Una statuetta venerata da ogni angolo della Terra e di cui non molti ne sono a conoscenza

Le origini:
Nei secoli passati, i cristiani combattevano sanguinarie guerre in terra di Spagna. In quei tempi, presso Siviglia, si ergeva un antico convento dove risuonavano le preghiere dei monaci e si poteva sentire il profumo dei fiori.
Improvvisamente apparve un esercito nemico; erano i ferocissimi Mori che, in poco tempo, rasero al suolo la dimora.
Molto tempo dopo, quattro frati, scampati al massacro, fecero ritorno in quelle rovine per tentare di restituirlo alla sua perduta bellezza; ma, nonostante gli sforzi profusi, il santuario risorgeva lentamente. Una sera d’estate uno sconosciuto fanciullo apparve ad un frate, che stava lavorando in giardino, e lo esortò a pregare. Questi giunse le mani, si inginocchiò ed iniziò a recitare le sue preghiere; mentre declamava alcuni versi, alzò gli occhi verso il fanciullo, e questi sorridendo disse: “Sono Gesù”. Il frate, esterrefatto, cercò di imprimersi nella memoria i lineamenti di quel bambino che scomparve in un baleno.
Gli anni trascorrevano ed il convento si ripopolò d’altri confratelli; il monaco, che anni prima aveva avuto quella visione, era invecchiato e cercava in ogni modo di fissare sulla cera i lineamenti di quel bambino visto tanto tempo prima. Con quanti sforzi facesse, però, non riusciva a ricrearne l’immagine e in tutti i ritratti modellati non riusciva a ridisegnarla.
Finché un giorno, mentre era intento a lavorare la materia che gli scivolava tra le dita, un bagliore improvviso lo circondò.
Era tornato il bambino, gli stava di fronte e sorrideva. “Sono qui affinché tu possa finire la tua statuetta”. Gli disse.
Il frate prese a modellare con ardore e con dita tremanti. Dopo tutti questi anni, il bambino non era cambiato per niente; soltanto la sua bellezza, gli parve ancor più grande.
Sembrava che la cera si modellasse da sola.
L’opera, finalmente, fu realizzata.
Il giorno dopo i frati, che trovarono il corpo del confratello giacente accanto alla statuina, notarono che sul suo volto era rimasto impresso un sorriso beato.
Come la statuetta del Bambin Gesù giunse a Praga:
Correva l’anno 1628 quando una nobildonna si recò da Padre Ludvík, priore dei Carmelitani Scalzi, e gli disse:
“Vi porto in dono la cosa più preziosa che possiedo”.
Ciò avvenne nella Chiesa della Vergine Maria della Vittoria, nell’antico quartiere di Malá Strana. Tra le braccia recava un oggetto avvolto in un panno bianco. Il priore, che si chiedeva quale fosse il prezioso dono così caro a questa dama che apparteneva alla più aristocratica famiglia del reame, si chinò con curiosità verso Polyxena, che aveva deciso di trasferire la statuina dalla cappella di famiglia in un luogo dove tutti potessero venerarla.
Isabella, figlia di una delle famiglie più potenti d’Aragona e Castiglia, era andata in sposa a Vratislav di Pernstejn, di nobile casato ceco. A tenere compagnia alla madre di Polyxena, che aveva ben presto abbandonato la propria soleggiata terra per trasferirsi nella cupa terra ceca, c’era proprio la statuetta del Bambino Gesù. A quei tempi la venerazione al Bambino era già diffusa in Spagna, e si narra che la stessa Santa Teresa d’Avila, ogni qualvolta si metteva in cammino, non intraprendeva il viaggio senza la statuetta che somigliava a quella di Polyxena la quale, nel 1587 sposò il nobile boemo Vilém di Rozmberk che vantava diritti al trono. Non si separò dalla statua neanche quando sposò, dopo essere rimasta vedova, il Cancelliere supremo del regno.
Si racconta che Polyxena ben conoscesse i sorprendenti poteri della statuetta e, forse, era stato propria per la sua intercessione che era riuscita ad avere un figlio in età avanzata; per questo, poco prima di morire, decise di offrirla al convento. I fedeli presero a chiamarlo “Il Piccolo praghese”. Il beato fanciullo di Praga.
Dopo averla riposta si allontanò dalla Chiesa, calò il silenzio, e una volta che il priore dei Carmelitani spense i lumi, ecco che improvvisamente il buio della Chiesa fu squarciato da una luce spirituale. Una luce che si sarebbe diffusa da Praga per tutto il mondo.

