Sono un fruitore/ascoltatore di musica da decenni.
Mi piace, in quanto lo ritengo doveroso, acquistare Cd e non già scaricarli –anche per la scarsa resa sonora- come mi piace sentire le sette note che regalano emozioni, così come gli strumenti e soprattutto la Voce.
Molti giovani lettori non hanno mai visto un mangianastri e/o un mangiadischi; non sanno che roba è uno Stereo 8, una musicassetta (anche se si registra un leggero ritorno di fiamma) e tantomeno hanno avuto la gioia di ritrovarsi tra le mani un vinile. Di sicuro non si sono mai goduti un negozio di dischi: ormai spariti del tutto. Un peccato, questo, che risulta (ultra) mortale. Che nessun confessore assolverà mai. Ma tant’è. Ci sono i siti specializzati. Ma vuoi mettere…?
Devo dire, però, che da alcuni anni a questa parte faccio molta fatica a digerire, nemmeno con dosi massicce di Alka Seltzer, ciò che invade i miei auricolari.
In primo luogo questi ritmi non mi piacciono; ed in secondo tempo: non li capisco, soprattutto se cantano (si fa per dire) in italiano.
Mi si dice che sono canzoni di protesta e manifestano il malessere giovanile. Mah! Sarà senz’altro così, ma a me pare che servano solo a far arricchire alcuni che non solo non hanno né arte né parte, ma che non sono dotati di ugole adatte.
Un esempio? Ho sempre seguito San Remo (potete pure sfottere) sin dagli esordi; ma ultimamente non comprendo più le parole. L’udito mi fa difetto? Può darsi.
Siamo, almeno io lo sono, schiavi di uno slang complicato, astruso e al limite del comprensibile destinato a pochi uditori. Ma bisogna farsene una ragione!
Poi però ogni tanto spunta all’orizzonte una Voce.
Mi riferisco a Julia Burduli che ha da poco pubblicato il suo primo CD.
Un esordio che definisco di pura magia sonora.
Già conoscevo Julia per le sue performance trovate OnLine, e qualche annetto fa ho avuto il piacere e l’onore di intervistarla, ma la consacrazione con un album (si chiama(va)no così) merita una chiacchierata di approfondimento.
Pertanto ci incontriamo.
Julia Burduli. Vuoi presentarti ai nostri lettori?
Sono nata in una cittadina al sud della Russia. Il mio papà è georgiano; infatti il cognome Burduli prende l’origine da una nobile famiglia georgiana, che proveniva dalla regione montagnosa del Caucaso. Le gesta e le imprese compiute dai Burduli si perdono nelle leggende e nella letteratura. E poi, non ti nascondo, che sono felice essere una connazionale con il grandissimo Khvicha Kvaratskhelia. Mia mamma invece è russa.
Vivo in Italia da quasi vent’anni, mi sono sposata nel 2016 con ex driver di trotto Vincenzo Maisto. Canto in diverse lingue oltre che in napoletano, lingua appresa da lui naturalmente. Credo di essere una donna raffinata ed elegante sia nel canto che nella vita di tutti i giorni.
Hai partecipato a numerose manifestazioni e spettacoli: quali le più significative ed emotivamente toccanti?
Ce ne sono diversi. Ho cantato sul palcoscenico del Teatro alla Scala per l’accademia del teatro nel lontano 2011 davanti a Renata Scotto ed è stata una delle emozioni più forti.
Ospite d’onore del generale Nikolay Isakov al Mediterranean Championships all’Ippodromo di Mosca, esibendomi davanti alle delegazioni francesi, italiani, americane
Special guest al Concerto di Max Giusti all’Ippodromo di Agnano
Teatro “Cantero” di Chiavari insieme a Sandro Giacobbe alla serata di beneficenza per i bambini disabili.
Città del Vaticano alla cena di Gala del Regno dei Santi Pietro e Paolo, davanti a Sua Maestà Marcello Maria Gentile, Presidente del Kongo Christian Malanga, delegazioni russe, americane, polacche ed inglesi
Mi sono esibita nella città di Pompei alla presentazione del libro di Lella Di Marino “Un amore diverso”, davanti al protagonista del romanzo al noto stilista Gianni Molaro, al sindaco di Pompei Pietro Amitrano e allo stilista Nino Lettieri
Ho inaugurato la fiera TuttoSposi 2019 alla Mostra d’Oltremare di Napoli ed ho ricevuto il Premio Campania 2019 come migliore talento emergente.
