Meno tasse, più crescita economica
Si deve ormai affermare che la povertà resta il nemico numero uno, e purtroppo in crescita esponenziale, del nostro Paese. Il rapporto ISTAT per il 2015 reso noto da poco, non lascia adito a discussioni di alcun genere. Infatti, come emerge dal documento, se quasi un italiano su tre (il 28,3%), è oggi considerato a reale “rischio povertà” ovvero soggetto a concreti fattori di esclusione sociale, si tratta di un ulteriore aggravio della situazione di dodici mesi fa, già certificata dal nostro Istituto di statistica per il 2014, significa che non sono state messe in atto quelle politiche di welfare e protezione delle fasce deboli tanto decantate dall’attuale governo. Ma, non ci si deve limitare alla polemica politica perché occorre impegnarsi tutti e proporre soluzioni migliorative, senza perdere tempo in inutili polemiche. Infatti, ci troviamo di fronte a circa 10 milioni di italiani senza un lavoro dignitoso o con attività e reddito assolutamente insufficiente, dei quali circa sei milioni sono da considerare indigenti. Una situazione gravissima e così, calcolando anche i loro familiari, il numero arriva drammaticamente fin quasi alla metà della nostra popolazione, sempre con i dati Istat a confermare che la svolta migliorativa tanto attesa e declamata non c’è stata. È questa negativa situazione continua a tagliare in due anche Nord e Sud, giovani e anziani, in una triste classifica solo negativa che rileva chi ha di meno, senza poter parlare di una prospettiva positiva o quanto meno incoraggiante. Proprio per questo serve una vera politica del lavoro, non certo costruita su sconti fiscali episodici, bonus o pseudo incentivi e di investire denaro e risorse sui veri poveri, evitando le improvvisazioni elettorali, quelle degli 80 euro che sono finiti e finiranno anche nelle mani di chi non ha realmente bisogno. Serve un grande rilancio complessivo dell’economia, il lavoro ed un vero sostegno alle famiglie numerose, servono reali percorsi di reintegro nel mondo della produzione; ed in particolare per chi ne è stato finora escluso. Occorre fare una vera formazione al lavoro giovanile, bisogna evitare le semplificazioni, prive di seguito, su nuovi interventi riduttivi alle pensioni. Gli impietosi numeri dell’attualità economica italiana non ammettono più l’esistenza di scuse propagandistiche.Occorre fare, ma subito e veramente le cose giuste.
Roma 24 Febbraio 2016
Giorgio M. Palumbo