Prima Parte

I primi miracoli:
Appena la statua fu collocata nella Chiesa della Vergine Maria della Vittoria, nel quartiere Malá Strana, si succedettero le stupefacenti testimonianze di quanti, malati, erano guariti; chi non vedeva, una volta che si soffermava a pregare davanti la statua, riacquistava la vista; quelli che non sentivano riacquistavano l’udito e coloro che vi giungevano trascinandosi a malapena gettavano via le grucce ed uscivano da quel luogo santo con i loro piedi. La sua fama si sparse, in breve tempo, da Praga in tutto il regno di Boemia.
Tempo di guerra:
Nel 1631, ancora una volta, Praga era assediata da truppe tedesche che distrussero anche il convento. Vandali strapparono la statua dal tabernacolo e, spezzandole le braccia, la gettarono dietro l’altare. Dopo la ritirata, i monaci, ritornati al convento, trovarono il Bambin Gesù che giaceva per terra abbandonato e dimenticato. Ma le sofferenze per il popolo praghese non erano finite. La città cadde di nuovo preda di truppe nemiche ed una violenta epidemia di peste la colpì, e la metà della popolazione ne morì. I fedeli si riunivano; ma, ad ogni Messa, il numero dei partecipanti era sempre minore. Ancora una volta la statua andò persa.
Il monaco di Lussemburgo:
La leggenda narra che il casato del grande Re boemo, l’imperatore romano Carlo IV, avesse origini a Lussemburgo.
E da qui che, tre secoli or sono, giunse a Praga un giovane frate.
Si chiamava Mikulás Schockvilberg e prese il nome di Cirillo della Madre di Dio. Padre Cirillo soleva celebrare la liturgia davanti all’altare del Bambino Gesù e siccome gli eventi bellici lo tennero lontano da Praga, fece ritorno solo nel 1637 e da quel momento la Boemia diventò la sua patria. Entrò e chiese ai suoi confratelli dove fosse la statua, ma nessuno seppe dargli risposta. Convinto che dovesse essere nascosta da qualche parte, prese a vagare per il convento. Infine la trovò. L’oggetto che Padre Cirillo aveva in mano non rispondeva più al ricordo della splendida statua custodita dalla nobile Polyxena; aveva un aspetto desolante.
Il frate la strinse commossamente fra le braccia. Si inginocchiò e si raccolse in preghiera. I frati non avevano nemmeno di che comprare le candele, e solo il chiarore della luna rischiarava l’oscurità della Chiesa. Improvvisamente, in questo silenzio, si sentì la voce di un fanciullo che disse:
“Abbiate pietà di me e io avrò pietà di voi”.
A Cirillo per poco non gli prese un accidenti.
“Restituitemi le braccia ed io vi restituirò la pace. Se vi mostrerete devoti, io non vi abbandonerò”. Continuò la vocina.
Il monaco prese coraggio e si avvicinò, sciolse la veste e costatò che effettivamente gli mancavano. Corse dal Priore, che non gli credette. E poi, dove prendere i soldi per far riparare una vecchia ed inutile statuetta? Il lavoro sarebbe costato non meno di un soldo d’oro. Al rifiuto del Priore, Cirillo se la portò nella sua cella e chiese al Signore che inviasse i soldi necessari per il restauro. Inaspettatamente un malato bussò alla porta del convento e donò ben cento soldi d’oro. Nemmeno questa volta il priore si lasciò convincere. Preferì commissionare una nuova statua; ma, non appena questa fu collocata sull’altare, un pesante candelabro le cadde addosso frantumandola.