Ho aperto la V Edizione del Premio “Donne per Napoli 2019” eseguendo l’Inno di Mameli alla presenza dell’onorevole Mara Carfagna.
Ho ricevuto Premio Internazionale “Padre Pio da Pietrelcina”
Ho aperto due edizioni di Stranormanna città di Aversa – dopo la benedizione del Vescovo della diocesi di Aversa Mons. Angelo Spinillo cantando l’Ave Maria davanti ai 3000 atleti oltre ad almeno 5000 spettatori
Parliamo di questo tuo Cd. Innanzitutto ti chiedo: perché Eyes?
Amedeo Modigliani, pittore che ha vissuto tra 900 e XX secolo una volta aveva scritto: “Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi”, questa frase mi è entrata nel cuore ed ho fatto dipingere i miei occhi per cercare di trasmettere la mia anima a quelle persone che ascolteranno la mia voce
In più i miei occhi sono grandi ed espressivi. Una delle cover del CD è stupendo brano di Elton John “Blue Eyes”. Ho cercato di interpretarlo in un modo molto suggestivo.
I brani del CD sono undici, il lavoro era iniziato alla fine del 2019 e purtroppo la pandemia ha tardato la sua uscita.
Ho sempre pensato che creare l’arrangiamento è una magia e quando mi è stato presentato il Maestro Mario Simeoli (noto arrangiatore e compositore partenopeo, che ha alle spalle oltre 200 lavori discografici, numerosi direzione d’orchestra e colonne sonore) mi sono buttata a capofitto nel lavoro. Lo stimo e questo mio primo lavoro discografico è stato curato interamente da lui.
Ecco come descrive il M° Simeoli questo lavoro, sapeva che venivo da te Filippo, ed ha voluto condividere con te il suo pensiero:
“Parliamo finalmente dell’album “Eyes”. Ci troviamo di fronte a un disco dalle sonorità molto variegate, mentre il filo conduttore è basato sui testi e l’interpretazione della bravissima artista Julia Burduli. Otto “cover” e tre inediti
Ho voluto cucire la musica addosso ai testi e non viceversa. Ogni testo aveva bisogno di atmosfere diverse, era un passaggio obbligato, e ci sono anche forti contrasti.
La scelta dei brani è stata condivisa appieno con l’artista riproponendo così alcuni dei brani più acclamati e elogiati dagli appassionati della buona musica.
Vi confesso che ero molto curioso di sentire la sua tonalità di voce su questi brani, ma posso ritenermi ampiamente soddisfatto dalle sue doti vocali nonché dalla sua agile versatilità. Da lì è nata la possibilità di realizzare questo disco. I musicisti utilizzati hanno avuto un ruolo importante nella realizzazione di questo album caratterizzando ulteriormente le sonorità. Insomma non voglio anticiparvi altro su questo progetto ma vi invito ad ascoltarlo con la dovuta attenzione che merita”.
In questo tuo primo lavoro troviamo sia evergreen che brani inediti. Cominciamo da questi ultimi: Il Mare (Così È La Vita).
Il testo di questo brano particolare l’ha scritto il giornalista, scrittore e paroliere Alberto Foà, la musica appartiene al chitarrista Massimo Germini. È un mio debutto nella musica cantautorale, che ti dà a disposizione pochi mezzi vocali e devi tirare fuori la tua espressività artistica, le tue capacità di descrivere con le parole e le emozioni messi in musica, a volte quasi parlando. Di far emozionare raccontando nella semplicità la bellezza della poesia e della lingua italiana.
L’autore del testo Alberto Foà, con il quale di recente mi sono confrontata, mi ha espresso il suo pensiero:
“In realtà è un brano che è stato scelto per la bellezza del testo e per una struttura che le permette d’interpretare l’intensità delle parole e il “vestito” studiato appositamente per lei, con la dovuta profondità sia nelle parti quasi pop sia nel vibrato lirico con cui lei “firma” il tutto. È una canzone d’amore, una storia che è appunto come il mare, come la vita, il destino che forse è scritto come incontri d’ anime ma che solo noi possiamo vivere, colorare e non conta tanto raggiungere un indirizzo ma come ci si arriva e, prima ancora, come ci andiamo, insieme”.
