Ora mettiamoci tutti al lavoro per l’Italia e per il sud. Basta con le inutili polemiche, occorre ripartire per dimostrare anche all’Europa le nostre capacità.
Il 2 giugno ricorre la “Festa della Repubblica” data simbolo dell’Unità nazionale dato che l’Italia, proprio 72 anni fa, riconquistò la possibilità di auto governarsi, nella libertà, dopo lo sfacelo della II guerra mondiale finita con la nostra rovinosa sconfitta.
In quella data si svolse il Referendum popolare istituzionale, sulla stessa “forma dello Stato” ove potevano liberamente votare i cittadini di almeno 21 anni di età e, per la prima volta, vi erano ammesse le donne, per scegliere la forma della prima istituzione, quella statale: – un ballottaggio, per decidere, scegliendo fra la uscente Monarchia, simbolo stesso di sconfitta, il passato rovinoso, e al contrario la speranza nel futuro. Sentimenti e speranze che la riconquistata libertà con il desiderio fortissimo di voler ripartire, ricostruendo dalle fondamenta la Nazione, pur senza avere più nulla, il popolo italiano riponeva nelle nuove istituzioni nate con il metodo democratico nella rappresentanza proporzionale delle forze politiche. Così avvenne.
Nell’entusiasmo e nel duro impegno di milioni d’italiani, il Paese venne, negli anni, ricostruito ed anzi negli anni sessanta del secolo scorso si verificò il c.d. “boom economico” che fece diventare la penisola, nuovamente o forse per la prima volta, una Nazione importante in Europa e nel mondo.
Una delle prime dieci “potenze industriali” a livello globale.
Poi, a metà degli anni ’70 arrivarono crisi economica e gravi riflessi sociali sulla popolazione italiana e vi fu un cambiamento profondo nella rappresentanza politico istituzionale, con il partito comunista, da sempre all’opposizione, che ottenne nel 1976 per un proprio esponente la carica di Presidente della Camera dei deputati.
Arrivò pure il terrorismo che poi ci accompagnerà, con attentati inspiegabili e gesta sanguinose, per oltre un ventennio e poi altre crisi economico istituzionali durante gli anni ottanta.
Si rimase, comunque, nel quadro della c.d. “Prima Repubblica”.
Arrivati ai primi anni ‘novanta, la crisi economica si unì a quella istituzionale causata dalla grave, diffusa, corruzione accertata, in primis, dalla magistratura milanese spazzando via tutte le vecchie forze politiche. Per molti osservatori, si era passati alla “Seconda Repubblica” fatto che però, da anni, si può ridimensionare forse in una riduttiva espressione, la “prima Repubblica bis”. Sono ulteriormente passati, fra crisi ricorrenti di ogni tipo, altri venti e più anni per arrivare all’esito delle ultime elezioni parlamentari: quelle svoltesi il 4 marzo 2018. Ora, qualunque sia l’opinione, purchè democratica, di chi ci legge, dopo faticose trattative durate per novanta giorni, l’Italia è riuscita a formare un Governo fra due forze che sembravano antitetiche: una di grande rappresentanza al Sud, il Movimento Cinque stelle, e l’altro, specularmente maggioritario, nel Nord del Paese. Entrambi rischiano tutto perché i nostri problemi sono strutturalmente gravi ed occorre, come in un dopoguerra, ripartire e ricostruire, quasi tutto. Vogliamo avere pazienza e cooperare tutti, in ciascun settore, per la rinascita dell’Italia oppure rimanere a dilaniarci in polemiche sterili e dannose.
Bene o male gli italiani hanno appena votato.
Allora, Forza Italia.
Giorgio M. Palumbo