Dall’Alemania, a Bolzano fino al porto di Brindisi (Colonna Traiana) si segue la via Francigena dei commerci, spezie, olio e vino
La via Traiana, o Appia Traiana o “via del vino”, era un’antica strada romana che prende la denominazione dall’omonimo Imperatore di Roma, una variante come oggi sarebbe definita, costruita negli anni fra il 108 ed il 112 d.C. che collegava Benevento (Beneventum) a Brindisi (Brundisium). Una strada dedicata al traffico commerciale da e per l’Oriente vicino.
L’arteria commerciale, che utilizzava dei tracciati di una preesistente via di età repubblicana collegata ad antichi percorsi e tratturi di campagna, venne aperta al transito carrabile nel corso del II secolo d.C. quale variante della principale via “Appia Antica” e la strada rimase in uso per tutto il medioevo e, limitatamente al tratto appenninico, anche in epoca più moderna. In parte, ora coincide con il tracciato autostradale verso Bari e Taranto
Nel Medioevo, già in epoca longobarda il tracciato faceva parte della via Francigena, che toccava numerosi centri religiosi longobardi e in particolare era percorsa dai pellegrini diretti al Santuario dedicato a San Michele Arcangelo, di Monte Sant’Angelo, sul Gargano. Anche nella successiva epoca della dominazione normanna la strada continuò a parte del sistema delle grandi vie di pellegrinaggio e durante l’epoca delle Crociate venne percorsa sia da eserciti che dai fedeli in viaggio verso la Terra Santa promessa.
I cavalieri degli ordini dei Templari e dei Gerosolimitani nel corso degli anni edificarono lungo il suo percorso alberghi e ospizi per i viandanti assicurandone la sicurezza nel cammino di fede, mentre i grandi Conti di Ariano, attuale Ariano Irpino, controllavano dall’alto del tratto appenninico compreso tra Paduli, sul fiume Calore, e la corte di Ripalonga, lungo il torrente Sannoro. In quella fase storica all’altezza del valico di San Vito venne eretta l’omoniima Chiesa, nel mentre sull’attigua altura detta del Castiglione venne innalzato il Castello c.d.di Crepacuore; una fortezza che avrebbe avuto un ruolo cruciale nell’assedio all’insediamento musulmano di Lucera condotto nel 1269 da re Carlo I d’Angiò.
In epoca moderna, dopo il crollo di quasi tutti i ponti esistenti, forse a causa del devastante terremoto del 1456, rimase in esercizio il solo tratto compreso fra Tre Fontane (non lontano dall’antica Aequum Tuticum) e verso Troia (l’antica Eca) che, correndo lungo i crinali, non richiedeva l’attraversamento di alcun corso d’acqua. Lungo questa tratta, corrispondente all’antico tratturo Camporeale-Foggia, sorsero le taverne e i casali di Tre Fontane, San Vito e Cancarro, mentre si scatenarono lotte violente per il possesso della fortezza di Crepacuore, che finì distrutta.
In epoca rinascimentale quella tratta appenninica veniva definita “la via del sale” perché largamente in uso per il trasporto del sale marino prodotto dalle saline di Margherita di Savoia; tale tracciato conservò ancora notevole importanza fino agli inizi del Settecento quando, per iniziativa di re Carlo III di Borbone, venne sostituito dalla nuova via Regia delle Puglie (l’attuale strada statale 90 delle Puglie) che dalla sella di Ariano penetra direttamente nella valle del Cervaro.
Per il tratto campano si usciva da Benevento in direzione est, attraverso l’Arco di Traiano; per inerpicarsi verso il Forum Novum (tra gli attuali comuni di Paduli e Sant’Arcangelo Trimonte), proseguendo quindi verso l’attuale comune di Buonalbergo; in questo tratto si trovano tracce dei ponti di Latrone e San Marco oltre ai ruderi del ponte delle Chianche. La strada saliva quindi verso la località di “Santa Maria dei Bossi”, in agro di Casalbore; da questo punto e fino al fiume Miscano il tracciato della via corrispondeva a quello del tratturo Pescasseroli-Candela. Superato il torrente della Ginestra mediante il ponte di Santo Spirito, meglio noto come ponte del Diavolo e di cui restano tracce cospicue, il percorso proseguiva verso il pianoro della Malvizza, nel mezzo della valle del Miscano. Poi superato il corso del Miscano tramite un ponte di cui restano diverse tracce[, la via Traiana risaliva sull’altipiano di Sant’Eleuterio ove sorge Aequum Tuticum. Questo vicus, in territorio di Ariano Irpino, era situato all’incrocio con la via c.d. Herculea.
Il tracciato continuava poi a salire fino al casale Tre Fontane, in territorio di Greci, da dove il percorso della strada veniva a coincidere con quello di Camporeale per raggiungere quindi il valico appenninico di San Vito.
Un itinerario di viaggio alternativo, ideale per chi non ha fretta e ama gustare buoni cibi accompagnati da un ottimo vino.
Giorgio M. Palumbo