Il 23 Maggio 1992, allo svincolo di Capaci, moriva il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Falcone, dopo la laurea in Giurisprudenza, si trasferì a Trapani dove rimase per molti anni e dove ebbe i primi contatti con la realtà mafiosa.

Quando ritornò a Palermo, città in cui nacque nel 1939, ebbe modo di lavorare al processo di un noto costruttore del tempo accusato di associazione mafiosa e di collaborare con il suo amico d’infanzia Paolo Borsellino.

Tra  la fine del 1981 e l’inizio del 1982 in Sicilia cominciò una vera e propria guerra civile, una guerra di mafia che portò a un numero esorbitante di vittime, tra le quali anche uomini dello Stato, come Carlo Alberto Dalla Chiesa, inviato lì come prefetto antimafia. Così si decise di costituire un pool antimafia del quale fecero parte Falcone e Borsellino,  insieme ad altre personalità importanti del tempo.

Questo gruppo, formato da uomini intenzionati a combattere con la legge tutto ciò che recava danno al paese,  riuscì ad ottenere importanti successi, con la condanna di 360 persone.

L’aria a Palermo si fece pesante, dopo l’uccisione di alcuni colleghi dei due magistrati, e per questo tutti e due, con le loro rispettive famiglie, si trasferirono all’Asinara, un soggiorno di 33 giorni che dovettero pagare di tasca loro. Quei giorni sull’isola furono determinanti per definire il maxiprocesso, il quale si chiuse nel dicembre del ’87 con 360 condanne.

A causa di alcune diverse visioni del mondo, Falcone fu isolato e il pool fu sciolto. Il magistrato, così, si trasferì a Roma per ricoprire un altro incarico, ma non abbandonò del tutto la lotta alla mafia. Fece ritornare in carcere coloro che erano stati liberati grazie ad una precedente sentenza e questo gli costò la vita.

Paolo Borsellino, rimasto solo, lavorò freneticamente, ma pochi mesi dopo, la strage di Via D’Amelio, nella quale morì insieme ad altre persone della scorta, pose fine alla sua vita.

Le storie di Falcone e Borsellino vanno raccontate insieme, perché insieme hanno lottato e così verranno ricordati. E’ come se i loro cognomi formassero una sola parola, una parola che va pronunciata tutta d’un fiato: FalconeeBorsellino.

“ Gli uomini passano ma gli ideali restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. (G. Falcone)

Maria Giuseppina Boggia

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