“Adesso finalmente il Priore si convincerà: questo è un segno divino”, penso Cirillo. Neanche questa volta il Priore mutò opinione.
A Padre Cirillo sembrava che ogni sua invocazione andasse a vuoto. Poi, arrivò l’ordine per il Priore di lasciare il convento.
La gioia di Cirillo era infinita.
Una signora misteriosa:
Il convento aveva un nuovo Priore. Padre Cirillo si recò a trovarlo. Gli narrò degli accadimenti della statua e gli confidò il segreto della vocina che aveva udito. Il nuovo arrivato non gli credette. Pensava che Padre Cirillo fosse in preda alla follia.
In ogni modo decise di mettere alla prova i decantati poteri di quest’ultima. “La farò aggiustare a patto che il Bambino Gesù aiuti il convento”. Disse
E il fraticello: “In che modo dovrebbe aiutarlo?”.
E questi rispose: “Che ci mandi un atto di grazia”. Cirillo voleva ribattere che i fedeli aiutati già erano una moltitudine, ma tacque e si ritirò nella sua cella a pregare. La storia narra che fu chiamato in Chiesa poiché una misteriosa donna desiderava parlargli. La dolce signora gli disse che non voleva più vedere il convento in questo stato di abbandono, e per ciò gli donò dei soldi, tanti soldi. Non riuscì a pronunciar parola, e la misteriosa benefattrice scomparve. Corse dal Priore per raccontargli tutto d’un fiato l’accaduto e gli mostrò il denaro. Incredibile a dirsi: il Priore non gli credette! Fra’ Cirillo desolatamente ritornò in cella. Quanto denaro aveva ricevuto il convento ma non si trovava un solo soldo d’oro per il restauro, pensò. Mentre era assorto in questi tristi pensieri, udì una voce:
“Portami all’entrata, troverai una persona che avrà pietà di me”. Non se lo fece ripetere: prese la statua e si recò dove gli era stato detto. Gli venne incontro un ufficiale dell’esercito imperiale che aveva conosciuto mille sofferenze ed aveva visto tanti bambini feriti e mutilati. Lo fece riparare a sue spese. Padre Cirillo non aveva alcun dubbio che la statua fosse miracolosa: altrimenti perché la Madre di Gesù in persona sarebbe venuta in Chiesa? La leggenda dell’artista che guarì la statua:
Si racconta che restituire le braccia alla statua non fosse un’impresa facile. Gli scultori si alternavano ma i loro interventi parevano tutti segnati dalla stessa sorte. Ricreavano in cera le braccia, mostravano il lavoro ai monaci, prendevano il compenso e se ne andavano; ma, tutte le volte si ripeteva la solita scena: il giorno dopo i frati si recavano all’altare e ritrovavano la statua senza braccia. Per i carmelitani ogni scultore rappresentava una speranza; purtroppo, il risultato non cambiava.
Un giorno si presentò un’artista sconosciuto, che nessuno in città conosceva. Chiese di poter guarire lui la statua. Aveva un viso fanciullesco. I monaci pensavano come potesse riuscire in un’impresa che aveva registrato il fallimento dei più celebri artisti di Praga. Il fanciullo si inginocchiò e prese a modellarla come se fosse raccolto in preghiera. Non sembrava uno scultore, piuttosto un dottore! Il giorno dopo i monaci si recarono all’altare convinti di ritrovare le braccia staccate. La sorpresa fu immensa: il Bambino Gesù aveva di nuovo le braccia, e con la manina alzata, benediceva il mondo. Si chiesero chi fosse quel giovinetto, e capirono che solo un cuore puro poteva ottenere un simile risultato.

