“Qual è l’impatto delle disuguaglianze sulla crescita economica? Come viene allocata la ricchezza? Qual è l’effetto di una distribuzione meno omogenea del reddito e del benessere tra e all’interno delle nazioni?” E soprattutto: come rimediare?
“Le diseguaglianze rappresentano uno dei paradossi più persistenti del nostro tempo”. Questo l’incipit di quella che a prima vista può sembrare una semplice tesi di laurea in European Economy and Business Law, ma che nei fatti racchiude una teoria che potrebbe mettere in discussione alcune delle leggi alla base dell’economia classica. Autore della ricerca Gianluca Cirillo, ex Consigliere del Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport. La sua abilità? Restituire all’economia il carattere di humanitas, quel suo ruolo iniziale di scienza sociale, e non matematica. La ricchezza come mezzo, non fine.
Da dove nasce l’idea di constatare la relazione esistente tra disuguaglianze e crescita economica?
“Ho preso spunto da un libro di Angus Deaton, Premio Nobel per l’economia, che parlava proprio dello stato attuale del benessere e delle disuguaglianze a livello mondiale. Deaton fotografava lo stato attuale del mondo attraverso i redditi e le aspettative di vita, e calcolava il benessere da queste due caratteristiche. Lo studio mi colpì molto. Con l’avvento della specializzazione decisi di portare avanti la tematica, che s’intrecciava con il mio attivismo”
Perché ha deciso di rapportare le variabili della tecnologia, del commercio internazionale e della “Superstar” Dynamic proprio all’indice di Gini, nella sua ricerca?
“L’indice di Gini viene utilizzato nella statistica, ed è stato citato anche recentemente da Mario Draghi, nel suo discorso al Senato. Misura la disuguaglianza all’interno di una distribuzione. Il suo utilizzo mi permetteva di capire se effettivamente, come diceva Kuznets, dopo un certo periodo la disuguaglianza all’interno della distribuzione in un dato Paese diminuisce. Ho deciso di prendere tre cause potenziali della disuguaglianza, che sono la tecnologia, il commercio internazionale e la “Superstar” Dynamic, per constatare quanto potessero essere correlate con l’indice di Gini, e lo sono parecchio.”
Argomento principale della sua tesi è la confutazione della curva di Kuznets. Qual è stato il risultato a cui è arrivato?
“Quello di Kuznets è un caposaldo della letteratura economica, ma gli studi al riguardo si sono fermati intorno al 2000, quando i dati non erano così chiari e netti nella rappresentazione dello stato attuale delle disuguaglianze. Sappiamo che le disuguaglianze vengono ad allargarsi quando c’è una crisi economica, e in realtà l’intento iniziale era verificare lo stato attuale della curva di Kuznets, cioè se fosse ancora un paradigma valido per analizzare l’economia mondiale. Eppure ho scoperto, con grande stupore, che la curva è capovolta. Non c’è più quella relazione crescente e poi decrescente, ma si parte da dei redditi che sono più bassi, e poi al crescere dei redditi la disuguaglianza aumenta. Il dato che ne viene fuori può essere anche collegato al fatto che ci sono alcuni Paesi che crescono, ma senza sviluppare quei fattori fondamentali che hanno permesso al benessere di diffondersi nel mondo occidentale. Per esempio, la correlazione tra l’indice di Gini e il capitale umano è sorprendentemente negativa. Questo significa che i Paesi che hanno un livello di capitale umano basso, crescono. Tuttavia, crescono senza sviluppare un buon sistema che permetta un’istruzione di qualità o delle istituzioni che funzionino”
Il diritto all’uguaglianza è un diritto formale. La lotta alle diseguaglianze sta alla base di ogni progetto politico, di destra o di sinistra che sia. Secondo lei come si possono azzerare?
“Il livello di disuguaglianza è fisiologico all’interno di una nazione. Con il ruolo di uno stato efficiente, si può prendere quella che è la parte di guadagno superiore delle classi più agiate e redistribuirlo sotto forma di servizi a quella che è la popolazione meno agiata. Però col tempo, quando c’è un distacco troppo ampio tra la parte più alta e quella più bassa della distribuzione, questo meccanismo si può bloccare. Lo vediamo proprio dal fatto che la curva di Kuznets è invertita, nella mia tesi. La classe sociale più alta rimane sempre più distaccata da quella più bassa, riesce ad avere sempre più potere e ad accumulare sempre più capitale, maggiori vantaggi, tagliando fuori la maggior parte della popolazione. Questo di fatto lo si sta vedendo all’interno dell’economia mondiale con la cancellazione della classe media, che diventa sempre più povera, e con la crescita stagnante o la decrescita di alcuni Paesi che vengono trascinati solo dall’aumento dell’1% dei redditi.”
L’attuale pandemia ha piegato le maggiori economie mondiali, spezzato quelle già in regressione. Stando ai suoi risultati, le diseguaglianze esasperate dal covid non
possono che peggiorare. Che soluzione propone per risolvere la crisi?
“Il punto è cercare di guardare nel lungo periodo. Bisogna investire in quelle che sono le reali esigenze di un Paese. Nel breve periodo questo significa davvero trovarsi con alcuni settori in crisi totale, avere disoccupazione. Ma significa anche avere il coraggio di attuare un sistema di Welfare talmente forte da poter permettersi questi contraccolpi e guardare agli interessi reali della popolazione. La ricetta, almeno secondo me, è quella di investire in quelli che sono i capisaldi di una società democratica, come l’istruzione e la sanità.”
Quanto riportato è solo una parte dell’intervista fatta all’ex Consigliere Cirillo, un ragazzo che a soli 24 anni, con dedizione, impegno e umiltà ha sfruttato le proprie conoscenze per provare a migliorare ciò che non va. Qui si è sintetizzata quella che di fatto è un’analisi empirica di fenomeni macroeconomici. Tuttavia, sono proprio questi fenomeni all’apparenza così astratti a creare disagio, sofferenza, povertà. Un operaio perde il posto di lavoro, vede sfumare la propria dignità. Un bambino non può andare a scuola, è costretto a lavorare. Ecco, tutto dipende da una scelta attuata in campo economico. Una scelta basata proprio su questi indici, meri calcoli numerici. “Dovremmo procedere considerando il benessere delle persone vero e proprio, e non solo guardando alle unità di misura del sistema economico come il reddito, l’utile, il denaro.”
Ad Maiora.
Anna Maria Di Nunzio