoscenico è superlativa. Ho frequentato per poco i Corsi Open presso l’Accademia del Teatro Comunale di Bologna, ma sono stati chiusi a causa della crisi. Numerosi concorsi e audizioni, e quasi sempre senza resultati importanti. Austria, Germania, insegnanti diversi, ma non avevo possibilità economiche solide per poter seguire una preparazione adeguata- le lezioni di canto da nomi importanti e soggiorni nelle capitali europee costano molto. Rajna Kabaivanska mi aveva detto che ho una bellezza da supermodella, una voce molto particolare, ma non ero preparata tecnicamente e non mi ha preso nella sua Academy a Modena.

Hai partecipato ad innumerevoli concerti; tra i tanti vorrei che mi raccontassi delle emozioni percepite nella registrazione, per la Radio Vaticana, della Passione Secondo Matteo di Bach.

Erano quei giorni bellissimi di un viaggio con cantanti, coro ed orchestra del conservatorio di Novara. Tutti insieme. Da Alessandria fino a Roma in pullman. Eravamo accolti nelle stanze del convento delle suore a Roma. La Radio Vaticana ha trasmesso in diretta quella nostra esibizione. Francamente parlando, all’epoca non davo molto significato alla registrazione ma a conoscere gente nuova, divertirsi. Era stupendo girare Roma a piedi, di notte…  le cene affollate da musicisti, coristi, solisti… eravamo studenti

Vinci, come “Voce Speciale”, il “Quinto Concorso Internazionale Terre dei Fieschi” . Un riconoscimento, ed una consacrazione, per tutti i sacrifici che questa professione comporta e richiede?

No, no… non direi proprio così. Non era un concorso lirico prestigioso. Siamo a livelli nazionali. Sono passata nella finale del concorso. Non potevo vincere, perché altri concorrenti erano più esperti di me, ma la giuria era affascinata dalla mia interpretazione e dal timbro vocale, dalla pastosità della mia voce. E mi hanno consegnato questo premio. A dire il vero per ora i numerosi riconoscimenti che ho avuto sono quelli del pubblico: vedere la gente del teatro pieno alzarsi, cantare davanti a 15 000 persone è commovente.

Un’altra conferma arriva, dopo numerosi concerti, quando canti nel Salone d’Onore della casa dei musicisti (Casa Verdi), fortemente voluta dal Maestro. Cosa hai provato durante l’esibizione in questo “sacro luogo” della musica italiana?

La ricordo, quella esibizione, perché era la prima volta che cantavo davanti a veri artisti, musicisti. Questa casa è, come tutti sappiamo, costruita per accogliere il riposo dei musicisti.Chi ha vissuto e vive dentro il Teatro e la Musica. La sala da concerto non era molto grande. E quel ritratto di Verdi all’angolo. Si respirava un’aria del ‘900, l’atmosfera è posata, senza fretta, per poter osservare ed ammirare, e soprattutto ascoltare! Come nella vita post artistica di quei musicisti, ospiti di questa casa famosa di Milano

Michael Aspinall, maestro di canto e promulgatore della antica tecnica di respirazione, nonché profondo conoscitore dei vari registri vocali, ha pubblicamente apprezzato le sfumature della tua voce. Cos’ha significato, per te, questa onorevole considerazione?

Non era pubblicamente. Mio marito aveva delle conoscenze in comune, gli ha telefonato e siamo andati ad un’audizione a casa dal Maestro. È una persona di altri tempi che non passa inosservata. Molto educato. Mi ha sentito cantare, abbiamo parlato a lungo. Mi ha regalato alcuni libri di esercizi vocali, abbiamo parlato molto di fiato, postura, tecniche di respirazione e poi aveva detto a Vincenzo che la voce così non l’ha sentito dall’epoca di Maria Callas. Ed è uno che la Callas l’ha sentita cantare dal vivo. È un complimento prezioso per me che porto nel cuore

Le tue infinite “tonalità” ti consentono di spaziare in ogni genere musicale: tra le tue varie collaborazioni mi piace riportare quelle con due virtuosi della sei corde, Gianni Guarracino e Corrado Paonessa. Due stili, ed estrazione, diversi: come si crea la giusta intesa artistica con simili fuoriclasse?

