Sconti di pena per i protagonisti del racket a Melito, condanna a 13 anni 4 mesi per Antonio Papa

Il processo “Racket 2.0”, dopo 13 mesi dal suo inizio, produce le prime condanne definitive per gli imputati che si sono avvalsi del rito abbreviato.

In tutto le condanne sono 26 e riguardano diverse figure di spicco della città.

Una città che, nel giugno del 2021 fu scossa da un vero e proprio terremoto sociale che investiva a pieno imprenditori e commercianti di piccole, grandi e medie società.

Un complesso sistema di estorsioni regolamentato da semplici regole dall’efficacia disarmante che videro coinvolti, secondo le indagini, volti di Melito molto noti beccati con le mani in pasta negli affari della malavita locale.

Tra la miriade di nomi di ras, gregari e fiancheggiatori del clan egemone degli Amato-Pagano, figuravano anche i nomi di due rappresentanti della Polizia Municipale di Melito di Napoli, che avrebbero, presumibilmente, contribuito ad ampliare il controllo economico del territorio da parte del sodalizio criminale.

Infatti, i due pubblici ufficiali avrebbero eseguito “visite” presso attività commerciali e cantieri edili contestando delle irregolarità amministrative alle quali non sarebbe seguita alcuna verbalizzazione in quanto, previo compenso per ogni intervento portato a termine, i due suggerivano alle vittime la “busta B”, ovvero la possibilità di rivolgersi ai rappresentanti del clan per evitare conseguenze pericolose. un modus operandi che contribuiva, di fatto, ad ampliare l’elenco dei soggetti periodicamente estorti.

Le indagini svolte dagli specialisti del G.I.C.O. accesero i riflettori sull’esistenza di una forma di controllo pressoché totale del territorio melitese da parte del clan, grazie anche alla diretta partecipazione alle attività criminali di Antonio Papa, Presidente dell’A.I.C.A.S.T. (prima ASCOM) di Melito, associazione rappresentativa di plurime categorie commerciali, industriali ed artigianali operanti nella città che, proprio in virtù di tale ruolo, era nelle condizioni di favorire il clan attraverso i rapporti con commercianti e imprenditori.

La sede dell’Associazione di Papa, infatti, divenne ben presto il luogo ideale dove organizzare dei veri e propri summit volti ad organizzare quali fossero le strategie criminali da adottare per assoggettare tutti al racket e garantire al sistema quanti più introiti possibili.

Una rete fittissima che copriva “a tappeto” circa 500 attività commerciali in essere sul territorio di Melito alle quali venivano imposti anche acquisti di gadget nelle principali ricorrenze durante l’anno.

Un capillare sistema di monopolio estorsivo che aveva visto, addirittura, entrare in società il clan con i servizi di onoranze funebri locali, preferendo, a seconda dell’obbedienza, un’onoranza piuttosto che un’altra, magari meno assoggettata.

Nella requisitoria furono invocati ben oltre due secoli di carcere dal Pm della Dda, ma una volta partito il processo, tra accusati ed accusatori, in molti hanno scelto il rito abbreviato che annulla la lentezza di un procedimento processuale lungo e arriva a sentenze definitive con sconti di pena significativi.

La condanna più alta resta, però, quella ad Antonio Papa: 13 anni e 4 mesi contro i 16 richiesti dal Pm a seguito dell’evidente coinvolgimento attivo dell’ex presidente dell’Ascom dopo le intercettazioni effettuate dalla Guardia di Finanza all’interno proprio della sede Ascom di via Marrone.

Procedimento chiuso, dunque, con una serie di condanne definitive anche se l’indagine continua il suo percorso che porterà ad una seconda parte del processo ovvero quella che vede imputati, tra gli altri, l’ex comandante della Polizia Municipale, Giovanni Marrone e Giovanni Boggia: entrambi, infatti, avrebbero scelto il rito ordinario.

Le condanne per chi ha scelto il rito abbreviato sono:

  • 4 anni per Rosario Balido
  • 5 anni per  Massimiliano Arico, Luciano De Luca, Giuseppe Liccardo, Vincenzo Maglione
  • 6 anni per Domenico Di Girolamo, Maria De Luca, Michele Riso
  • 6 anni e 6 mesi per Amedeo Manzo
  • 7 anni per Claudio Cristiano
  • 8 anni per Domenico De Mase, Fortunato Murolo e Nicola Schiavone
  • 8 anni e 8 mesi per Sebastiano Aruta, Raffaele De Panicis, Salvatore Roselli, Raffaele Tortora
  • 9 anni e 6 mesi per Antonio Miliardi
  • 9 anni e 4 mesi per Giuseppe Sinistro e Paolo Caiazza
  • 10 anni per Salvatore Chiariello e Andrea Severino
  • 10 anni e 8 mesi per Gianni Marco Maisto
  • 11 anni per Marco Liguori
  • 12 anni per Giuseppe Pellecchia
  • 13 anni e 4 mesi per Antonio Papa

Foto dal web

Marianna Di Donna

 

 

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