Poi ci sta: Dimmi Di No, che non è quella di Umberto Tozzi bensì un altro inedito composto per te…
Il testo appartiene sempre ad Alberto Foà, la musica è del Maestro Simeoli
Io ho collaborato alla stesura finale sia del testo che della musica, migliorando ed adattando ancora di più il brano alla mia voce. Il brano è vocalmente difficile, e nonostante la sua stesura bassa e cantautorale valorizza in pieno il mio timbro scuro e drammatico nei distici, per poi aprirsi e volare nei ritornelli intensi e carichi
Alberto Foà sostiene che: “È una canzone per la madre di Julia: c’è la tenerezza dei ricordi di quando a pensare a Julia ci pensava sempre lei e c’è il desiderio che lei riesca, quasi per gioco, a non mettere sempre Julia al primo posto e occuparsi della propria felicità. Indispensabili l’un l’altra e sempre nel profondo del cuore, vicine anche a migliaia di chilometri di distanza, ma entrambe pronte a un passo indietro in questo amore e legame assoluto, per regalarci un sorriso da sole, anche se in realtà, una madre e una figlia, sole, non saranno mai…”
Mentre: La Supplica Alla Deìpara, quando l’hai composta?
Il testo è stato scritto agli inizi del 2019, poi mi è stato proposto di proporre la Supplica alla Parrocchia della Maria SS Immacolata di Qualiano davanti al Quadro della Madonna dell’Arco e il Maestro Simeoli, letteralmente in due settimane, ha fatto la prima stesura della musica ed arrangiamento, ed il 29 marzo 2019 l’ho cantato davanti alla mia adorata Madonna, alla presenza di Sua Eccellenza il Vescovo di Aversa e più di 4000 persone. Un’emozione indescrivibile
Adesso la mia Supplica chiude il CD ed è molto diversa dalla prima stesura…
Sono molto devota alla Madonna. Nella mia vita ho vissuto anche nel monastero di San Pietroburgo. Mio fratello è un parroco, sono andata a piedi a Pompei per la mia Madonnina. Non ci sono le parole per descrivere la Sua importanza nella mia vita. Nei ritornelli, per rafforzare prima di tutto la mia propria fede, ho introdotto l’inno alla Madonna in lingua greca “Aksion Estinos”. Il testo della preghiera è stato scritto dall’Arcangelo Gabriele ad un monaco sulla Monte Athos in Grecia nel X secolo. Questo testo, inciso sul pilastro della pietra è ancora conservato ad Istanbul. La chiamano la canzone degli arcangeli. Si usava nella liturgia nella chiesa cattolica bizantina e si usa finora nella chiesa ortodossa. È una richiesta di conforto spirituale, di fiducia nella Sua guida nella nostra vita e donazione di Pace di cui abbiamo così bisogno in questi ultimi anni.
Quali difficoltà, se ci sono state, hai dovuto superare per veder realizzato questo tuo sogno?
Filippo, con il mio canto e la mia testardaggine di andare avanti voglio dare un messaggio di coraggio e di speranza a tutti. Ho cominciato a camminare dopo i 3 anni con la diagnosi che ho avuto dalla nascita: fenomeni di encefalopatia perinatale con tetraparesi spastica. Per camminare benino debbo sempre pensare letteralmente ad ogni passo che faccio. Ho le contratture ed è difficile. Nonostante ciò ho un lungo percorso formativo canoro, iniziato al liceo nazionale di musica per poi proseguire all’Università di San Pietroburgo. Venuta in Italia ho ottenuto laurea magistrale in canto lirico presso il Conservatorio di Novara. Questa mia menomazione non mi ha permesso di fare carriera nel teatro d’Opera, in quanto la spasticità mi impedisce la disinvoltura naturale nel camminare, svolgere azione scenica e cantare contemporaneamente. Ma grazie a mio marito Vincenzo io non ho smesso di cantare. Cantando capisco che non ho bisogno delle gambe, ma solo della voce, che ha le ali.
Tra le cover mi piace iniziare da quella che trovo la più intrigante, anche perché ritrovo una schitarrata bluesy che è una meraviglia. “Nel più bel sogno ci sei solamente tu…”, cantava, nel 1968, il mitico Don Backy. Come l’hai scovata?
