Siamo agli ultimi posti della classifica mondiale per efficienza e soddisfazione di utenti ed operatori

Per circa quattro anni gli italiani, a tutti i livelli, dagli esponenti del Governo, ai parlamentari fino ai semplici cittadini si sono giustamente indignati, e sempre più fortemente, protestando per il comportamento giudiziario indegno tenuto dall’India nei confronti dei due nostri fucilieri di marina, La Torre e Girone.

Un caso, tuttora, oscuro nei reali accadimenti e confini di competenza, sicuramente di una giurisdizione internazionale che ha consentito di scoprire un sistema giudiziario indiano assolutamente inestricabile fra le competenze di uno stato locale e quelle federali. Dove non è mai stata formalizzata una reale accusa ai due marò, come neppure di comprendere chi fosse competente a farlo, in materia, fra la polizia ed i pubblici ministeri e neppure chi poi dovesse giudicare. Di fronte a tanta confusione ed inettitudine, ma con persone in arresto, è giustamente montata in tutti noi una crescente indignazione; oltre il commento che almeno da noi questo sfacelo non poteva succedere.

Ma siamo proprio sicuri che sia così.

Infatti, nel corso inesorabile degli ultimi venti anni la situazione organizzativa del “sistema nazionale della giustizia” in Italia è sostanzialmente collassato tanto che attualmente molti uffici giudiziari appaiono destinati, entro il prossimo triennio, alla chiusura per mancanza di mezzi e personale.

Sulle strutture giudiziarie, gli uffici di procure e quelli giudicanti, tolta dal settembre del 2015 la competenza per la manutenzione e la gestione agli Enti locali (Comuni) cui era stata secolarmente imposta, ora essa ricade interamente nella responsabilità del Ministero della Giustizia. Comunque, i mezzi operativi, computer e macchine fotocopiatrici, anche quelli più elementari tecnologicamente o mancano e sono gravemente insufficienti, oppure sono fuori uso e non riparabili.

Gli uffici giudiziari sono stati accorpati presso sedi più grandi ma togliendo storici presidi di giustizia in località di grande passato non capoluogo di Provincia ed in quelle di difficile raggiungibilità. Allontanando le sedi della giustizia e così danneggiando gli operatori del foro, magistrati, dipendenti e soprattutto i cittadini. Con quali risparmi? Non è dato sapere.

Per quanto riguarda il personale amministrativo-giudiziario basti dire che dalla metà degli anni novanta dello scorso secolo non vengono espletati concorsi per nuove assunzioni e che entro i prossimi tre anni si verificherà, causa pensionamenti, l’impossibilità funzionale di quasi tutti gli attuali uffici. Ovvero, si dovrebbe giungere alla necessitata chiusura.

Inoltre, l’età media di coloro che sono in servizio supera ormai i 50 anni. Una situazione incredibile che non ha eguali al mondo,con tanti giovani qualificati che restano disoccupati.

Ma la giustizia da oltre vent’anni non interessa nessun governo, nulla di concreto si è fatto. Siamo precipitati al 123 posto mondiale delle classifiche di efficienza. Eppure, ogni anno, i costi per adirla aumentano inesorabilmente. Ma dove vanno a finire tutti quei soldi?

Giorgio M. Palumbo

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