Melito funziona sempre meno, ce ne accorgiamo tutti. Possiamo lamentarci incazzati alla fermata del bus che non arriva e mai arriverà, sbraitare per la puzza dei cumuli di monnezza, bestemmiare per i tacchi rotti persi in mezzo alle crepe dei marciapiedi disconnessi e della merda dei cani che si è calpestata. La verità è che per vivere nel nostro paese ci vuole abilità, industriarsi e coraggio di starci. Se hai queste “doti”, se fai questo passaggio, se ti evolvi, t’inquieterai e diventerai sospettoso quando qualcosa funzionerà bene, quando andrà da sé: perché non si può mai sapere “dove si andrà a parare”. Allora meglio le cose che non funzionano, altrimenti di cosa si parlerebbe, cosa scriveremmo, nascosti dietro una tastiera, sul social di moda? Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
L’estate sta arrivando, è un momento dell’anno in cui, volenti o nolenti, si hanno finestre e balconi aperti, passiamo molto più tempo fuori casa a contatto con la gente. Ci s’incontra e si parla di più con le persone, si ascoltano le cose che si dicono, si vedono cose dell’altro mondo e si sente la puzza che ci circonda. La gente esce, si guarda attorno e vede innanzitutto i problemi, quelli di sempre. I rumori molesti di auto strombazzanti ferme nel traffico, gli stereo ad alto volume con il neomelodico alla moda, i parcheggi selvaggi, erbacce infestanti, cumuli di spazzatura nauseabondi, invasioni di blatte, topi e zoccole. All’improvviso, tutta l’incapacità delle stesse persone di rispettare gli spazi sia privati che pubblici sale su un piedistallo dei social e sono portatori di indignazione, malcontento e rabbia. Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
Ahhh, la civiltà. Che meraviglia vivere in una comunità che ha così a cuore l’amore per il proprio paese, la cura del suo territorio, che dimostra così tanta considerazione per la qualità dell’ambiente in cui crescono, loro e i loro figli. Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
D’altronde che sarà mai, un pò di di sacchetti di spazzatura sparsi quà e là per Melito? Prima o poi si raccolgono e potremo dimenticarcene tutti, no? Le cose smettono di esistere se non le vediamo, giusto? Certo! Per questo possiamo continuare a lanciare la spazzatura dal finestrino della macchina come se il mondo fosse un enorme bidone della spazzatura. È comunque il bidone della spazzatura di qualcun altro, non certo un mio problema, no? Butto la spazzatura quando mi pare, la differenziata non la faccio, metto la testa sotto terra come lo str..zo e corro a casa felice a guardarmi la tv o a “pariare” sul social. Domani, forse, la raccoglieranno e il problema non sussiste. Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
O forse no. Forse rimarrà lì e il sole e la pioggia lo renderanno putrefatto, inizierà la puzza, si scioglierà e il percolato che scorre verrà portato nella fogna (sempre che le saittelle sono libere e non otturate) dalla pioggia e finirà, alla lunga, in mare. Lo stesso mare che di lì a pochi giorni mi ci andrò a bagnare per le ferie. Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
Ma chissenefrega, fare la raccolta differenziata, conferire nei giorni e negli orari stabiliti, usare i cestini della spazzatura richiede uno sforzo troppo grande. Meglio ritrovare il mio sudiciume al mare e nuotarci dentro che differenziare o fare un passo e usare i cestini. Solo gli sfigati si preoccupano della spazzatura, daiii. Le persone intelligenti, quelle che hanno frequentato la scuola della vita, buttano la spazzatura per strada e ne sono anche orgogliose, perché comunque non hanno tempo di preoccuparsi di queste stupidaggini, loro devono andare a digitare sulla tastiera, fare i protestatori-moralisti. Direbbe un mio amico: “che fantastica storia è Melito”.
La spazzatura non è un problema, è solo il problema del secolo. Siamo sommersi dalla monnezza: le nostre acque sono contaminate, il suolo è contaminato, l’aria è contaminata.
“Ammiro” l’ingenua serenità in cui vivono quelle persone che spargono plastica e sostanze tossiche nell’ambiente che poi tornano a casa a preoccuparsi del futuro dei loro figli, che sperano diventino dottori, magari. Già, perché c’è bisogno di dottori per curare le malattie respiratorie e il cancro che causa la spazzatura che tutta la comunità ha sparpagliato nell’ambiente per decenni, bruciando plastica e versando sostanze chimiche nei campi.