Nel 2016 in una manifestazione mi ha sentito cantare Bruno Venturini. Si è meravigliato della mia “immersione” personale nelle canzoni napoletane e del mio stile. Siamo rimasti parlare a lungo ed all’ultimo mi ha detto che la mia voce nella tessitura grave assomiglia moltissimo a Milva. Poi all’inizio di quest’anno mi ha parlato di questo brano mio marito. Dopo averlo sentito non ho potuto non cantarlo e la mia interpretazione è una dedica alla bravura di un’artista speciale come era Milva. La mia voce, originariamente lirica, all’inizio degli studi veniva spesso classificata come contralto. Con la mia voce ho cercato di dargli la dolcezza, mantenendo la profondità drammatica del brano. Ho dato ancora più spazio in alcuni momenti alla vocalità, allungando le note e creando dei silenzi nell’ accompagnamento…
Canzone, il titolo di questo brano che ancora si canta, ha per te un motivo particolare? Magari una dedica in musica e parole?
Ci sono delle cose che non tornano mai indietro. Amando per davvero ti devi perdere in una persona e poi, quando la perdi, diventa così chiaro che il tempo non cura per niente. Questa canzone per me è un’onda che ti travolge, tirando fuori dal cuore tutto il tuo “amore” che hai dato agli altri durante la vita, che ti fa muovere l’anima già dalle prime battute e che ti fa capire che solo la sofferenza ci può cambiare. Grazie ad essa le corde della nostra anima diventino più sottili e noi riusciamo a comprendere il vero Amore che poi non è un sentimento ma è la nostra azione nei confronti degli altri.
Altro brano che non conosce l’usura del tempo, (a differenza di tutti quelli che ascolto ogni giorno), interpretato da centinaia di cantanti, è Je Suis Malade, singolo di strepitoso successo di Serge Lama, datato 1973. Devo dire che la tua rivisitazione colpisce eccome; ma sono curioso di sapere di questa scelta…
Questo brano ci riporta al cantante francese Serge Lama. Molto struggente ed angosciante. L’idea era di “svuotare” ancora di più musicalmente la stesura del brano, lasciare le strofe quasi nella solitudine della voce ed interpretazione. Dare ancora di più il risalto alla drammaticità canora, trasmettere la sofferenza del testo attraverso le sfumature della voce. Quasi un sussurro dei distici abbinati ai salti intensi e poi esplodere nei tragici ritornelli.
Un’altra canzone, relativamente giovane ma già entrata a far parte della memoria musicale planetaria, che ascoltiamo nella tua scaletta è: Time To Say Goodbye. Dimmi…
Si, con questo brano abbiamo deciso di aprire il CD. Il famosissimo brano di Bocelli. Ha quasi trent’anni ed ha coniato il termine crossover, abbinando passaggi lirici con andamento della musica leggera. Abbiamo voluto alleggerire ed allargare ritmicamente la struttura, dandogli ancora di più la spensieratezza e la voglia di “partire” con i passaggi stupendi del celebre ritornello con lunghi legati della mia voce.
Poi troviamo: Abrazame… “Me Basta Tu Mirada Para Comprender…”. Si continua con la Canción De Amor…
Romantico e malinconico brano di Julio Iglesias è una novità per il repertorio mio. È dimostrazione di coraggio e di fedeltà allo stile originale. È un immergersi nello stile blues, dando lo spazio non alla vocalità, ma al testo e cercare di abbracciare l’ascoltatore con le parole mediante l’immenso aiuto della stupenda lingua spagnola.
Con Voyage Voyage cambiamo registro…
È uno dei brani più famosi e spumeggianti di Desireless, È un brano molto ballabile, nella mia versione ho personalizzato l’apertura del brano, adattando la sua tonalità alla mia voce. Abbiamo creato dei passaggi strumentali nei ritornelli, ma nonostante tutto è rimasto sempre un brano appartenente alla musica pop ed è come un aeroplano che scorre sul bellissimo mondo in cui viviamo.
Un ulteriore classico è: Blue Eyes, del Baronetto…
È una cover sul capolavoro di Elton John. Una delle hits più conosciute, immortale ed unica. Qui si parla degli occhi blue. In inglese è un termine a doppio significato: azzurro e triste. Questa canzone rispecchia molto i miei occhi azzurri, che spesso hanno un velo di tristezza russa. Ho cantato nello suo stile originale con qualche passaggio jazz. Pochi strumenti danno la libertà di esprimersi. Avvolgenti passaggi dei ritornelli, riconoscibili già dalle prime note. Improvvisazione personale e difficile che caratterizza in alcuni punti l’originalità della nostra visione del brano.
Una che non conoscevo è: Quédate. Mi dici di più su questa canzone?
