UNO STATO COMPLETAMENTE DA RIFONDARE

L’anno prossimo, in una data che resta da individuare sul calendario fra la fine del mese di febbraio e l’omologo periodo del marzo, in base alla previsione diretta della nostra Costituzione, il popolo italiano si recherà alle urne per le elezioni politiche.

La Carta fondamentale prevede infatti la decorrenza di un periodo massimo di 70 giorni fra la fine di una legislatura e l’inizio della successiva, all’interno del quale un arco di cinquanta deve ricomprendere l’indizione dei comizi elettorali. In tale arco temporale si svolgeranno le votazioni per il rinnovo delle due Camere rappresentative che, nel nostro sistema costituzionale, compongono il Parlamento.

Infatti, entro 20 giorni dallo svolgimento delle Elezioni generali, ove dovranno essere eletti dagli italiani dotati del godimento dei diritti civili e politici, quindi del diritto di voto, 630 deputati, 12 dei quali nei collegi riservati ai nostri concittadini residenti all’estero  iscritti nell’apposita Anagrafe (A.i.r.e.) e 315 Senatori, 6 dei quali all’estero, per un numero complessivo di 945 rappresentanti popolari elettivi, si dovranno riunire le due Assemblee legislative composte dai nuovi eletti.

In base alla Legge fondamentale della Repubblica, la Camera dei deputati ed ancora il (non disciolto e neppure modificato) Senato della Repubblica danno luogo, nel nostro Paese, ad un sistema politico istituzionale di diretta rappresentanza popolare, titolare del potere legislativo.
In proposito, la dottrina parla di bicameralismo c.d. “perfetto” e non perché funzioni perfettamente come efficienza e rappresentatività ma perché il voto di entrambe si deve necessariamente saldare, essere identico, parola per parola e punto su punto sul testo approvato.

 Una situazione paritaria imposta dalle norme della Costituzione per aversi una legge, una deliberazione legittima, il voto di fiducia o meno per un esecutivo di Governo, delle nomine parlamentari ed altro ancora.                                                                                        

In questo quadro politico istituzionale laddove, per equilibrio di sistema voluto dai costituenti, ciascuno dei tre poteri fondamentali trova sempre un preciso contrappeso a garanzia degli altri dovrebbe, senz’altro, imporsi all’intelligenza degli schieramenti politici avversari l’assoluta esigenza di approvare una legge elettorale omogenea per rinnovare i due rami parlamentari.         

Una norma base per votare utilmente e che, quale sia il sistema prescelto,  possa riuscire a determinare un risultato chiaro: espresso in una conseguente maggioranza politico rappresentativa per consentire la successiva governabilità del Paese. Altrimenti, saranno ulteriori guai.

Tuttavia, gli italiani dovranno già nel prossimo futuro meritarsi di più e di meglio. I cittadini, riuniti quale corpo elettorale nazionale, potranno decidere, dal 2018 in avanti, tornando al voto ed alla partecipazione, di essere nuovamente protagonisti della vita sociale e d poter nuovamente influire sulle scelte fondamentali della politica nazionale.

Ma occorre scegliere, con chiarezza, premiando nel voto il meglio espresso dalle forze politiche in contesa.

Solamente così e con ampia condivisione si potrà mettere in cantiere la riforma complessiva di questo Stato, una condizione essenziale, per poter provvedere degnamente ad i giovani ed alle generazioni successive.

Partecipando da protagonisti e senza pessimismi.

Giorgio M. Palumbo

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