Peccato che le falde acquifere siano le stesse per tutti, e che in quei campi ci si coltivino cose che mangiamo e vengono mangiate dagli animali al pascolo che, a nostra volta, mangiamo. Magari in quei campi qualche anziano contadino ha deciso di farci il suo orto senza chiedere il permesso a nessuno, senza sapere che magari il suolo è impregnato da misteriose sostanze tossiche che vengono assorbite dalle piante da frutto, dagli ortaggi che poi porta ai suoi nipoti. Coltura biologica? No! Cultura avvelenata!
Quali sono le conseguenze dell’inquinamento del suolo? Non sembra che siano in molti ad aver chiaro che tutte le schifezze sparpagliate abbiano effettivamente delle conseguenze sulla salute delle persone (in tanti pensano: “vabbé non succederà di sicuro a me”. Certo ma, anche se fosse, potrebbe succedere ai vostri parenti, amici, se degli sconosciuti proprio non ve ne frega niente).
Innanzitutto, bisogna dire che l’inquinamento del suolo è meno conosciuto e causa poca preoccupazione perché, a differenza dell’inquinamento atmosferico o dell’acqua, ha effetti meno immediati sulla salute dell’uomo, che ne subisce gli effetti secondari.
I rifiuti che inquinano il suolo sono, indistintamente, solidi, liquidi e gassosi. L’eccesso di azoto e tracce di metalli come arsenico, cadmio, piombo e mercurio possono danneggiare il metabolismo delle piante e la produttività dei raccolti. Queste sostanze chimiche, quando entrano nella catena alimentare, mettono a rischio la sicurezza del cibo, le risorse acquifere, il sostentamento rurale e la salute umana. L’inquinamento del suolo può causare danni allo sviluppo cerebrale dei bambini (piombo), danni ai reni e al fegato (mercurio), danni al sistema nervoso, mal di testa, nausea e problemi alla pelle. Nei casi più gravi può causare il cancro e la leucemia, quando nel suolo sono presenti sostanze molto tossiche.
La pulizia dell’ambiente pubblico è una questione anche di dignità. Chi inquina l’ambiente in cui vivono altri lede la proprietà pubblica, e pubblica significa DI TUTTI. Non di nessuno, DI TUTTI!
La sporcizia genera degrado; il degrado porta degrado e abbassa la qualità della vita di chi ci vive, è sintomo di ignoranza e incentiva altri comportamenti che danneggiano la comunità, come sostiene la Teoria delle finestre Rotte.
Per questo, la raccolta differenziata, il non gettare i rifiuti per strada è il dovere civico di ogni cittadino.
So che a tutti piace dire che è compito del Comune (ammesso e non concesso che nel nostro ce ne fossero le capacità e la voglia), che: “sì ma io pago le tasse”, che: “non ce l’ho mica buttata io”, ma la realtà è che no, non è vero. La spazzatura la devi far raccogliere, se vedi chi insozza, se non lo fai è come se l’avessi buttata tu. Raccogliere la spazzatura è una responsabilità del cittadino. Non vogliamo essere persone che si lamentano e basta e non fanno mai niente per risolvere i loro problemi, vero? Io mi lamento, certo, e sto scrivendo questo articolo nella speranza che qualcuno capisca, senza etichettarmi come (perdonatemi il francesismo) “il cagacazzo di turno ambientalista”. E anche se fosse, sono stato educato ad esserlo, per fortuna.
Dicendo questo non voglio condannare l’intera comunità, perché sia qui che in tanti altri posti ci sono tantissime persone che si interessano al problema e cercano di sensibilizzare quella parte di cittadinanza meno consapevole; ma credo che ci sia bisogno di fare qualcosa di più, e questo qualcosa di più deve venire dal basso. Dovremmo smetterla di vergognarci del fatto che ci preoccupiamo. Quante volte si è stati zitti quando gli amici lanciavano la loro spazzatura dal finestrino, dal balcone e semplicemente depositarla in ogni ora del giorno e senza differenziare? Che problema mi crea essere un cagacazzo ambientalista? Nessuno, anzi. È vergognoso anche solo il fatto che esista ancora il termine ambientalista, perché esserlo dovrebbe essere una cosa scontata ai giorni nostri.
Buttare spazzatura per strada, insozzare, non differenziare, non ci rende persone libere dai rifiuti, ci rende persone sporche, pari alla monnezza che produciamo e buttiamo.
Tonino Caiazza