Largo al precariato, anche senza voucher
Mentre la XVII legislatura della Repubblica si avvia ormai, come sembra e non certo suscitando rimpianto di alcun cittadino italiano, verso la sua naturale conclusione si deve pur sempre sperare che i parlamentari uscenti molti dei quali non saranno rieletti (e che, per inciso, a fine settembre prossimo, conquisteranno la contribuzione piena del periodo rispetto al precedente più ricco “vitalizio”) diano almeno un ultimo segno di possibile buon senso.
Ovvero, accogliendo le ripetute riflessioni ed i pressanti inviti loro formulati in ogni possibile occasione dal Presidente della Repubblica e dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti come delle persone dotate di raziocinio, tutte auspicanti la rapida approvazione di una legge elettorale che sia omogenea, nel sistema di voto e quindi negli esiti, per la Camera dei Deputati ed il Senato.
Infatti, attualmente, si andrebbe a votare con due sistemi incompatibili fra loro, poiché, con elevatissima possibilità, darebbero degli esiti rappresentativi contrastanti, ovvero configuranti diverse, forse antitetiche, maggioranze relative nelle due Camere. Senza possibilità di coalizione organica e forse neppure di mera aggregazione parlamentare.
Comunque, niente di stabile e tantomeno di organico, almeno nelle previsioni, comportando l’esito elettorale in conseguenza temuto una sostanziale ingovernabilità del sistema politico parlamentare: dato che questo non riuscirebbe ad esprimere una maggioranza ed un esecutivo, invece assolutamente necessario e possibilmente capace ed autorevole in Italia ed in Europa.
Un governo di legislatura (la XVIII) per rispondere con efficacia innovativa alle decisive sfide socio economiche interne, con la crescente situazione d’impoverimento dei cittadini radicalmente da combattere, così come per far fronte ai complicati rapporti economico istituzionali con l’invadente Commissione dell’Unione Europea.
Nel frattempo, arriva dall’Istituto centrale di statistica, l’ISTAT, un’altra periodica raffigurazione con una “fotografia dei dati” della complessa situazione di debolezza strutturale delle componenti socio economiche che l’Italia vive ormai dal 2009.
Una congiuntura definibile storica, un’era sterile di passaggio verso un futuro tecnologico eppure indefinito ed al momento non identificabile con affidamento positivo per una prospettiva di crescita.
Infatti, in Italia gli unici posti di lavoro che ricevono in statistica un segno positivo sono quelli occupazionali temporanei, di basso livello retributivo ed a tutele minimali. Insomma, restiamo nel precario senza una definibile prospettiva di un nuovo equilibrio.
Seppure statisticamente, almeno dai dati elaborabili del primo quadrimestre 2017, per il nostro Paese la prospettiva di crescita complessiva ci porti, a fine anno, ad una cifra stimata dell’1/1.2% di certo migliore dell’anno scorso, ma ancora si tratta di una “ripresina”. Tale, comunque, da non poter avere stabili effetti per la popolazione e da non consentire ottimismo neppure a medio periodo.
In conclusione, purtroppo, per noi tutti la strada da dover percorrere per raggiungere dati economici strutturali positivi è ancora tanta!
Giorgio M. Palumbo