Troppi debiti, sessantatrè milioni e 700 mila euro, e nessuna soluzione per risanare il bilancio e invertire la tendenza dell’accumulo di debiti. Ora per coprire tutti i debiti del comune si dovrebbero vendere tutti i beni di sua proprietà.

Una giornata “storica” che era giusto che i cittadini vivevano di persona. Nella consapevolezza del disastro ma nella riflessione delle responsabilità, Ma così non è stato, solo pochi intimi, loro come tutti gli altri subiranno le conseguenze di questa catastrofe.

Ora si teme il peggio per i cittadini melitesi che dovranno pagare più tasse: acqua, spazzatura ecc., che si vedranno tagliare i pochi servizi di competenza comunale come asili, mense e assistenze varie, ma anche una stretta per l’economia e per il commercio e un grosso punto interrogativo per i lavoratori iscritti sul libro paga del comune come gli LSU.

E io pago! Direbbe il grande Totò.

Il Comune è fallito, in realtà è fallita una cultura politica che ha fatto della incapacità il suo pilastro, una politica che non è stata lungimirante, non ha inventato niente, che ha riproposto conosciuti modelli del passato, di assalto alle poltrone comunali, che ha prodotto incalcolabili danni alla collettività, prima non badando alla crescita sana del tessuto sociale del paese, anzi! Ed ora al fallimento economico.

O, forse, mi sbaglio: non è vero che a Melito la politica ha fallito, perché al contrario ha trionfato. Cos’è infatti la politica in democrazia? È fare la volontà del popolo, e questo disastro è il frutto dei politici scelti dagli elettori proprio perché disponibili ad ogni tipo di favoritismo, creduloni alle promesse.
Una volta si diceva: “O’ pesc fet ra’ cap”. Non è vero! Il pesce puzza dalla coda, cioè dal popolo, non dalla testa. I casi sono tre: o i melitesi sono incapaci di esprimere una classe dirigente competente, o questa non esiste, o vogliono proprio questo per ottenere da questi che votano favoritismi e protezione della propria “illegalità”, come accade nel caso eclatante dell’abusivismo di ogni genere esistente nel nostro paese.
Quale politico resisterebbe un solo giorno a Melito se reprimesse davvero l’anarchia esistente e facesse le cose perbene senza guardare in faccia a nessuno nell’interesse della collettività? Guardatevi allo specchio, e saprete chi è il colpevole di tutto!

Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Tonino Caiazza

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