Dopo il diktat della Commissione U.E. è arrivato il tempo della manovra per l'”aggiustamento” dei conti pubblici 2017

Siamo ad aprile, e per l’Italia, l’anno da poco iniziato si presenta, come sempre, problematico nuovamente apertosi con richiami contabili della Commissione Europea e conseguenti minacce procedurali d’infrazione.

Incerto e complesso sotto tutti i profili, da quello della situazione istituzionale e politica ormai tesa verso la conclusione naturale della legislatura, comunque inconcludente, fino a quella socio-economica.

Settore laddove aumenta la tendenza negativa dovuta alla minore propensione al consumo determinata dalla accentuata compressione, leggi impoverimento, del “ceto medio”. Proprio quella compagine sociale in genere portante per la struttura economica di una moderna nazione.

Riguardo ad una “ripresa” gli indicatori risultano contrastanti e quindi nella prospettiva connotata da scarsi margini di crescita dell’economia nazionale si conferma il dato negativo del potere attuale di acquisto, molto basso, delle famiglie.

In effetti in base alle ultime previsioni diffuse anche da fonti europee accreditate saremmo l’unico Paese che a consuntivo del 2017 vedrebbe un progresso statistico dell’economia nazionale ancora inferiore all’1%. Ciò mentre tutti gli altri considerati deboli, Grecia compresa (2% di stima di crescita del Pil), Spagna (il 4%), Irlanda e Portogallo sarebbero ben oltre i due punti percentuali di progresso. Inutile parlare poi dei Paesi del centro e nord europei ormai fuori da ogni crisi continentale, e come sembra chiaro, da ogni logica comunitaria e solidaristica.

Per l’Italia, invece rimasta fanalino di coda dell’economia della vecchia Europa, restano piuttosto labili le speranze di evoluzione positiva legate, come sono, ad un quadro politico molto incerto e giunto “a fine ciclo” per norma costituzionale. Considerato che le elezioni politiche generali per i due rami del Parlamento si terranno entro la fine del mese di febbraio del prossimo anno 2018.

Purtroppo, nel nostro paese continua la crisi economica che, iniziata nel 2010, colpisce ancora forte continuando da oltre sette anni ad indebolire i cittadini, oltre alle categorie produttive, danneggiando sempre più tutte le classi sociali medio – basse.

Risulta evidente il fatto che i tentativi fatti dagli ultimi governi e sia in questa calante che nella precedente legislatura non hanno prodotto alcun apprezzabile risultato di crescita in campo economico. Nessuna ricetta ha funzionato.

Dopo aver concluso l’anno in corso e all’esito dei risultati delle elezioni politiche generali del prossimo dovrà essere poi la forza politica (coalizione) risultata vittoriosa ad assumersi un gravoso impegno di legislatura (5 anni): quello di cercare di ricreare speranza nel futuro e per i giovani.

Un’enorme responsabilità quella che attende i “vincitori”.

Comunque, non si tratta di una situazione irreparabile e dobbiamo mantenere la speranza partecipando al possibile cambiamento.

Giorgio M. Palumbo

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