Trovare un lavoro non deve essere un’impresa
Mentre il governo “gialloverde” prosegue la sua difficile opera, tra un’elezione regionale ed un’altra, un problema politico amministrativo dietro l’altro e una crisi economica latente che, in Europa, colpisce più noi di altri per le nostre debolezze strutturali, in particolare il nostro immenso debito pubblico.
Un peso insopportabile, una entità pari al 132 % del Pil, il prodotto interno lordo, frutto economico di un intero anno di attività nazionale, in gran parte alimentato dalla spesa per “interessi passivi”, un quinto circa del totale, e per altri profili da automatismi di spesa da decenni fuori controllo e che continuano a crescere.
Sui quali ancora non si riesce ad intervenire.
Ma, questo Paese deve imboccare veramente la “strada del cambiamento” per quanto difficile possa sembrare l’obiettivo prestabilito mettendo il lavoro, i giovani con lo sviluppo sostenibile, al centro di ogni possibile iniziativa, anche liberando progetti d’innovazione.
Favorire l’aggregazione giovanile, aiutare le imprese iniziali, le cd “start up”, in quel grande bacino potenziale di attività socio economiche che è rappresentato dagli enti del “Terzo settore”: non pubblici né commerciali.
Spesso abbiamo scritto che la nostra vera industria, con possibilità di sviluppo uniche nel panorama mondiale, deve essere quella culturale, ricomprendendo in questo termine ogni aspetto artistico, storico e quelli di valorizzazione dei nostri territori, così come dei prodotti tipici dell’enologia e la gastronomia, con le tante delizie ormai conosciute nel mondo intero.
Quindi, parliamo di un grande progetto turistico nazionale, realizzabile in ogni nostro ambito territoriale, laddove le Regioni, ben utilizzando i fondi europei, possono svolgere insieme agli altri enti locali, costituiti dagli 8.000 Comuni esistenti, un ruolo da essenziali protagonisti date le loro attribuzioni costituzionali in materia.
Allo Stato centrale resta il compito di dare la cornice legislativa ai settori e di fare politiche promozionali e accordi a livello extra europeo.
Ai nostri giovani deve andare un ruolo da protagonisti di questo futuro possibile, ove ogni studio compiuto ed ogni attività possa e debba essere qualificata e valorizzata realizzando un’imprenditoria giovanile diffusa in questi campi.
Occorre avere coraggio ed iniziativa.
Giorgio M. Palumbo