Sappiamo bene che nelle città italiane l’economia gira anche grazie ai vari locali stranieri, soprattutto orientali.
Troviamo negozi di casalinghi gestito da cinesi, bijotterie indiane o ancora negozi ortofrutticoli e salumerie gestite da pakistani. Sono molto convenevoli, c’è di tutto a prezzi modici con qualità simili a quello che invece potresti pagare a un costo molto più elevato nei negozi italiani.
Ma qualcosa di davvero interessante è il settore culinario.
In Italia come in altre parti del mondo vengono esportati cibi arabi, cinesi, giapponesi, indiani ecc. Ciò che magari ci interessa di più anche perché è molto comune è la cucina orientale, nello specifico cinese e giapponese. Quest ultima credo sia la più gettonata per il suo piatto tipico a base di pesce crudo e riso, cioè il sushi.
Si stima in Italia un gran numero di ristoranti giapponesi, con cucina giapponese, cinese e a volte anche thailandese oppure solo di cucina giapponese. Sfiziosa la formula all you can it, dove ordini tutto ciò che vuoi ad un unico e buon prezzo (questa è un’ altra attrazione che suscita interesse). L’idea dei ristoranti giapponesi in Italia nacque nel 2003, quando a Milano un gruppo di chef giapponesi decisero di collaborare, ma è nata soprattutto con l’intenzione di far conoscere agli italiani questa arte culinaria. Nonostante la cucina orientale che sia giapponese, cinese o araba, sia molto rinomata soprattutto tra la clientela giovane, purtroppo non mancano le fasulle dicerie che provocano stupidi pregiudizi, ma chi è appassionato e chi ha voglia di scoprire, non rinuncia ad assaporare i maki e il sashimi giapponesi, o le nuvolette di drago e il riso alla cantonese cinesi, o ancora l’ ottimo pollo al karry indiano e il gustoso cous cous marocchino.
Assaggiare cibo straniero e gustare nuovi sapori e odori, è anche questo come la conoscenza delle lingue, un modo di entrare in contatto con altre culture.
Giuseppina Sorianiello