NUOVO RINVIO DELL’ESAME PARLAMENTARE PER LA LEGGE SUL VOTO, SI RINVIA A META’ SETTEMBRE
Sembra, con pochi dubbi per la verità, che le forze politiche nazionali almeno nella loro ampia maggioranza o non siano ben consce dei concreti rischi prossimi venturi, ovvero vogliano, proprio al contrario, giocarsi quest’ultimo azzardo – quello di andare alle Elezioni politiche generali, probabilmente in una data del marzo del 2018, per il rinnovo delle due Camere legislative, senza aver approvato una legge elettorale “omogenea”.
Una normativa valida, unificatrice del sistema di voto intanto fra i due rami che compongono il nostro Parlamento, che sia “organica” e stabile per il futuro.
Quindi, nonostante i richiami sempre più pressanti rivolti alla classe politica dal Presidente della Repubblica, non soltanto primo garante del sistema costituzionale italiano ma anche giurista parlamentare esperto di sistemi di voto, che, giustamente preoccupato per le future sorti istituzionali di questo Paese ha invitato a colmare la lacuna lasciata dall’intervento della Corte costituzionale.
Tuttavia, nulla è finora successo.
Dobbiamo infatti, ricordare che il “Giudice delle leggi” nel dichiarare illegittime alcune parti essenziali (premio di maggioranza, scelta dei capolista, liste bloccate) della precedente legge elettorale usata nel 2013 per la Camera dei deputati, non aveva la competenza e non poteva lasciare un testo normativo di utilizzo immediato.
Quindi, il problema sussiste!
Tuttavia, sia in Parlamento che sopratutto fuori dai palazzi e dai riti ormai consunti dell’attuale potere politico, forze rappresentative, di almeno un terzo del probabile risultato elettorale prossimo, insistono, con dialettica crescente, per andare comunque sia al voto. Così affidando ai cittadini elettori ogni possibile scelta.
Certamente, fuori dai perduranti quanto pericolosi tatticismi, si tratta di una scelta coraggiosa e di rottura istituzionale considerato che il Parlamento, dal 2014, avrebbe avuto ampia possibilità d’intervento correttivo sulla legge elettorale della Camera.
Ma, tant’è “rebus sic stantibus” come dicevano i romani, meglio ridare voce al popolo riunito in corpo elettorale nazionale per esprimere il voto alle Elezioni politiche generali che sperare nell’onestà residuale delle altre forze politiche.
Successivamente, dopo aver preso atto dell’esito delle votazioni, ciascuna forza politica che sia stata “nuovamente rappresentata” dovrà “in Parlamento” assumersi di fronte alla gente delle ben precise responsabilità per la governabilità del Paese.
Gli italiani sono sempre più stanchi e sfiduciati, esasperati dai tatticismi di una classe politica ormai boccheggiante quanto inetta.
Il Paese ha bisogno di riforme concrete, operative, non costituzionali e di rimettere in moto l’economia, magari dal basso, pensando al lavoro giovanile ed a rioccupare i tanti divenuti disoccupati come gli inoccupati.
Dobbiamo poi avere una voce distinta in Europa.
Speriamo bene!
Giorgio M. Palumbo