Nelle interviste del dopo Napoli-Villareal, trovandosi a commentare l’ennesimo risultato bugiardo, con un pari che ha significato eliminazione a fronte di una partita giocata alla pari ed una più che dominata, Maurizio Sarri ha lanciato all’ambiente, a mio parere, un segnale chiaro. Pur dicendosi dispiaciuto per aver abbandonato l’Europa League, il tecnico ha provato a guardare il bicchiere mezzo pieno, e nel bicchiere mezzo pieno ha trovato delle settimane complete per allenare la squadra, dopo mesi di cicli di partite da disputare ogni tre giorni. Ai napoletani, in fondo – ha chiosato Sarri – interessa il <<coso>>, lo scudetto.

Certo, non lo ha nominato ancora; certo, ha provato a scaricare la pressione dalla squadra lasciando intendere che il chiodo fisso, giustamente, appartiene ai tifosi, più che ai calciatori; però, questo è il dato nuovo, ne ha parlato, del <<coso>>.

Fino ad ora Sarri aveva evitato quasi sempre anche l’accenno al trionfo tricolore (memorabile il gesto apotropaico compiuto, al riguardo, in una conferenza stampa); ora invece, in un momento in cui i risultati sembrano non voler arrivare, ecco che il Mister pone la questione. Certo, parla di un qualcosa che sta a cuore ai tifosi: ma che senso avrebbe parlarne se si volesse sottendere che il <<coso>> non è al centro dei pensieri della squadra?

Potrebbe mai Sarri provare a “consolare” il tifo per un’eliminazione assai amara tirando in ballo ciò che dovesse pensare che non possa mai arrivare? Sarri, secondo me ci crede, e tanto: e fa anche bene, aggiungo. Siamo a dodici giornate dalla fine, il Napoli è lì, ad un punto dalla vetta, e da questa settimana ci si potrà allenare bene, soprattutto con costanza.

Credo che il mister sia sincero quando dice di non essere preoccupato: la squadra sta giocando addirittura con un baricentro più alto rispetto a prima, mi pare conceda sempre poco (forse perfino meno che nei mesi scorsi), le reti prese sono oggettivamente figlie A) di una mancanza di brillantezza alla quale speriamo si porrà rimedio avendo, appunto, settimane piene per allenarsi e lavorare (nello sport la brillantezza corrisponde anche alla capacità di fare la scelta e la lettura giusta in una determinata situazione della gara: Callejon, uno dei più “usurati”, sbaglia due letture e Zaza e Bonaventura segnano) B) di contingenze davvero spaventose: errore di Mertens+scontro Hysaj-Callejon+deviazione di Albiol a Torino; mani non visto in Spagna; deviazione sporca di Koulibaly che passa la palla a Bonaventura, e gliela passa in modo tanto preciso che il rossonero non ha nemmeno bisogno di stopparla; cross di sinistro da parte di un destro che per sbaglio si trovava lungo l’out sinistro, e per sbaglio la mette all’incrocio.

Non so chi legge, ma io tanti episodi, così concentrati e “monodirezionali” in vita mia non li ho mai visti, tutti insieme. Sarebbe miope attribuire solo alla sfortuna le colpe per un mini filotto di 4 partite senza vittoria, con pochi goal fatti e con un numero di sconfitte pari a quelle rimediate in tutti i 5 o 6 mesi precedenti: eppure, questa è una squadra che continua a dare la sensazione di dominare campo ed avversario, e davvero viene da pensare che quando la brillantezza tornerà e gli episodi andranno via, le cose potranno cambiare. Non è che non si creino occasioni da rete o non si produca gioco, in fondo; certo, magari la palla gira più lentamente, ma comunque le palle goal arrivano: e secondo me la stessa storia degli avversari che gli avversari hanno preso le misure al gioco del Napoli è vera fino ad un certo punto.

Su tali basi, io credo, Sarri è ottimista: e fa bene ad esserlo, ribadisco! Non sempre chi verrà a difendersi – cosa che faranno quasi tutti i prossimi ospiti del San Paolo – avrà la qualità difensiva della Juventus o, perché no?, anche del Milan visto lunedì: quando i nostri torneranno a girare, per le squadre di cabotaggio medio-piccolo sarà difficile reggere per 90 minuti la pressione del nostro attacco senza commettere errori.

Resta qualche trasferta insidiosa, vero: se però, come credo, Fiorentina, Inter e Roma vorranno giocarsela a viso aperto, gli azzurri partiranno tutt’altro che battuti, e poco importerà che si stia a casa loro.

Per quanto mi riguarda, lo dicevo la sera stessa del 13 febbraio, dopo la sconfitta contro la Juventus: il vero ostacolo da superare è quello rappresentato dal prossimo lunedì; se ne usciremo bene, dopo la strada potrà essere in discesa, almeno per un mese.

È il momento della sofferenza, che sia anche il momento della fiducia, in attesa di quei conti che, come sempre, si faranno alla fine.

Andrea Carpentieri

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