Gianni Guarracino è considerato da molti grande chitarrista, compositore ed arrangiatore con referenze invidiabili ma molta modestia. Ci siamo conosciuti all’ippodromo di Agnano, e proprio là che mi ha sentito cantare per la prima volta. Lui ha sempre apprezzato la mia capacità di cantare in dialetto napoletano. Abbiamo lavorato molto sulle canzoni classiche napoletane, donando a loro un tocco di eleganza e semplicità. Pochissimi strumenti. Ci siamo esibiti in diverse manifestazioni. E siamo riusciti ad emozionare tante  persone (erano più di diecimila presenze) all’ippodromo Mediterraneo di Siracusa, eseguendo, chitarra e voce soltanto, i due brani classici internazionali come “Memory” dal musical “Cats” e “O Sole Mio”. Mi sono trovata molto bene con lui anche nello studio di registrazione, lavorando per ore e ore insieme. Corrado Paonessa, ci è stato presentato da un nostro amico comune, mi ha sentito cantare nello suo studio a Napoli, ha apprezzato la mia voce, ha voluto subito “creare” qualcosa per la mia voce, ma non abbiamo avuto ancora la possibilità di lavorare assieme.

Attualmente ti stai perfezionando con il Soprano Mara Naddei, accreditata tra i massimi esperti e docenti di Canto Lirico italiano: quali gli insegnamenti tratti da una così carismatica figura?

L’abbiamo conosciuta insieme con mio marito. Una donna determinata e dolce, alla quale debbo tanto. È stata lei ad “aprirmi gli occhi sulla tecnica vocale”, ad arricchire il mio modo di cantare, ad impostare la mia voce, a darmi la fiducia nel mio talento e farmi “ri-innamorare” del canto . In due anni che la conosco mi ha fatto studiare una marea di vocalizzi, tante arie e romanze. Purtroppo anche qua, tra diversi impegni non ho avuto la possibilità di frequentare le sue preziose lezioni “come si deve”, ma la tecnica sua funziona anche senza la sua presenza! Questo vuol dire avere un talento di trasmettere l’Arte.

La canzone classica napoletana ha raccontato, in ogni angolo del mondo, le storie di un popolo, rappresentandone la sua cultura. Come ti sei avvicinata a queste architetture sonore, che hanno commistioni differenti ma riconoscibili ovunque?

La canzone napoletana è conosciutissima! Prima di conoscere mio marito, napoletano, sapevo cantare il celebre brano “O Sole Mio” in russo ed in inglese! È stato proprio lui, Vincenzo, ad avvicinarmi alla canzone napoletana, spiegandomi la traduzione dei testi, facendomene ascoltare tantissime altre, spiegandomi la pronuncia e le sue difficoltà. E certamente, come ho già detto, è stato il Maestro Guarracino a mostrarmi le mie capacità interpretative in questo genere, scrivendo per me arrangiamenti particolari, “cucite addosso” alla mia voce. Quando le canto, propongo sempre versione bilingue. Mi affascinano molto. Per certi versi, rispecchiano la nostalgia russa in alcuni passaggi, per questo riesco ad interpretarli e le sento così vicine al mio cuore.

Non a caso hai ricevuto il “Premio Amore Azzurro” dall’emittente radiofonica Radio Amore, che nella Musica Classica Napoletana (e gli evergreen) ha il suo stemma di riconoscimento. Un piacevole e gradito attestato, questo?

La famiglia Romano la conosciamo da meno di un’ anno. Ma hanno sempre dimostrato un affetto particolare nei miei confronti. Ho fatto un’ intervista radiofonica con Antonio Romano, il fondatore della Radio cosi amata; hanno trasmesso in radio diverse mie canzoni e di conseguenza sono stata invitata a numerose manifestazioni. Li ringrazio sempre, di Cuore.

Quant’è importante la beneficenza? Ti chiedo ciò in quanto sei sempre calorosamente cortese, mettendo la tua voce a disposizione come valore aggiunto, quando si tratta di aiutare gli altri.

Nel mio piccolo cerco sempre di aiutare. Le manifestazioni di questo genere riempiono il cuore di speranza, sia al pubblico che agli organizzatori. Spero molto di poter fondare un’associazione simile. Ho qualche idea, ma per ora sono soltanto i miei sogni.

Ho sentito che Sandro Giacobbe si è entusiasmato nell’ascoltarti…

E’ una persona stupenda, ci siamo conosciuti al Premio di Radio Amore, mi ha sentito cantare e siamo stati invitati da lui e la sua gentilissima compagna Marina Peroni a Chiavari, alla serata di beneficenza. Mi ha presentato al pubblico in un modo molto affettuoso. Dopo la mia esibizione lui è uscito sul palco e ha sottolineato che la gente era in piedi ed applaudiva!

Ho saputo, inoltre, che stai progettando un CD d’esordio, che dovrebbe contenere cover di celebri brani ma con arrangiamenti diversi. Puoi anticiparmi qualcosa?