Seconda parte

Alcuni Miracoli:

La signora Elisabetta, sposa del conte di Kolovrat-Libstejn, bella ed altezzosa, si ammalò di una terribile malattia: era condannata a vivere al buio e nel silenzio. Perse di colpo la vista e l’udito. Decine di dottori si alternarono al suo capezzale, e l’infelice consorte cercava disperatamente qualcuno che alleviasse le sofferenze della sua amata sposa. Decise di lasciar da parte gli scienziati e mandò un servo alla Chiesa della Vergine Maria della Vittoria, pregando i monaci di mandargli la statua al palazzo.
I frati acconsentirono. La malata sussurrò una preghiera ed il frate pose la statua tra le sue braccia. Elisabetta la strinse dolcemente; dopo poco emise un alto grido. Intorno a lei tutto diventò luce accecante, e la sua gioia crebbe ancor di più appena poté rendersi conto che di nuovo poteva udire la propria voce.
Si narra, inoltre, che Elisabetta si affezionò a tal punto alla statua che decise di tenerla con se.
Un giorno, dovendo uscire, fece preparare la carrozza che aveva al tiro tre paia di cavalli. Il cocchiere fece schioccare la frusta diverse volte, ma la carrozza non si mosse di un centimetro restando inchiodata come fosse pietra. Il cocchiere frustava le bestie che non riuscivano a fare altro che restare dove erano. Elisabetta scese impietrita dalla carrozza; aveva ben capito il perché: non avrebbe dovuta tenersi la statuetta poiché non le apparteneva in quanto era dei fedeli, ed il suo egoismo era stato punito. Mandò a chiamare Padre Cirillo e gli raccontò l’episodio. Appena il frate la rimise al suo posto la carrozza sfrecciò verso la sua destinazione. Gesù Bambino e il ladro:
Durante la guerra dei Trent’anni, il Santo Bambino divenne il fanciullo più amato di Praga. I poveri lo circondavano d’amore, i ricchi gli portavano oro, argenti e pietre preziose, ed un uomo decise di impadronirsene. L’impresa si presentava facile. Attese che l’ultimo fedele lasciasse la Chiesa e che il sacrestano spegnesse i ceri davanti l’altare. Appena l’attimo fu propizio si avvicinò alla statuetta. La coroncina brillava. “Basta allungare la mano e sarà mia”. Pensò. Tese la mano e in quell’istante una voce echeggiò nel buio: “Io sono Gesù, quello che tu perseguiti”.
In quel momento si accorse che non riusciva a muovere un passo; avrebbe voluto gridare, ma non un suono uscì dalle sue labbra.
Il giorno dopo lo trovarono paralizzato con la mano ancora allungata verso l’altare. I frati decisero sul da farsi. C’era un solo modo per aiutare quell’uomo impietrito: chiedere la grazia. Appena terminata l’invocazione, il ladro tornò a vivere. Da quel giorno la fama dei poteri della statuetta si diffuse in un baleno.

La leggenda dell’attacco nemico:
Un giorno Praga fu assediata dalle milizie che trattavano la popolazione con estrema crudeltà. Il Santo Bambino ebbe pietà dei suoi poveri devoti e fece in modo che il generale nemico emettesse uno strano ordine: nessuno doveva toccare il convento dei Carmelitani ed inviò un plotone a sua protezione. I monaci, sfruttando questa notizia, aprirono le porte del convento ed accolsero tutti coloro che in esso si rifugiarono. Ma dove avrebbero trovato il cibo le bevande per sfamare quella moltitudine? Distribuivano due volte al giorno ciò che avevano, nella speranza che ben presto le truppe andassero via.
L’assedio proseguiva interminabile, fino a che accadde un fatto strano: quantunque i frati distribuissero fino all’ultimo pezzo di pane, le dispense non si assottigliavano. Ogni mattina il cuoco trovava le riserve alimentari intatte. Ma non era così strano come sembrava.
La grande peste di Praga:
Anche nel convento i frati si spegnevano uno dopo l’altro. La terribile piaga mieteva vittime in continuazione. I poveri monaci si rintanavano nelle loro celle per morire in solitudine. Solo il Priore fu risparmiato. Spesso lasciava il convento per recarsi in visita agli ammalati. Una sera, mentre ritornava, si accorse che in Chiesa ardeva un lume. Pensava che il sacrestano avesse dimenticato di spegnere i ceri. Entrando vi scorse sette figure. Il Priore riconobbe le loro ali di luce: erano Angeli. Anch’egli si raccolse in preghiera. Il giorno dopo ordinò di cambiare le candele, che sicuramente si erano consumate. Il sacrestano ritornò sbalordito: le candele non solo erano intatte, ma erano addirittura ricresciute. La Storia narra di come gli abitanti di Malá Strana scorgessero, di notte, dalle finestre, un bagliore, di luce celeste, che avvolgeva le figure alate. Dopo l’apparizione degli Angeli la peste di Praga cessò, e tanti guarirono.