Il decimo brano è una cover sul duetto tra cantautore russo Leonid Agutin e il compositore e interprete argentino Diego Torres. Quédate presenta una miscela unica di stili apparentemente incompatibili: R&B, Ballad Style e stile Urban. Per me è un brano fantastico, che ti travolge con la sua energica delicatezza e bellezza. Ti riempia della gioia ballabile. Questo brano è dedicato alla madre del cantante argentino Lolita Torres, una meravigliosa attrice, che due anni fa avrebbe compiuto 90 anni
E per finire: chi non ha mai canticchiato La Canzone Di Marinella, del Faber nazionale? Oltre che la tua versione devo confessare che mi ha molto entusiasmato, e quasi commosso, il video. E mi voglio pubblicamente complimentare…
Ti ringrazio di cuore. Anch’io sono innamorata di questa canzone da anni, e non avrei mai immaginato di cantarla. Qualche anno fa, nello studio di registrazione a Napoli ho provato a cantarla sulla base di De André. E sia io che mio marito siamo rimasti stupiti dall’effetto che ci dava. Maestro Simeoli ha avuto il coraggio di creare questo arrangiamento così originale ed incantevole solo per me. Penso in futuro di dedicarmi ad altri brani di De André.
Ho tradotto in russo in poesia un altro suo capolavoro “La Guerra Di Piero”
Ecco cosa ne pensa il Maestro Simeoli:
“La canzone di Marinella” è un testo talmente intenso, dove la voce dell’interprete ed autore originale (Fabrizio De André) accarezzava con la sua voce armonica e profonda le parole, nel nostro caso, modificando l’arrangiamento, “scomponendo” la divisione ritmica e modificando in 5 tempi la tonalità ho dato più possibilità di espressione a Julia, essendo lei un Soprano lirico.”
Sono pienamente d’accordo con il Maestro, abbiamo impiegato diversi mesi per creare la nostra versione originalissima: raddoppi dei passaggi vocali, sassofono, vocalizzi inediti nella parte culminante del brano abbinati al racconto continuo della storia di povera ragazza. La tragicità e continui punti di non ritorno, la magnificenza del testo e la voglia continua di mantenere la struttura del brano hanno permesso di subentrare ancora di più nella mia personalità artistica ed avere coraggio di condividere le proprie idee.
Dove dobbiamo cercarlo?
Chi vuole può andare su: https://bfan.link/eyes-6
Anche a: elisa@enginerecords.it
Oppure contattarmi scrivendomi: juliaburduli.eyes@libero.it
C’è qualcuno/a che vuoi ringraziare?
Prima di tutto vorrei ringraziare mio marito, dicendogli, che il suo Amore è l’unica cosa che mi fa vivere e cantare. Grazie per la sua fiducia ed il suo sostegno in ogni momento ed in ogni dove. Questo CD è il suo impegno per la mia carriera
Vorrei ringraziare Synfonica Records, di Napoli, dove abbiamo registrato e mixato; tutti i musicisti e il Maestro Mario Simeoli per questa meravigliosa ed indimenticabile collaborazione, il mio primo lavoro discografico.
Vorrei ringraziare Antonio Pianese, persona che ha dipinto nel modo eccellente i miei occhi. Dandomi la possibilità rivolgere lo sguardo al Mondo Intero
Vorrei ringraziare la mia amata collaboratrice linguistica, docente di Lingue e letterature straniere Cristina Ciotola per il suo sostegno e correzione professionale
Vorrei ringraziare Alberto Foà e il Maestro Massimo Germini per aver scritto e composto per me. È un onore
Questo lavoro, così importante per me, è stato pubblicato da Engine Records e distribuito da Believe; vorrei ringraziare l’editrice Elisa Alloro, per la sua amicizia.
In questo incanto sonoro si sono alternati: Davide Frezza, Giuseppe Landieri, Simone Amoruso, al Drumming. Alfredo Venosa e Sergio Morra, al Basso. Claudio Romano, Nunzio Veneruso, Aldo Ferraioli, alle sei corde. Aldo Veccia, alle Percussioni. Mario Simeoli, alle Tastiere e Pianoforte. Gigi Patierno, al Sax. Peppe Fiscale, per Tromba e Flicorno. Synfonica Classic Quartet, agli Archi. Ai Cori troviamo: M. Russo, G. Di Lena & Sinfo Choir.
Uno spiegamento di Maestri, mi viene da dire, proprio di altri (bei) tempi.
Un esordio coi fiocchi, questo di Julia Burduli, che, come abbiamo visto, presenta sia dei brani inediti che altri che non conoscono lo scorrere delle lancette.
Indubbiamente un album da ascoltare e riascoltare.