Potrei anticipare, ma molto poco. Si tratta di un lavoro bellissimo ed importante per me. Ed è stato possibile di realizzarlo grazie al Maestro Carmine Caiazzo e al Maestro Ettore Gatta. Ricordo con nostalgia le ore di lavoro nello studio di registrazione. Grazie a loro ho imparato molto. Verranno presentati alcunii brani internazionali famosi con un tocco di magia lirica in qualche punto inaspettato. Canterò in portoghese, inglese, arabo, spagnolo, francese, italiano, napoletano e naturalmente russo. Stiamo valutando se partire con un CD oppure presentarli step by step: un singolo dopo l’altro.

Sempre per ciò che concerne questo tuo primo Album, ho letto che Ario De Pompeis (Raccontami, Il Sole Nella Pioggia, Con Le Ali Di Un Angelo, solo per citare alcuni suoi brani che ascolto con piacere ed interesse), ha preparato per te due brani inediti. Com’è nata questa collaborazione?

Ario ci è stato presentato durante il lavoro nello studio di registrazione. Quando mi hanno parlato di un inedito e mi hanno mandato alcuni suoi brani, mi sono fermata subito sul suo stile di scrivere; ha dei testi stupendi, passaggi  strumentali particolari nell’accompagnamento della voce. I suoi brani saranno gli unici nella lingua italiana in questo lavoro che stiamo facendo. Ed entrambi sono molto diversi l’uno dall’altro

Che ci facevi, ad Andria, insieme a Lando Buzzanca e Francesca Della Valle?

La Puglia e la città di Andria hanno premiato la coppia artistica costituita dal notissimo e amato attore Lando Buzzanca e dalla giornalista e attrice Francesca Della Valle. Mio marito è il manager di questa stupenda coppia. È stata Francesca a propormi la partecipazione a questo evento. Dopo aver girato nel 2016 il cortometraggio “L’ultimo Passo Del Perdono”, presente al Festival di Venezia, la coppia ha consolidato la collaborazione artistica con la sitcom “Casa Buzzanca” il cui trailer è stato presentato durante la serata del 6 aprile scorso presso il Teatro Salesiano di Andria. È stata una serata molto bella ed il pubblico pugliese mi ha accolto meravigliosamente.

Ad Aprile scorso ti sei esibita nella città del Vaticano di fronte a delegazioni provenienti da diverse Nazioni. Per quale occasione?

Sua Maestà Don Marcello Maria I Gentile, il Re del Regno Dei Santi Pietro e Paolo, e La Dama Francesca Della Valle, Responsabile dell’Ufficio Stampa di questo Regno hanno proposto di Investire mio marito Vincenzo con la nomina di Commendatore, e la nostra cara amica, Dott.ssa Abbiento, con la nomina di Dama, alla Solenne Cerimonia di Investitura che si è tenuta il 29 aprile scorso in Roma. Ho avuto l’onore di cantare alla Cena di Gala, davanti a diverse delegazioni internazionali: il Presidente del Kongo, Christian Malanga, l’amatissimo, Lando Buzzanca, la nostra amica Francesca Della Valle, numerosi ospiti e naturalmente Sua Maestà Marcello Maria I Gentile.

C’è qualcuno/a che vorresti ringraziare…

Vorrei ringraziare mio marito Vincenzo Maisto e la mia amica Sofia Abbiento, per l’affetto quotidiano nei miei confronti, per il loro sostegno in ogni piccola cosa e per la pazienza nei confronti del mio “enorme e pesante” talento. Vorrei soprattutto ringraziare la cara Maestra Mara Naddei e la sua collaboratrice affettuosa, la mia amica e pianista Lucia Pascarella, per il tempo che mi hanno dedicato. Vorrei, infine, ringraziare l’Avv. Vincenzo Faiello con la moglie Teresa (di Giugliano in Campania) per l’affetto nei miei confronti. La loro casa è sempre aperta per noi, e ci sto così bene!

Fin qui un’esaustiva narrazione, artistica e di vita vissuta, di Julia Burduli.

Il pomeriggio è trascorso in modo piacevole ma si sta facendo notte, ed è ora di andare.

Mentre però stiamo per salutarci, mi chiede se ho voglia di ascoltarla Piano & Voce.

Of Course.

L’incanto non è facilmente descrivibile.

Veleggia con incredibile padronanza tecnica, e con grande trasporto emotivo, dagli Standard internazionali, al sound mediterraneo; dagli evergreen alle Arie immortali.

E quando l’Arte risplende, il tramonto lascia ancora luce alla magia del canto!

Restiamo in attesa del suo primo disco, che mi auguro non sia una sequela di singoli, bensì un album contenente per intero le performance che Julia vorrà regalarci.

Peace& Love.

filippodinardo@libero.it

Julia Burduli

Julia Burduli

Julia Burduli

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