Quando mi è stato chiesto di presentare questo libro ho accettato di buon grado e per due motivi. Il primo, per allontanarmi qualche giorno dalle mie letture preferite che spaziano dalle argomentazioni sugli Ufo/Alieni, che già sono entrati nelle nostre case; su tutto ciò che riguarda il Nuovo Ordine Mondiale e i famigerati Bilderberg, i quali si sono introdotti, già da tempo, fin dentro le nostre tasche; e, in special modo, mi piace occuparmi dei fenomeni paranormali e delle tematiche inerenti alla vita dopo la morte. E già: perché giunto ad un ragguardevole traguardo anagrafico, m’interessa solo sapere, più del domani, quale tipo di esistenza potrebbe riservarmi il Futuro Eterno.
Il secondo motivo che mi ha spinto alla lettura è una mia convinzione personale; e vale a dire che spesso (non sempre, in verità) gli esordienti sono capaci di ottima scrittura e, soprattutto, affrontano argomenti che meritano più di una “scorsa” superficiale.
E siccome, ripeto, sono stato invitato ad elaborare una Prefazione, ho letto e riletto con molta attenzione Il Male Per Il Bene, di Bruno Stanislao.
Prima però di inoltrarmi in questa mia presentazione/recensione vi anticipo che, qualora vorreste colmare la vostra curiosità attraverso ciò che leggerete in seguito, rimarrete cocentemente delusi, giacché vi svelerò un bel fico secco!
Il libro si presenta con scrittura fluida e competente; ma, ciò che maggiormente mi ha colpito è l’elaborazione, razionale e documentata, che convoglia in un sorprendente finale. Un compimento che l’autore avrebbe (anche) potuto indirizzare con diverse, altre sfumature, le quali non avrebbero alterato minimamente la domanda conclusiva: si può operare il male per poi ottenere il bene?
Tutti i libri raccontano una Storia e ognuno di essi è dotato di un’anima, che gli permette di differenziarsi da qualsiasi altro: nonostante, spesso, pare di star leggendo un qualcosa già sentito.
Le librerie che traboccano di volumi, non letti e quasi inutili, per facilitare e/o indirizzare l’eventuale acquirente/lettore, catalogano i libri secondo il loro genere; pertanto, abbiam: i libri per ragazzi, gli Horror, il Romanzo, il Saggio Storico, e via catalogando.
È ovvio che qualsiasi libro, aldilà del genere trattato, ha un inizio e una fine: una trama che comincia, si sviluppa e giunge al termine. E l’intreccio vuole sempre raccontare una Storiache l’autore vuol portare a conoscenza di chi legge.
Per quanto mi riguarda, un libro, oltre al puro scopo narrativo deve, per la capacitàintrinseca che rappresenta, porre il lettore di fronte ad un quesito, un dibattimento; quasi, oserei dire, una presa di coscienza: altrimenti, pur registrando le indiscutibili doti descrittive si rischia, che dopo l’ultima pagina, quanto si è appena letto vada a seppellirsi nell’archivio della memoria.
Quando invece l’epilogo ci propone un dilemma analitico e/o esistenziale, ciò sta a significare che il libro che abbiamo appena riposto, non solo ha raggiunto il suo fine ultimo, ma ha aperto le porte a successive disquisizioni, che talvolta vanno ben oltre il semplice intendimento dell’autore.
Altrettanto ovvio è il dato di fatto che chiunque legge e/o recensisce un libro, un dipinto, un’opera d’arte in generale, ha la sua personale convinzione/considerazione: ciò che per alcuni rimane una ciofeca per altri è il capolavoro assoluto.
Per quanto mi riguarda, introducendo la pubblicazione de: Il Male Per Il Bene, posso dire, senza tema di essere smentito, che l’obiettivo della successiva argomentazione è stato ampiamente raggiunto da Bruno Stanislao.
Se mi si chiede in quale settore della libreria si deve riporre questo volume, non esito a rispondere che l’ho collocato nella sezione dei Thriller Psicologici: sempre che esista questa definizione.
Ubicazione pur sempre riduttiva, in quanto l’autore è riuscito nel suo intento primario; quello, cioè, di far riflettere e soprattutto scandagliare la psiche umana nelle sue infinitesfaccettature: ed è per questo che non mi è riuscito di riporlo in un determinato, specifico scomparto, ed ho lasciato il libro a portata di visibilità.
Chiunque pubblica uno scritto si auspica che il suo libro rimbalzi in cima alle Top Ten di vendita e riscuota un successo, magari superiore alle aspettative: una sorta di trionfo letterario che coloro i quali si dedicano all’arte dello scrivere sperano di registrare.
Ma tra queste fila ce ne sono tanti(forse la maggioranza) che, non essendo personaggi conclamati non si sa bene da chi, oltre al rientro delle spese sostenute per l’auto pubblicazione attraverso tipografie scelte in base ad un costo accessibile, si augurano, in special modo, che il loro elaborato sia letto fino in fondo, analizzato e specialmente commentato. È chiaro, pertanto, che quando si vende un libro, agli amici, parenti e/o colleghi che dir si voglia, fa piacere che questi ultimi acquistino, per le ragioni di cui prima, ma ciò che più fa piacere sentirsi dire è che si è arrivati fino in fondo, e che ci sono pure critiche (critica, nella sua più ampia accezione) da muovere.
Tutta questa overture, che rispecchia a grandi linee quanto ho riportato nella Prefazione, si è resa necessaria giacché Il Male Per Il Bene di Bruno Stanislaoha scatenato in me una sequela di domande ed una serie di interrogativi, i quali, non solo non hanno avuto un’immediata risposta, ma hanno dato la stura ad altri dubbi esistenziali, quasi laico-religiosi, che necessitano di un contraddittorio tra Menti, sia di formazione scientifica che teologica-filosofica; in quanto l’autore ci traghetta, con introspettive dissertazioni, verso la sofferta e personale autoconvinzione dei protagonisti.
Il libro, elegante e dinamico nella struttura, ci presenta due personaggi chiave, i quali, seppur animati da un diverso spirito interpretativo sulla qualità della vita umana, giungono ad una medesima conclusione; e vale a dire che, talvolta, per finalizzare il Bene, si può (si deve?) attuare il Male. E quale Bene è più che deplorabile se la sua attuazione comporta l’altrui sofferenza?
Dopo aver terminato la lettura, l’interrogativo rimane più rimbombante che mai.
L’autore, come già riportato, scalpella i meandri della Psiche umana dei due protagonisti ma non giunge a conclusione/giustificazione alcuna; in quanto non c’è dato poi sapere chi, effettivamente, abbia fatto più Male dell’altro: in quanto, mentre il primo l’aveva solo preventivato, e quasi messo in atto, il secondo invece l’ha reso esecutivo.
La narrazione ci porta, con linguaggio armonico e sequenziale, verso un finale che può ampliarsi, attraverso una personale presa di posizione, finanche a poter cambiare gli eventi, qualora ci trovassimo nelle vesti del giudice ultimo.
L’incontro/scontro, nel compimento estremo, tra i due “pensatori”, scaturisce da una serie di considerazioni, le quali, seppur accettabili nel singolo ragionamento, non possono sfociarenell’assolvimento per unapresa di posizione che resta, pur sempre, il frutto di una mente stravolta da quanto ascoltato in camera caritatis. Pertanto, seppur con tutte le attenuanti etiche e morali, resta comunque il tradimento ad un giuramento prestato ad inizio di una professione, che si prefigge lo scopo opposto.
Un libro, questo di Bruno Stanislao, che merita più di un approfondimento.
filippodinardo@libero.it