Nei giorni scorsi è scoppiato il caso “Blue Whale”, letteralmente “ balena blu”,  il gioco che sta coinvolgendo gli adolescenti di tutto il mondo.

Con l’hashtag  #curatorfindme i ragazzi cercano di entrare in questa sorta di giostra dalla quale si scende solo dopo aver affrontato l’ultima tappa, cioè il suicidio.

Il “gioco” si sviluppa nell’arco di 50 giorni che prevedono il superamento di 50 fasi, tra cui farsi selfie su tetti di alti palazzi o andare in giro di notte in posti macabri come i cimiteri.

Un ragazzo russo di circa 20 anni  è stato arrestato con l’accusa di essere l’ideatore del gioco, ma il ventenne non mostra alcun segno di pentimento, anzi dichiara di aver, in questo modo assurdo, eliminato quelli che lui ritiene essere gli scarti della società.

Questa problematica si è diffusa a macchia d’olio dopo il servizio della iena Matteo Viviani, che fa parte del cast del programma “Le Iene”,  che va in onda su Italia Uno. Attraverso la rete, quindi, questi curatori agiscono sulla mente di quei ragazzini che in un determinato momento della loro vita possono sentirsi soli e chiedono aiuto a loro per farsi trovare. Non sanno, però, che loro li porteranno verso un tunnel da cui non si potrà più uscire.

A proposito di questo fenomeno, sono giunte notizie di una ragazzina di Ravenna di 14 anni, che nei giorni scorsi ha pubblicato sui social delle ferite che si era procurata da sola. L’autolesionismo, infatti, costituisce una delle prime fasi del “gioco”. Gli insegnanti hanno avvertito i genitori e la polizia postale, la quale è intervenuta ed è riuscita a mettere l’adolescente in salvo.

Parlarne in televisione o sui vari social media è positivo e al contempo negativo, perché gli adolescenti potrebbero esser presi da una momentanea curiosità che li potrebbe portare all’interno di una fitta rete composta da altrettante piccole sezioni. Involontariamente, quindi,  ci si potrebbe trovare schiacciati da un Io convinto di fare la cosa giusta che porta a continuare il percorso senza remore. Sull’altro piatto della bilancia, che si spera pesi di più, c’è la volontà di eliminare del tutto questa sorta di labirinto, parlandone in strada, a scuola, in televisione e attraverso tutto ciò che può aiutare chi già è dentro e chi ci sta per entrare.

Maria Giuseppina Boggia

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