Decisioni drastiche per i nostri vicini europei, ma l’Italia tentenna ancora, perché?
In Europa, dove i nuovi casi settimanali di covid “hanno superato quelli segnalati a marzo”, si sta verificando “una situazione molto grave”.
Scenario, questo, preannunciato già quattro mesi fa, nel settembre 2020 da Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, secondo il quale “oltre metà dei Paesi europei ha registrato aumenti di oltre il 10% nelle ultime due settimane, e in sette Paesi l’incremento è stato pari a più del doppio”.
Lo stesso direttore per l’Europa dell’Oms, Kluge, affermando ciò, si riferiva alla seconda ondata del virus che stava facendo capolino in Europa già da metà agosto.
All’epoca queste dichiarazioni sembravano essere piuttosto allarmistiche ma il direttore, cautamente, indicava in quei numeri un dato da non sottovalutare e che sarebbero dovuti essere “una sveglia per tutti”.
Oggi, dopo 4 mesi, il forte incremento dei contagi sembrerebbe essere alimentato dalle varianti del virus che si presenterebbe a diffusione accelerata.
La decisione sulla stretta dei nostri vicini europei, seppur difficile, è stata una logica conseguenza dell’incredibile avanzata del virus.
Francia, Germania e Inghilterra si stanno preparando a settimane dure con nuove chiusure di scuole almeno fino a fine febbraio, coprifuoco e divieto totale degli incontri fra persone non conviventi.
Ritorna quindi più forte che mai lo slogan “restate a casa” nel resto dell’Europa.
Ma perché l’Italia, invece, resta a guardare?
Sono giorni, ormai, che si dibatte sulla manovra economica varata, sull’attribuzione dei colori nei vari giorni della settimana e, non ultimo, sulla riapertura delle scuole.
E mentre in TV continuano a scorrere le immagini degli operatori sanitari che si vaccinano, sembra quasi che i dati del contagio possano aspettare.
Contro l’ultimo DPCM con scadenza il 15 gennaio, risponde la Scozia con un comunicato stampa nel quale dalla mezzanotte di oggi e fino al 31 gennaio, gli scozzesi saranno “legalmente obbligati in casa”.
Stessa sorte per gli inglesi, i cui dati sono praticamente uguali a quelli italiani: tasso di positività pari al 13,8% e quindi, terzo probabile lockdown dopo l’assemblea del comitato valutativo previsto nelle prossime ore.
Idem per la Germania, capitanata dalla cancelliera Merkel, nell’anno del suo ultimo mandato politico: lockdown severo fino al 31 gennaio.
E in Italia? Non ci resta che aspettare le nuove disposizioni, tra diatribe politiche sul chi fa meglio e chi fa peggio persi in una tavolozza di colori che non fa altro che fornire meme per il web, in attesa di capire che fine dovrà fare il diritto allo studio e, non ultimo, alla nostra salute.
Marianna Di Donna