Oggi, per i regolamenti di  Dublino, il Paese che soccorre deve poi ospitare

Per l’Italia si è chiuso ieri l’ultimo, atteso ed impegnativo, Consiglio dell’Unione Europea con i ventisette Paesi partecipanti che attualmente compongono l’ente sovranazionale. Ovvero, di quella finora incompiuta istituzione che doveva essere politico amministrativa comune oltre ai 19 Stati partecipi del sistema della “moneta unica”: l’euro.

I commentatori nazionali si sono sbizzarriti nel fare commenti opposti, e quindi non equilibrati e credibili, sugli esiti reali, avutisi per il nostro Paese, del vertice istituzionale della U.E. che, come sappiamo assume cadenza semestrale, inoltre nell’occasione coincidente con il debutto, a livello continentale, del Governo Conte, l’“esecutivo giallo verde” italiano.

Una novità politico rappresentativa, quella italiana, sicuramente curiosa per gli altri e pure temuta da molti dei governi presenti che, in numerose occasioni dopo le nostre elezioni parlamentari, visti gli esiti delle votazioni, avevano parlato di un pericoloso populismo e, come sempre, invitato l’Italia al rispetto di tutti i suoi impegni già presi con l’Europa ed in specie di quelli economici.

Quindi, nulla di nuovo sulla scena, se non qualche fastidiosa ripetizione di cose molte volte sentite, perché, pur essendo uno degli Stati fondatori dell’idea stessa di Europa unita oltre alle istituzioni, verso l’Italia, sono sempre tanto prodighi di consigli, inviti, moniti e raccomandazioni soprattutto in campo economico, per i nostri conti, la spesa pubblica e l’enorme entità del debito pubblico nazionale.

Così, Francia, Germania, ma anche Stati più piccoli e rappresentativi si sentono titolati a rivolgerci lezioni preventive di economia politica con le quali ricordano i nostri problemi e relativi impegni di natura comunitaria. Quindi, un grande Paese “fondatore” eppure da tenere sotto rigida tutela.

Sicuramente l’Italia è afflitta da molti problemi, consolidati da decenni, in campo economico e deve impegnarsi ancora, negli anni futuri, per mantenere il rispetto degli impegni di risanamento da tempo assunti ed incredibilmente inseriti pure nel testo della nostra Costituzione, però, da qui ad essere considerato “sotto tutela” molto ce ne corre.

Inoltre, il testo dei vigenti Regolamenti irlandesi non ha retto agli avvenimenti epocali degli ultimi anni, alla massa dei migranti “soprattutto economici” in cerca di migliori occasioni di vita rispetto ai paesi poveri di provenienza ed ora, anche se il fenomeno numericamente è calato, il problema politico resta ed è molto semplice.

Il problema dell’asilo, da dare ai rifugiati da guerre e persecuzioni religiose, gli “accoglibili”, rispetto a quello, più ampio, dei migranti economici che solo in piccola parte lo potranno mai essere nel nostro“vecchio Continente”, deve costituire una problematica di risoluzione europea comune, ove ciascuno da un contributo solidale.

Altrimenti sarà un fallimento.

Giorgio M. Palumbo

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