Ieri presso la sede dell’Associazione socio-culturale “The Dreamers” in Piazza Marconi, a Melito di Napoli, Annalisa Iadevaia ha presentato il suo libro “Io che ho amato il Magnifico”.
Come ti sei avvicinata all’arte?
Ho sempre visitato Firenze perché mio padre mi portava con lui ai suoi congressi. Da piccola non comprendevo molto l’importanza del periodo storico e dell’arte, l’ho capito col tempo e me ne sono appassionata. Il mio primo libro d’arte l’ho comprato a Firenze, a 9 anni, su Leonardo Da Vinci: è il mio primo gioiello d’arte che custodisco ancora a casa. Ho iniziato da sola ed è una cosa che ho perfezionato con la scuola, oggi studio architettura all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Sono legata molto al Rinascimento per il legame affettivo che ho con Firenze.
Da cosa nasce questa passione?
L’arte è sempre stata parte di me quindi non so dire com’è nata questa passione. Ho sempre amato anche la scrittura perché è un mezzo con cui poter esprimere le emozioni. La cosa è cresciuta gradualmente e poi sono arrivata a scrivere questo libro. Il romanzo l’ho scritto per me stessa, non avrei mai immaginato di fare una presentazione.
Chi ti ha aiutato durante il tuo percorso?
Sicuramente ringrazio la mia famiglia e i miei parenti ma non ho voluto ringraziare nessuno perché è stato un viaggio che ho fatto da sola quindi ringrazio più di tutti me stessa.
Di cosa tratta il libro?
E’ un libro rivolto ai giovani, è semplice e scorrevole. Oggi l’arte non viene molto considerata e rispettata, attraverso questa storia d’amore voglio descriverla; voglio fare appassionare una persona giovane alla storia d’amore ma anche all’arte. Viviamo in una società arida e non si comprende la vera bellezza di ciò che ci circonda. E’ una storia d’amore tra Lorenzo de’ Medici e Lucrezia Donati. Tratto un periodo storico molto antico, il 1400, ma ci sono comunque tematiche attuali. Lucrezia è una donna moderna e indipendente, anche se la società era patriarcale e maschilista. Ho voluto attualizzare le tematiche dell’antichità.
Chi sono i personaggi?
Mi concentro molto sul loro aspetto psicologico, trovo noiose le descrizioni molto dettagliate. Lorenzo era un mecenate ma non voleva seguire il lavoro di famiglia, aveva un animo artista; per Lucrezia ho dovuto ricollegare diverse notizie tratte dai libri di Lorenzo. E’ una donna moderna e determinata.
Inoltre, a Firenze era “protetta”, si sentiva se stessa. A Roma capisce che deve cambiare anche se non abbandona mai Firenze: cambia perché deve. A Roma nessuno la comprende e il marito la maltratta.
Ma cosa ha visto Lorenzo, secondo te, in lei?
Ci sono alcune parti che non ho potuto documentare quindi ho seguito la necessità della trama. Io scrivo che loro sono uniti dal giglio, simbolo di Firenze.
Quali personaggi hai trovato più interessanti?
Giuliano De’ Medici. Non è molto documentato, è morto nel 1478, a 25 anni quindi si sa molto poco di lui. Sembra un personaggio secondario ma per me no perché descrivo in parallelo il rapporto Lucrezia-Lorenzo e Giuliano-Simonetta: Lucrezia soffre per Lorenzo, Simonetta per Giuliano sognatore, amante, artista. Era molto simile a Lorenzo con la sola differenza che Lorenzo segue i suoi doveri, Giuliano un po’ meno ma entrambi dovevano rispettare il loro cognome. Il primo non ha potuto seguire il suo cuore perché è subito entrato in politica, tutto era puntato su di lui e si è ritrovato incastrato a vent’anni, quando si fanno cose ben diverse dal governare.
Il libro è da un lato sotto il punto di vista di Lucrezia, dall’altro di Lorenzo: chi è stato più facile da descrivere?
Mi sono immedesimata in entrambi, essendo una storia d’amore. Lucrezia è stata facile da descrivere perché donna, amante dell’arte e della storia, Lorenzo anche. Il libro è diviso, però, in quattro parti: quello che pensa Lucrezia crescendo; i cambiamenti di Lorenzo; la storia di entrambi; Lorenzo che cambia il suo punto di vista. Sono vicina a Lorenzo perché ama l’arte: lui vive la solitudine. Chi ama l’arte si adatta alla società in cui vive, ci sono persone che emergono per avere una personalità diversa. Quando mi sono avvicinata all’arte nessuno mi comprendeva, non capivano e ci soffrivo. Cercavo di adattarmi ma crescendo ho capito che l’arte mi fa stare bene e che non dovevo fregarmene del pensiero altrui. Possono pensare che io sia strana, folle, pazza ma non sono sola se ho l’arte.
C’è una parte a cui sei più legata?
Si, in una parte del romanzo ho voluto descrivere come mai i Medici sono ancora così ricordati a Firenze. I Medici amavano l’arte e, talvolta, usavano i soldi della banca per finanziare l’arte. Cosimo ha commissionato la cupola di Brunelleschi, così come Lorenzo per tante opere di Botticelli. L’amore per l’arte e per la cultura ha unito i Medici e Firenze. Nel 1700 circa, Maria Luisa De’ Medici, l’ultima della dinastia, ha lasciato tutti bene a Firenze, al Ducato di Toscana.
Firenze e Firenze grazie a loro.
A me, però, è piaciuto nella sua interezza: l’ho scritto io! Ho cercato di scrivere in modo particolare il tutto. L’ho scritto a 15 anni: la mia fantasia era diversa. Le ultime parti le ho scritte qualche mese fa. Anche lo stile è diverso: è molto più maturo rispetto a prima, molte cose le ho modificate. Mi sono concentrata su tutto e non c’è una parte che preferisco. Mi piacciono, però, le parti in cui descrive il David di Donatello, commissionato da Cosimo perché erano amici.
In cosa il libro è diverso dalla realtà?
Ho studiato tantissime biografie, ho letto di tutto, ho dovuto documentarmi al meglio. Ho letto molti documenti con cui ho potuto ricostruire personaggi. Ho studiato ogni singolo personaggio. Ho unito un po’ di fantasia con la realtà storica per la trama, perché il lettore non deve leggere una cosa falsa. E’ necessaria la fantasia per attirare anche chi non ama l’arte o la storia; chiunque si trova a leggere una storia d’amore. Simonetta e Lucrezia si sono conosciute nella realtà, probabilmente, ad un funerale ma non si sa nulla per certo, nell’opera ho immaginato che sono cugine.
Nell’opera si legge il contrasto amore-odio, cosa puoi dirci?
Lucrezia e Lorenzo sanno che devono seguire la loro mente e non il loro cuore, cosa difficile perché di solito si è istintivi. Sanno di amarsi ma che non possono stare insieme a causa di dei matrimoni già combinati
Hai in mente qualche altro progetto?
Sì, il seguito ma con nuovi personaggi, incontri, eccetera, perché mi è stato molto richiesto anche se io stessa credo che le seconde stagioni siano sempre, o quasi, deludenti. Ho altri due progetti in mente: una guida turistica su Firenze che ho immaginato come una passeggiata per la città che io turista faccio lì. Descrivo giornate tranquille che io stessa vi trascorro per musei, alla Feltrinelli o all’Hard Rock, ovviamente dal mio punto di vista perché non sono un esperta, non sono Vittorio Sgarbi!
Dell’altro non parlerò perché lo sto ancora iniziando.
Laura Barbato