La leggenda della vigna:
Secoli or sono, accanto al convento, prosperava un bel vigneto, e lo stesso Carlo IV aveva fatto arrivare dalla Francia le viti più rare affinché si raccogliesse nei giardini reali un’uva molto rinomata. Quando i carmelitani giunsero al Santuario si accorsero, con molto rammarico, che la bella vigna di un tempo versava in pessime condizioni. Solo qualche acino tra i rami rinsecchiti. Iniziarono tempi di miseria e carestia. Il Gesù Bambino diventò meta di pellegrinaggi, ed i canti dei devoti disperati, giorno e notte, si alzavano dalla Chiesa. Il più piccolo pezzo di pane era diventato prezioso ed il vino ancora di più: era la prima cosa che le truppe ricercavano. Il monaco giardiniere si ricordò della vigna. “Anche se ci mettessi delle piantine, ci vorrebbero anni per avere un vino novello”, pensò tra sé.
Si recò dal Beato Bambino affinché la vite attecchisse bene ed il convento potesse avere ben presto il vino per le Messe. In primavera si recò nel vigneto per estirpare le vecchie piante: rimase stupefatto. Le misere piantine erano rinvigorite, e sugli arbusti erano spuntate foglioline color smeraldo come se fosse la vigna più curata del mondo. Gli stessi abitanti stentavano a credere a ciò che vedevano: giorno dopo giorno crescevano chicchi di uva sempre più grandi, mai visti fino allora.
Si racconta che ogni notte gli Angeli scendessero per innaffiare la vigna con rugiada celeste. I frati donarono il vino per le Messe a tutte le parrocchie di Praga.
Il volto del Gesù Bambino:
Era il 1749 quando Padre Amerigo, all’epoca priore, annotava come egli stesso restasse sorpreso di fronte ai mutamenti del viso del Bambin Gesù. A tutti chiedeva come fosse, quel giorno, il volto del Bambino; rispondevano: pensieroso ed adirato. Il giorno dopo la statuetta appariva gentile e premurosa. Siccome gli uni non avevano sentito le risposte degli altri, ne concluse che le risposte erano da considerarsi veritiere. Sembrava che il volto del Fanciullo si trasformasse, secondo di chi gli stava di fronte. Era come se la statua non solo lo notasse, ma lo giudicasse per i sui peccati. Padre Amerigo riportò la vicenda di una donna la quale, venuta a conoscenza della sua fama, volle recarsi alla cappella per curiosare. Grande fu la sorpresa quando vide solo la veste, poiché il volto e la coroncina sul suo capo erano avvolti da una nube scura. Poi, un fulmine nero la colpì. Cominciò a tremare dal terrore. Ben presto ne capì la ragione: per anni aveva peccato senza timori e ritegno e soprattutto senza mai pentirsene. Corse a confessarsi decisa a cambiare la sua scellerata vita. La nube scura che avvolgeva Gesù Bambino scomparve, ma ella ancora non riusciva a vederne il volto. Ritornò al confessionale e, dietro suggerimento del sacerdote, questa volta enunciò tutti i suoi peccati. Quando ritornò alla cappella vide finalmente il suo bellissimo volto. La sua gioia, però, non durò molto: poco dopo il volto fu ricoperto da una nube minacciosa. Si rammentò infine di un suo antico e grave peccato e corse nuovamente dal frate e si liberò di questa colpa dimenticata. Ritornò a scrutare il volto: finalmente lo vide.
Le sorrideva!
Questa, in minima parte, è la breve storia di uno dei luoghi più visitati al mondo, dove è custodito il vero volto di Gesù Bambino. Un Santuario che merita di essere visitato al pari di Lourdes o Fatima.
Ho elencato solo alcuni degli innumerevoli miracoli, e le testimonianze, che sono stati raccolti in diversi libri, dal quale ho estratto ciò che avete letto. A testimonianza di una cristianità e di una fede che non ha confini.

Fine

filippodinardo@libero.it

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