I nostri doveri e la B.C.E.- Banca Centrale Europea
Anche nel secondo esame dei nostri articolati di bilancio, anno 2016, è arrivato un via libera, tuttavia condizionato da tante raccomandazioni ed inviti (e con allegati tanti compiti da fare a casa) da parte della Commissione della UE all’Italia.
Sembra proprio, a molti osservatori, che questa decisione europea sulla flessibilità concessa, anche per il 2017, possa rappresentare un ultimo atto di buona volontà della Commissione Europea nei confronti dell’Italia. Poiché, questa volta il “via libera” non solo è ulteriormente condizionato ma contiene nelle righe delle autorizzazioni concesse in deroga anche un avviso molto chiaro: siamo proprio arrivati al fondo del barile della pazienza, flessibilità e della stessa comprensione da parte degli organismi europei.
Si è trattato non di un successo da parte nostra ma di un realistico riconoscimento che, di fronte al dramma dei migranti ed al complessivo ruolo continentale dell’Italia, respingere la manovra di bilancio avrebbe scatenato una crisi imprevedibile. D’ora in poi serve però davvero uno scatto di qualità e di serietà con una serie di misure concrete, tagli compresi, che possano rimettere in moto il Paese.
Gli investimenti e le riforme strutturali per consentire l’occupazione giovanile con la conseguente crescita del Prodotto interno lordo che molti specialisti da tempo sostengono, oltre ad essere indispensabili, sono adesso diventate una richiesta anche di Bruxelles. Il ministro Padoan ha promesso da tempo più adeguate misure per la crescita: aspettiamo, fiduciosi di vederle scritte in un prossimo dettaglio. Nel frattempo, dobbiamo purtroppo registrare che le aspettative di crescita si sono ulteriormente ridotte, il debito pubblico ereditato, immenso, resta sempre prossimo al 133% sul Pil e non è stato scalfito da azioni decise. Tanto che, dato Istat, appare in pericolosa controtendenza, ossia ancora in aumento, rispetto a Germania e Francia. Anche il nostro export segna un brutto segno in negativo.
Attenuando la politica del rigore, da sempre portata avanti, la Commissione UE ci ha dato ancora respiro, ma l’indulgenza non potrà durare per sempre. Il limite invalicabile che ci viene posto è il 2017. Auspichiamo quindi che davvero il Parlamento, il governo ed i suoi ministri si mettano al lavoro per questo fondamentale obiettivo, magari tralasciando qualche presenza sui mezzi mediatici, a convegni od occasioni propagandistiche magari per qualche occasione più o meno elettorale. Abbiamo bisogno di rimetterci nei binari di una crescita economica, almeno doppia rispetto ai quella attuale, e non più di parole o scontri fino all’ultimo protagonismo.
Giorgio M. Palumbo