Ennesimo tentativo sulla P.A. poca realtà, ma molti slogan, nella “Riforma Madia”

Sarà un insieme normativo inutile, come tutte le altre che l’hanno preceduta. Questa l’assoluta convinzione di chi è riuscito, in verità assai faticosamente, a leggerne l’intero testo.                              

Infatti, a partire dagli anni’80, ma in materia la prima legge di delega per una riforma organica dell’Amministrazione dello Stato italiano risale nientemeno che all’anno 1918, dello scorso secolo, post I guerra mondiale, invariabilmente, ogni governo della nostra Repubblica ha annunciato od ha tentato di attuare, sempre attraverso propagandistici proclami reboanti, una c.d. riforma burocratica.     

Ovvero, un intervento sistematico sulla struttura dell’amministrazione pubblica.

Tuttavia, gli esiti negativi di tante pseudo riforme del passato, anche recente (si veda la dannosa “Brunetta”) hanno piuttosto generato nella P.A. delle ulteriori inefficienze. Infatti, le mancate assunzioni e riqualificazioni uniti ai continui tagli di fondi e l’assoluta mancanza di meritocrazia, innovazione e controlli da molti decenni costituisce situazione critica. Un peso nazionale sotto gli occhi di tutti gli osservatori e sopra le carenze o mancanze di servizi essenziali sono sempre avvenuti, come essi ben sanno, in danno dei cittadini “utenti”.    

 Attualmente, la nostra pubblica amministrazione, come molti osservatori specializzati ed operatori di settore ritengono, è forse giunta al punto più basso dell’intera storia nazionale, dall’unità d’Italia.   

 Veniamo all’ultima “riforma” quella che prende il nome dall’eterea, o per altri  versi botticelliana, esponente politica, spesso inavvertibile nei pensieri, del partito democratico, divenuta titolare, dal febbraio 2014, del Dicastero della funzione pubblica e della semplificazione amministrativa prima con il governo Renzi per essere poi riconfermata, a sorpresa, con il suo successore Gentiloni.       

Si tratta di un’altro preteso intervento riformatore che almeno a parole, annunci e proclami solenni con annessa promessa di un cambiamento epocale, storico, fra innovazioni, amministrazione totalmente digitale, imparzialità, trasparenza ed efficienza, supera “sui media” ogni precedente traguardo propagandistico.     

Ma, oltre la pura propaganda, qual’ è la effettiva realtà dei fatti? Quasi nulla!

Assolutamente modesta, sempre se non addirittura inesistente, nella effettiva prospettiva riformatrice.

Per realizzare la quale, per raggiungerne gli ambiziosi (irrealistici) traguardi, non vengono in effetti indicati dalle norme, da un lato, i necessari mezzi operativi, manca la previsione di concorsi per far entrare nella P.A. i giovani, come, dall’altro, neppure la essenziale dotazione pluriennale  di quelli economici.   

Inoltre, non vengono previsti meccanismi effettivi, e da subito attuabili, per la migliore gestione del personale, dei procedimenti pubblici e dei dovuti servizi da rendere al cittadino.    

Peccato, rimarrà l’ennesima occasione mancata da parte di politici improvvisati.

Giorgio M. Palumbo

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